Il potere di de-formare la realtà con le parole
InFormAzione: informare, formare, attivare
Informazione, formazione, azione. È tutto contenuto nella stessa parola, una sequenza di concetti, logicamente allineati ma, nella realtà, consecutivi.
Prima ci si informa, o spesso si subisce l’informazione che passa per la maggiore.
Poi ci si forma: le informazioni apprese le organizziamo, le sedimentiamo, ci formiamo un’opinione e, se siamo aperti, ci confrontiamo e alla fine ci formiamo una visione del mondo.
Infine l’azione, che però - attenzione - può essere anche la “non azione”: sulla base di quanto appreso e della visione che ci siamo formati, agiamo di conseguenza; il che vuol dire che possiamo sia attuare un cambiamento, intraprendere un’iniziativa, compiere un gesto, oppure possiamo non agire, rimanere indifferenti e mantenere una sorta di continuità rispetto a tutto quello che già si fa, semplicemente perchè non si ravvedono motivi né motivazioni sufficienti per modificare i propri comportamenti o atteggiamenti.
È questa stessa logica, vista al contrario, che probabilmente sta alla base dell’accanita ma robusta e costante dis-informazione che pervade il nostro mondo, un’informazione sempre più dipendente dalla semplice astratta “comunicazione” e sempre meno filtrata dal mondo reale, dalla verifica delle affermazioni e dal confronto con dati e numeri concreti, completi, contestualizzati.
La dis-informazione porta a de-formare la realtà, che a sua volta porta a dis-attivare le persone e la società.
Se non si vedono soluzioni, prospettive, percorsi, perché attivarsi?
Se tanto non cambia mai nulla, perché agire?
Se c’è tanta confusione, incertezza, contrasto, come è possibile comprendere la realtà, le sue dinamiche, la sua complessità?
Anche la stessa confusione alimenta la de-formazione della realtà e non ne consente un’analisi serena, scientifica, distaccata.
Come dunque motivare ad agire e cambiare i propri comportamenti, ma soprattutto, come motivare le persone a cambiare gli altri, la società, le istituzioni, le abitudini sociali, o almeno a provarci?
Cambiare la narrazione è il primo passo.
Cambiare una narrazione tutta volta al negativo, che non mostra soluzioni, che non crea motivazione è divenuta una priorità indifferibile.
Occorre continuare a ripetere dati, numeri, riscontri, tendenze verificabili: informare correttamente deve diventare un’ossessione pari a chi ripete in continuazione semplici slogan e banalizza una realtà inevitabilmente complessa.
Non è vero che non c’è mai cambiamento, che non c’è progresso nell’evoluzione delle società umane.
Non è assolutamente vero che tutto è uguale, nel mondo, nelle diverse nazioni, all’interno dei nostri stessi comuni. È vero il contrario: ogni cosa fa invece la differenza, ogni gesto, ogni voto, ogni azione può innescare, presto o tardi, singolarmente o sommata ad altre azioni, grandi cambiamenti, che quando maturano condizioni favorevoli e si inseriscono su un terreno già preparato possono portare addirittura enormi mutamenti e rivoluzioni epocali.
L’attualità, ma anche la storia, ci insegnano come un numero ristretto di persone e di potenti realtà siano in grado di condizionare la visione e l’interpretazione del mondo agli occhi di molte altre persone e di portare di conseguenza i pensieri e le azioni verso una direzione piuttosto che verso un’altra.
Perseverare tutti insieme nel raccontare una realtà di fatti, di numeri, di confronto fra persone e opinioni e mostrare quanto valore positivo, quanto cambiamento c’è stato e ci sarà nella società, quanti diritti abbiamo conquistato, quanto benessere abbiamo acquisito, quanto progresso abbiamo conseguito, quanta qualità di vita abbiamo guadagnato rispetto anche solo a qualche decennio fa è l’unico modo per motivare e mostrare che il cambiamento è possibile, che un altro mondo è possibile e che questo percorso è positivo e addirittura stimolante.
Abbiamo oggi raggiunto condizioni e traguardi probabilmente impensabili per le generazioni precedenti. Sono state combattute lotte, innescati cambiamenti e progressi, inventate soluzioni e tecnologie nemmeno immaginabili in precedenza.
Eppure tanti di questi traguardi sono stati raggiunti per merito di chi – vale la pena di ribadirlo – non si è rassegnato alla falsa narrazione che tanto non sarebbe cambiato nulla.
Diego Moratti