Con la Rete di cooperative Cauto la sostenibilità integrata genera modelli d’inclusione trasferibili e replicabili
Gli ultimi dati sulla disoccupazione che in Italia si attestano al 9% riguardano sempre più alcune categorie: giovani, donne, migranti, ma anche tante persone in condizioni di fragilità o disabilità. All’interno di questo contesto Rete Cauto, che raggruppa cooperative sociali bresciane d’inserimento lavorativo, genera lavoro per circa 500 persone, di cui il 40% sui normodotati (L.381/91) è in possesso di una certificazione di svantaggio sociale.
La formula vincente, che da oltre 25 anni consente di costruire percorsi lavorativi inclusivi e che oggi chiamiamo sostenibilità integrata, nasce dal dialogo continuo e costante con le comunità in cui le cooperative sociali operano anche attraverso i servizi ecologici e ambientali. Ascoltando e leggendo i nuovi bisogni emergenti, Rete Cauto prova a connettere gli attori presenti sui territori per generare risposte innovative e adatte a vari portatori d’interesse.
Questa modalità d’intervento, questa buona spinta alla ricerca di soluzioni comuni e innovative dei problemi condivisi, è una vera e propria pratica di cura intrinsecamente relazionale che chiama in causa la responsabilità sociale e il riconoscimento di un bene comune più grande. La modellizzazione di queste pratiche è il vero contributo innovativo dell’impresa sociale che si adopera per alimentare il benessere delle comunità fronteggiando con la prossimità i nuovi problemi posti da una società sempre più individualista. Nascono così ad esempio, il modello della Dispensa Sociale Cauto e il Banco di Comunità. Il primo si fa esperienza nel lavoro di rete con l’Associazione MareMosso ed è oggi replicato su diversi territori nell’area del Garda bresciano ma anche nella provincia di Bergamo.
La Dispensa Sociale
A Brescia la Dispensa Sociale è oggi un importante hub, tra i primi nati in Italia, per il recupero di eccedenze alimentari della Gdo (Grande Distribuzione Organizzata) e di redistribuzione a scopo sociale che intercetta oltre 3 milioni di Kg di cibo ogni anno. Una risposta sistematica al bisogno alimentare che corrisponde a 938 mila pasti completi all’anno destinati a persone in condizioni d’indigenza. Questa sostenibilità di valenza sociale genera un impatto positivo per l’ambiente grazie al mancato spreco alimentare che nel 2020 è equivalso a 3.667 tonnellate di mancate emissioni di CO2. Il valore economico del cibo recuperato corrisponde a circa 2,2 milioni di euro annui. Inoltre i punti vendita della grande distribuzione riducono la produzione di rifiuti indifferenziati e di conseguenza i costi per lo smaltimento. La Dispensa Sociale è anche un laboratorio di percorsi di volontariato protetto che genera posti lavoro attraverso percorsi d’inclusione socio-lavorativa realizzando una crescita del capitale sociale e delle capacità di autorganizzazione e networking tra i diversi soggetti territoriali.
Il Banco di Comunità
Il Banco di Comunità è invece il modello di sharing economy ideato da Rete Cauto. Nasce infatti per promuovere una nuova economia di scambio e nella pratica quotidiana si trasforma in un luogo dove incontrare i singoli cittadini e le comunità di cui fanno parte, sostenendo una diffusa consapevolezza ambientale, integrata ad azioni a favore dei più fragili e ispirate a una concreta sostenibilità sociale. Il Banco di Comunità è partito nel 2014 con un’esperienza di pilotaggio sul territorio di Castiglione delle Stiviere. Negli anni successivi il modello è stato replicato sul territorio della Franciacorta, coinvolgendo più comuni della provincia di Brescia, attraverso l’esperienza del Banco del Riuso. Infine, grazie al progetto S.T.E.P.S. di cui il Comune di Verona è capofila, il Banco di Comunità diviene una delle azioni principali messe in atto per contrastare le nuove sfide poste a livello globale dal cambiamento demografico.
Attraverso questi modelli ideati da Rete Cauto, la sostenibilità integrata si fa laboratorio generativo d’innovazione sociale economica e ambientale che, con un approccio economico di tipo circolare, trasforma in risorsa e relazione tutto ciò che un’economia competitiva di tipo lineare scarta: persone fragili, beni materiali in disuso, risorse limitate della natura.