feedFacebookTwitterlinkedinGoogle+

infoSOStenibile

Chi va piano va sano e va lontano (Caretta caretta)

Tartaruga caretta caretta

Pesca illegale e cementificazione delle coste rischiano di far scomparire questo animale antichissimo

La Caretta caretta, tartaruga marina o testuggine è un animale molto antico, ma nonostante i suoi milioni di anni non ha cambiato aspetto. È un amante del caldo e si trova nei mari e negli oceani temperati e tropicali di tutto il mondo, compreso il Mar Mediterraneo. Compie vere e proprie migrazioni muovendosi verso le acque tropicali durante la stagione fredda: al di sotto dei 10°C potrebbe anche morire. Può spostarsi anche di 5000 km circa per sfuggire alle acque fredde invernali.

LA SCHEDA

Con il corpo lungo dagli 80 ai 140 cm e un peso che varia dai 100 ai 160 Kg, le Caretta caretta sono le più grandi tartarughe viventi. Tutto il corpo è protetto da una corazza e lo scudo dorsale, il carapace, leggermente a forma di cuore, è formato da cinque coppie di placche cornee (dette scudi) di colore rosso marrone e verde, fuse insieme a formare i caratteristici solchi. Sono provviste di due paia di zampe trasformate in pinne, che servono per nuotare. Nei maschi ogni zampa anteriore è provvista di un artiglio ricurvo che viene utilizzato durante l’accoppiamento.

La testa è molto grande con potenti mascelle, non possiedono denti ma sporgenze taglienti sul becco che sono usate per triturare il cibo. Sono prevalentemente carnivore, anche se possono mangiare alghe e piante acquatiche. Le loro possenti mascelle le rendono in grado di frantumare senza problemi i gusci duri dei granchi, dei ricci di mare, dei bivalvi ma, più frequentemente, mangiano spugne, meduse, insetti, cefalopodi, gamberetti, pesce e uova di pesce.

In prossimità degli occhi sono presenti delle ghiandole particolari che servono per eliminare il sale dall’acqua marina così da poterla bere. Sono in grado di trattenere il respiro per lunghissimi periodi di tempo; anche per alcune ore. Un’immersione tipica può durare dai 5 ai 20 minuti. Il maschio si distingue per la colorazione più marrone della pelle, per la testa più gialla rispetto alla femmina e per la lunga coda che si sviluppa quando raggiunge la maturità sessuale.
A fine primavera il maschio migra verso le spiagge dove avverrà la nidificazione e si ferma al largo in attesa delle femmine. Il corteggiamento inizia con l’arrivo di queste, cui segue l’accoppiamento. La femmina, durante la stagione riproduttiva, si alterna diverse volte nella deposizione delle uova.

Dopo l’accoppiamento, va sulla spiaggia a deporre le uova e poi ritorna ad accoppiarsi. Questo avviene ogni 12-14 giorni durante la stagione riproduttiva, quindi ne risultano 2-5 nidi per tartaruga. Ogni nido di tartaruga può contenere fino 110 – 130 uova.
Se la temperatura del nido è intorno ai 25°, le uova si schiudono dopo circa 65-70 giorni; a temperature più alte dopo 45 gg circa. Il sesso è determinato dalla temperatura esterna delle uova: tra i 24-26 gradi tendono a nascere solo maschi, mentre tra i 32-34 gradi solo femmine. A temperature più basse le uova non sono vitali. Le uova sono preda di mammiferi, granchi, uccelli e pesci, con un tasso di mortalità intorno all’80%. In genere le uova si schiudono di notte.
Le tartarughine appena nate si dirigono verso il mare: forse distinguono l’orizzonte o il baluginare dell’acqua. Pare che una volta in acqua utilizzino segnali chimici e magnetici per orientarsi.

I NUMERI

La Caretta caretta è classificata tra gli animali ad altissimo rischio di estinzione per diverse cause. Fra quelle più ricorrenti vi sono la pesca illegale e la cementificazione delle coste che compromettono le spiagge di nidificazione, a volte irrimediabilmente. La minaccia più grave però  data dagli attrezzi da pesca, come reti a strascico, ami dei palangari e reti fisse, dai quali un gran numero di tartarughe viene catturato accidentalmente, causando così la morte di più di 40.000 tartarughe l’anno nel solo Mediterraneo.

ADOTTA UNA SPECIE

Progetto Tartarughe

Dagli anni ‘80 il WWF Italia è impegnato, tramite il “Progetto Tartarughe” nella loro salvaguardia, attraverso gli studi sulla biologia e sugli aspetti di conservazione, l’informazione ai pescatori per ridurre la mortalità delle tartarughe catturate accidentalmente e per trovare soluzioni così da rendere gli attrezzi da pesca sostenibili sia per le tartarughe sia per le altre specie marine. Decine di tartarughe ferite vengono soccorse, accolte, curate nei centri di recupero e poi liberate. I nidi vengono censiti e protetti, grazie al monitoraggio delle spiagge.

Per avere maggiori informazioni sulle tartarughe e su cosa fa il WWF per proteggerle tartarughe@wwf.it

Dicembre 2014

Articoli Correlati

Incontri, scambi, momenti formativi e ludici hanno arricchito la nuova edizione della...
Il recente libro di Elena Granata evidenzia come le donne abbiano sempre maturato un...
Dal 21 giugno al 12 luglio torna il festival organizzato da Legambiente Bergamo che...
Al Polaresco l’1 e il 2 giugno un fine settimana dedicato ad ambiente, natura e cura del...