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Comunità Energetiche Rinnovabili

CER

Cosa sono e come funzionano

Sono la chiave di volta di un reale processo di transizione energetica perché possono innescare una vera e propria rivoluzione delle modalità di produzione e di consumo (con risparmi in bolletta)

“Nel 2002 Jeremy Rifkin, noto economista statunitense molto preparato nel campo dell’energia, prediceva l’avvento di una “economia all’idrogeno” nella quale questo nuovo vettore energetico avrebbe soppiantato le altre “tecnologie” per dare vita a una rivoluzione: dalla produzione centralizzata (poche grandi centrali che producono l’energia necessaria per tutto il paese) a una produzione diffusa in cui tutti i cittadini possono produrre il proprio fabbisogno energetico.

Questo scenario ventilava l’ingresso in campo di una nuova figura: il prosumer, ovvero il consumatore che diventa a sua volta produttore”. Così esordisce Andrea Brumgnach, vicepresidente di Italia Solare, con il quale approfondiamo in questo articolo gli aspetti tecnici e le potenzialità dell’avvio in Italia delle Comunità Energetiche Rinnovabili, che prosegue: “Dal 2002 ad oggi sono passati 20 anni durante i quali l’idrogeno non ha soppiantato gli altri vettori energetici ed è ancora in fase di incubazione tecnologica. In questi 20 anni abbiamo invece registrato l’ingresso in campo di un nuovo modo di produrre energia: le cosiddette Fonti Energetiche Rinnovabili (Fer). Basti pensare che ad oggi solo in Italia esistono oltre 1 milione di impianti fotovoltaici. Questa tecnologia è alla base del Green Deal europeo e, quindi, del Pnrr italiano: da qui al 2030 dovremo realizzare milioni di nuovi impianti fotovoltaici accelerando il più possibile la produzione generata dalle fonti rinnovabili”.

2018: nascono le Comunità Energetiche Rinnovabili

Negli ultimi anni l’Unione Europea si è mossa al fine di accelerare lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie a basso impatto ambientale. Nel 2018 ha pubblicato la Direttiva RED II (2018/2001/UE), che introduce il concetto di Comunità Energetiche.

Una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) è un soggetto giuridico no-profit a cui possono aderire volontariamente persone fisiche, imprese, pubbliche amministrazioni, commercianti, artigiani, PMI, con l’obiettivo di produrre, consumare, scambiare e gestire localmente energia elettrica da fonte rinnovabile con gli altri membri aderenti.

A tale scopo, la Comunità energetica si dota di impianti di produzione di energia (fotovoltaico o altri impianti da fonti rinnovabili) per fornire energia elettrica ai suoi aderenti a prezzi più competitivi rispetto a quelli di mercato. In base alla configurazione della Comunità energetica rispetto alla proprietà degli impianti, i suoi membri possono rivestire diversi ruoli: i membri della Comunità energetica possono utilizzare impianti messi a disposizione da soggetti esterni, che svolgono la funzione di producer (produttori), oppure possono loro stessi essere proprietari degli impianti e quindi allo stesso tempo essere sia produttori che consumatori di energia (prosumer). La Comunità energetica, in quanto soggetto di diritto privato quale ente del terzo settore (associazione, consorzio, cooperativa), stimola nella Comunità locale un approccio collaborativo improntato all’equità oltre che all’efficienza ecologica: poiché produttori di energia e consumatori di energia hanno bisogno l’uno dell’altro, ed entrambi possono avere bisogno di chi ha disponibilità di superfici, è interesse di tutti raggiungere il maggior livello di soddisfazione all’interno della Comunità.

Quali vantaggi?

I vantaggi derivanti da una comunità energetica rinnovabile sono molteplici e riferiti a una pluralità di attori.

Innanzitutto l’amministrazione comunale che si dota di impianti di produzione di energia rinnovabile riduce la propria bolletta energetica grazie all’energia autoconsumata e rende disponibile l’energia eccedente per gli altri membri della Comunità energetica (i cittadini aderenti) che possono così ridurre la bolletta elettrica. In questo modo si riducono i costi della Pubblica Amministrazione, si fornisce un servizio ad alto valore aggiunto alla cittadinanza e si combatte il cambiamento climatico aumentando la produzione di energia rinnovabile rispetto a quella fossile, dando un fattivo contributo ambientale.

Inoltre le Comunità Energetiche sono uno degli elementi centrali sui quali si basa la lotta alla povertà energetica. La definizione di povertà energetica condivisa a livello di Unione Europa riguarda “l’incapacità da parte di famiglie o individui di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, con conseguenze sul loro benessere”.

In Italia, secondo la misura riportata nella Strategia Energetica Nazionale del 2017, circa il 12% delle famiglie soffre per case inadeguatamente riscaldate o raffrescate e ha difficoltà a pagare le bollette.

La povertà energetica è difficilmente misurabile. Non riguarda, infatti, la sola possibilità di consumare (ed essere in grado di pagare) energia in misura adeguata nella propria abitazione, con conseguenze in termini di benessere, comfort, disponibilità di elettrodomestici e dispositivi elettronici, ma anche la possibilità di usufruire di mezzi di trasporto adeguati a svolgere attività lavorative e di socializzazione. Il contrasto alla povertà energetica contribuisce a mantenere un tenore di vita dignitoso, riducendo il costo dell’energia e la sua elevata incidenza sul reddito.

Una Comunità energetica consente di distribuire i contributi a tutti i consumatori, a prescindere dal loro reddito, abbassando il costo della bolletta, destinando eventualmente parte dei benefici ai soggetti più fragili e promuovendo azioni di efficientamento energetico nelle abitazioni, che producono a loro volta risparmio economico.

A beneficiare inoltre è indubbiamente l’ambiente e il Pianeta, che vedranno un aumento di energia pulita a discapito di quella prodotta da fonti fossili e da questo ne deriva un beneficio in termini di relazioni internazionali e conflitti per le risorse energetiche, diminuendo in ciascuno Stato la dipendenza da forniture esterne (il sole e il vento sono di tutti!).

Infine i vantaggi sono soprattutto per i cittadini, le imprese, i negozi e tutti coloro che consumano energia: chi la produce con un proprio impianto fotovoltaico vedrà aumentati i propri risparmi e contributi grazie all’adesione alla CER, chi invece consuma energia rinnovabile anche senza produrla avrà comunque un incentivo economico, secondo i criteri esposti di seguito in dettaglio.

La legislazione italiana sulle CER

In Italia la Direttiva Red II è stata “parzialmente“ recepita mediante la legge 28 febbraio 2020, n. 8 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica).

In questo modo abbiamo dato il via alla prima fase di diffusione delle Comunità Energetiche, la cosiddetta fase sperimentale. L’obiettivo era molto chiaro: iniziare ad implementare le prime CER per comprenderne il potenziale ma anche gli elementi ostativi e conflittuali che possono rallentare la loro diffusione. In questa fase sono state realizzate poche CER in Italia, a riprova che il meccanismo individuato era pieno di elementi poco chiari, troppa burocrazia e limiti intrinseci al loro sviluppo.

Il 15 dicembre 2021 è entrato in vigore il Decreto Legislativo che recepisce in modo definitivo la direttiva RED II (2018/2001). Il Decreto Legislativo ha apportato numerose novità che semplificano e accelerano il percorso di transizione energetica volto al raggiungimento degli obiettivi fissati a livello europeo per il 2030 – un minimo del 32% di energia verde – anche attraverso la diffusione su larga scala delle comunità energetiche.

Gli incentivi economici

Ma quali sono le principali caratteristiche di una CER e le novità introdotte a Dicembre 2021?

Vediamo insieme le principali:

  1. La prossimità fisica di aggregazione, che precedentemente era limitata alle cosiddette cabine secondarie, è stata portata a livello di cabina primaria. Questo significa che il numero di soggetti che può partecipare alla stessa CER aumenta notevolmente. Per semplicità possiamo dire che tutte le abitazioni di un comune o piccola cittadina o di un quartiere di una grande città potrebbero rientrare in un’unica Comunità energetica rinnovabile.
  2. Il limite di potenza degli impianti che possono partecipare alla CER è passato dai precedenti 200 kW a 1.000 kW.
  3. La tariffa incentivante è pari a 110 €/MWh per tutta l’energia condivisa virtualmente dalla CER (ma si devono attendere i Decreti Attuativi che dovrebbero essere pubblicati entro il 15 giugno 2022).
  4. Un ulteriore premio deriva dalla restituzione di quota parte degli oneri di rete quantificabile in 8 €/MWh.
  5. Questi premi sono fissi e in moneta costante per la durata di 20 anni.

Pertanto i membri di una CER possono beneficiare dei seguenti vantaggi:

  1. Produzione di energia elettrica 100% rinnovabile (con conseguente azzeramento nello specifico delle emissioni inquinanti).
  2. Per tutti i soggetti che hanno il proprio contatore di energia elettrica direttamente collegato all’impianto fotovoltaico: autoconsumo istantaneo dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico con conseguente risparmio totale della quantità di energia che si sarebbe acquistata dalla rete elettrica nazionale.

Per tutti i membri della CER senza contatore direttamente connesso a un impianto fotovoltaico: beneficio dell’incentivo e della restituzione di quota parte degli oneri di rete per tutta l’energia “condivisa”. Per semplicità diciamo che ciascun membro della comunità, anche senza avere un impianto fotovoltaico, riceve un incentivo economico per il valore dell’energia rinnovabile prodotta e consumata da tutti i membri della comunità nel suo insieme. Ne consegue che tutti i membri sono economicamente incentivati a consumare sempre più energia rinnovabile prodotta, ad esempio dai vicini di casa, e sempre meno energia da fonti fossili prelevata dal sistema nazionale.

La portata di questa novità è elevata: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), approvato il 13 luglio 2021, destina circa 60 miliardi di investimenti alla “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica“. Di questi, 23,78 miliardi sono rivolti complessivamente alle energie rinnovabili e nello specifico 2,2 miliardi proprio per lo sviluppo delle comunità energetiche. Gli obiettivi che si vogliono raggiungere sono quelli di incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile e potenziare e digitalizzare le infrastrutture di rete per poter accogliere tale aumento di produzione.

Anche le Regioni in campo

Abbiamo già potuto vedere come il Governo abbia avuto un ruolo fondamentale nella promozione delle CER. Le Pubbliche Amministrazioni sono al centro del progetto. Per questo motivo le Regioni si stanno attivando per fornire un contributo sostanziale. Regione Lombardia ha riconosciuto “le Comunità Energetiche Rinnovabili quali pilastri di un sistema energetico resiliente, nuovo nucleo di sostenibilità energetica locale, strumento di rafforzamento dell’utilizzo e dell’accettabilità delle fonti rinnovabili nel sistema lombardo di produzione di energia, veicolo di contrasto alla povertà energetica”. La Regione ha approvato una Legge Regionale volta a definire e realizzare un programma di assistenza tecnica finalizzato alla promozione e allo sviluppo delle CER.

“Tutti gli attori coinvolti stanno facendo quanto necessario per permettere un reale sviluppo delle CER. Comunità Energetica non significa solo produzione e condivisione di energia rinnovabile: significa anche mantenere una continua sensibilizzazione al tema energetico, una condivisione degli obiettivi prioritari nelle singole comunità e chiaramente maggiore attenzione all’efficienza energetica. I cittadini hanno una grande opportunità: smettere di subire passivamente la propria bolletta energetica (mai cara come in questi mesi) e adottare un comportamento consapevole e virtuoso valorizzando gli indubbi vantaggi sia economici che ambientali – conclude Andrea Brumgnach, vicepresidente di Italia Solare. “Rifkin era stato lungimirante: aveva solo sbagliato il vettore energetico. Non è l’idrogeno a portare avanti la rivoluzione energetica, bensì il sole”.

Diego Moratti

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Ceress inaugura la prima Comunità Energetica Rinnovabile con la parrocchia e oratorio di Borgo Santa Caterina di Bergamo

La società Ceress srl del gruppo Piccinini di cui fa parte anche Ressolar, ha attivato la prima Comunità Energetica Rinnovabile della città di Bergamo con la messa a punto di un impianto fotovoltaico installato sulla copertura dell’oratorio. Da marzo 2022 l’energia rinnovabile prodotta sul tetto dell’oratorio alimenterà anche altri edifici vicini, sia di proprietà della parrocchia che di privati, istituendo quella che rappresenta un esempio di Comunità Energetica Rinnovabile. Secondo le direttive della nuova legislazione italiana, oltre all’autoconsumo dell’oratorio stesso, che azzererà i costi relativi all’energia prodotta e consumata istantaneamente, il consumo degli altri edifici genererà un risparmio in bolletta di tutti coloro che nel tempo aderiranno alla CER del quartiere: “Al momento la comunità comprende l’oratorio della Parrocchia di Borgo Santa Caterina di Bergamo, la chiesa parrocchiale, il santuario, le abitazioni dei sacerdoti, un centro di primo ascolto e alcune abitazioni private, negozi e uffici del quartiere – spiega Gianluigi Piccinini, titolare della società Ceress, dedicata allo sviluppo e gestione di Comunità Energetiche Rinnovabili -. “Questa comunità per il primo step riceverà energia rinnovabile attraverso l’impianto installato sulla copertura dell’oratorio con la potenza di 20 kWp (kilowatt di picco) e una produzione annua prevista di circa 20 mila kWh: per dare un’idea, è una produzione equiparabile al consumo di 10 famiglie medie italiane. L’obiettivo di ogni CER – continua Piccinini - è quello di aumentare sempre più la produzione di energie rinnovabili e promuoverne il consumo, grazie agli incentivi per chi installa un proprio impianto fotovoltaico o per chi mette a disposizione il proprio tetto per la Comunità Energetica Rinnovabile. Il concetto vincente è che chi produce energia rinnovabile e l’autoconsuma, non ha costi. Se non la si consuma tutta, è possibile cederla all’abitazione o al negozio vicino per un risparmio complessivo di tutti gli aderenti alla Cer, oltre a un beneficio per l’ambiente. Come gruppo Piccinini abbiamo sempre seguito l’evoluzione dell’energia e già nel luglio 2021 abbiamo creato Ceress, la prima società nella bergamasca che mette in condizioni di realizzare in tutti gli aspetti tutto il complesso lavoro che sta dietro la creazione di una Comunità Energetica Rinnovabile. Confidiamo davvero che questa opportunità possa essere colta da molti Comuni, imprese e cittadini”.

 
 
Marzo 2022

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