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Cambiare non è scontato

Le nuove generazioni avranno stili di vita migliori, ma solo se lo vorranno
Lavorare con scuole e giovani per consolidare la transizione di domani

La sfida epocale che il genere umano sta affrontando per scongiurare una crisi climatica, che - nella migliore delle ipotesi - può rendere più difficile la nostra vita su questo pianeta, si compone principalmente di due linee d’azione, che vanno operate in parallelo.

La sfida più difficile, improba, che scoraggia e mostra tutta la sua inerzia e resistenza, per non dire opposizione e riluttanza, ha per destinatari i “non giovani”, categoria molto ampia che rappresenta ahinoi la maggior parte dei cittadini italiani, europei e occidentali. E che è destinata ad essere da un lato sempre più numerosa per l’allungarsi della vita media, dall’altro anche più influente, poiché detiene saldamente le leve del potere amministrativo, economico e sociale.

I non giovani

I non giovani sono nati e cresciuti in tutt’altra epoca, con tutt’altre condizioni: per i più anziani il benessere è stato ricercato e conquistato magari dopo tanti decenni di fatica, mentre per tanti della generazione intermedia la normalità è stata quella di vivere fin dalla nascita in condizioni di abbondanza e di disponibilità di qualsiasi cosa: oggi per tutti costoro diventa alquanto difficile proporre qualsiasi retromarcia che tocchi il proprio comfort, comodità e livello di consumo di beni o servizi.

Abitudini ormai incrostate, situazioni di benessere, attività economiche o di svago diventano troppo difficili da rimuovere, una volta conseguite. Un esempio per tutti, l’aria condizionata, per restare sul semplice, ma potremmo citare l’auto privata, mangiare carne, grandi supermercati, energia sempre disponibile per mille dispositivi accesi: praticamente le innumerevoli comodità di cui tutti disponiamo.

La difficoltà è oggettiva, tuttavia occorre investire risorse, energie, tempo e intelligenza per promuovere e convincere anche questa fascia di popolazione dell’opportunità, oltre che dell’esigenza, della transizione ecologica ed energetica, con l’accortezza di non suscitare un’ostilità preconcetta che, se troppo marcata, toglierebbe alla transizione stessa ogni speranza di dispiegarsi.

Le nuove generazioni

La scommessa, più che la sfida, che riguarda le giovani generazioni, è invece un’altra, e comporta l’evidente rischio di considerarla già vinta o a portata di mano.

Seppur indottrinati fin dalla culla a ricevere tutto e subito - e ci riferiamo sia ai consumi che alle attenzioni -, vero è che, almeno in età scolare, nei ragazzi non si sono ancora formate quelle abitudini che una volta acquisite sono difficili da smontare: per fortuna è quasi normale per i più giovani portarsi l’acqua in borraccia, cercare i cestini della raccolta differenziata in qualsiasi luogo, avere un atteggiamento più incline alla sharing economy, alla mobilità condivisa e così via.

Agli occhi delle generazioni precedenti queste piccole “conquiste” sembrano già tanto, ma i condizionamenti del vivere in un mondo invaso dalla plastica, dai fast food e dalla disponibilità infinita di prodotti apparentemente a basso costo, possono pregiudicare ogni piccolo passo avanti, perché inducono facilmente ad “accomodarsi” e ritenere, magari per convenienza, che siano altre le cause e i problemi del mondo.

L’effettiva complessità delle tematiche e delle correlazioni tra le piccole azioni quotidiane e i fattori che causano i cambiamenti climatici espone anche i giovani al rischio di non avere solide motivazioni e argomentazioni culturali e scientifiche, che permettano loro di non cedere alle lusinghe di un facile consumismo e di un comodo benessere. Inoltre nuove forme di economia dei consumi e di sfruttamento di risorse del pianeta avanzano (logistica, fast fashon...) e l’unico antidoto per contrastarne gli effetti negativi è la conoscenza dei meccanismi che soggiacciono a queste tendenze.

Detta con pizzico di cinismo, puntare fiduciosi sulle nuove generazioni rischia di tramutarsi in una fatale illusione o peggio in una rassicurante scorciatoia: occorre al contrario investire coscientemente, strategicamente e concretamente, sulla loro formazione, sensibilizzazione e soprattutto sulla loro comprensione del mondo, dell’economia e dei complessi fenomeni in atto.

La scommessa da vincere, ancora tutta da giocare, è che le future buone abitudini dei giovani, compatibili con la sostenibilità del pianeta, diventino non solo la normalità per i cittadini di domani, bensì la base minima di un vero progresso “sociale” volutamente raggiunto e conquistato, da cui la società non voglia in alcun modo tornare indietro, alla stregua di diritti acquisiti irrinunciabili.

Se i cittadini di domani avranno nel loro dna questa profonda consapevolezza e convinzione, allora gli sforzi della spossante e demoralizzante battaglia contro le tante resistenze al cambiamento non saranno stati vani.

Diego Moratti

Maggio 2024

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