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Agroenergie, il futuro dell’agricoltura corre tra biometano e trattori green

Studenti IFTS BG

Gli studenti del corso IFTS su agroenergie e sostenibilità ambientale della scuola Imiberg di Bergamo si trasformano in giornalisti per un giorno e ci descrivono le potenzialità delle nuove applicazioni emergenti del settore

Il valore nascosto dei rifiuti: Zero waste e green energy

Se consideriamo che una persona produce mediamente dai 4 ai 5 quintali di rifiuti solidi urbani in un anno, possiamo anche solo immaginare la mole spaventosa di scorie che viene prodotta a livello industriale con conseguente inquinamento ed elevato impatto ambientale.

Il settore agricolo non fa eccezione, soprattutto a seguito di un’agricoltura che si è fatta sempre più industrializzata. Tuttavia, è proprio nell’ambito agricolo che si stanno costruendo i presupposti per un futuro più sostenibile, soprattutto per quanto riguarda la questione energetica.

Le fonti fossili, in particolar modo il petrolio, rappresentano oggi la risorsa principale per la produzione dell’energia, ma, come si può intuire dal nome stesso, queste fonti hanno impiegato decine di milioni di anni per formarsi e il loro processo di rigenerazione è altrettanto lento.

Questi tempi sono ovviamente incompatibili con le esigenze della società attuale, per questo motivo ci si sta orientando verso l’impiego di fonti alternative.

Le fonti rinnovabili, come il sole e l’acqua, sono infatti riutilizzabili e sempre a disposizione purchè si rispettino determinate condizioni. Il ciclo di rigenerazione molto più rapido delle fonti rinnovabili consentirebbe così una produzione capace di soddisfare le richieste crescenti d’energia.

In questo senso, gli scarti agricoli sono risorse per la produzione d’energia a ciclo annuo (lo stesso delle colture) ed è esattamente questo il concetto che regola l’agroenrgia.

Le agroenergie comprendono diversi metodi di produzione finalizzati a carburanti quali il biodiesel, il bioetanolo, il bioidrogeno e biogas.

Da quest’ultimo è inoltre possibile estrarre il biometano e altre componenti utili, come l’anidride carbonica, per la produzione del ghiaccio secco e per i gasatori. I rifiuti sono quindi un bene prezioso e le agroenergie rappresentano una valida alternativa per un futuro interessato non solo alle esigenze del mercato, ma anche alle esigenze del pianeta in cui viviamo.

 

Biometano: efficienza e sostenibilità

Nell’ambito delle tecnologie agroenergetiche si stanno studiando proposte innovative per migliorare il settore agricolo mantenendo alta l’attenzione sulle questioni ecologiche.

In questo senso, sulla base dell’aumento dei prezzi dei combustibili fossili e delle difficoltà nel recuperare tali materie, l’impiego del biometano sembra essere una strada promettente.

Il biometano è un gas ricavato da fonti rinnovabili e viene generato dal biogas prodotto dalla digestione anaerobica di biomasse in un digestore, oppure, a seguito della decomposizione dei rifiuti, in una discarica.

Sottoposto poi a determinati processi di purificazione, il Biogas può raggiungere le stesse qualità di cui vanta un gas naturale, contribuendo così alla diminuzione del gas serra. Per tali ragioni, le ricerche attuali stanno valutando la possibilità di applicare il biometano in diversi campi.

Tra i vari esempi, sfruttandolo come biocombustibile per i veicoli a motore o inserendolo nel sistema di cogenerazione (tramite un motore che permette la produzione sia di energia elettrica che di energia termica). Inoltre, anche se a oggi è di difficile realizzazione, il biometano potrebbe essere immesso nella rete di distribuzione nazionale.

Il biometano è quindi un elemento con molteplici vantaggi: è un combustibile rinnovabile, ha basse emissioni e, soprattutto, è una valida soluzione per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti.

Non mancano però i punti deboli, ovvero la necessità di veicoli dedicati e la percorrenza ridotta rispetto ai combustibili fossili.

In Italia l’uso del biometano potrebbe trovare opportunità di crescita, dato che il gas naturale importato in Italia deriva quasi totalmente dall’estero, principalmente dalla Russia (51%) a cui seguono la Libia e l’Algeria (13%), Paesi Bassi (8%) e la Norvegia (5%).

 

Anche per i trattori inizia una nuova era: Nuovi modelli a metano e idrogeno

I tempi cambiano anche in ambito agricolo e oggi ci troviamo di fronte a un clima diverso rispetto al passato, sia dal punto di vista meteorologico che sociale.

Le nuove generazioni di agricoltori, tra cui alcuni ragazzi della nostra classe, stanno cercando di percorrere nuove strade, dimostrando sempre maggiore interesse verso le politiche green volte a ridurre l’inquinamento dell’impatto ambientale della produzione agricola, senza però rinunciare alle esigenze tipiche di un’azienda: aumento della produttività e contenimento dei costi di esercizio.

Questo orientamento è ancora più importante in vista del “Piano 20-20-20”, un pacchetto per il clima e le energie, contenuto nella Direttiva 2009/29/CE, che prevede entro il 2020 il raggiungimento di determinati obiettivi, tra cui la riduzione del 20% sia delle emissioni del gas serra che del consumo energetico, e l’aumento, sempre del 20%, della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Sulla base di queste misure, le case produttrici di mezzi agricoli, dopo numerosi test e ricerche, hanno sviluppato i primi prototipi di trattori alimentati a biocombustibile (metano, biogas, biodiesel e idrogeno).

La sostituzione del diesel a favore del biocarburante potrebbe portare un notevole beneficio economico alle aziende agricole con un risparmio sul costo del carburante valutabile tra il 20 e il 50%, grazie, soprattutto, alla possibilità di impiegare il biocarburante prodotto dalla azienda stessa.

Tra le nuove proposte di prototipi sperimentali, i due modelli di trattrici che a oggi hanno riscosso maggior successo sono quelle prodotte dalla New Holland Agricolture: il T6 Methane Power e il NH2. I due trattori differiscono tra loro per il diverso sistema di alimentazione, poiché il primo è alimentato a metano, mentre il secondo viene alimentato a idrogeno.

Il T6 Methane Power, derivato dal precedente e più tradizionale T6 Diesel, eroga una potenza pari a 179 CV e vanta prestazioni del tutto simili alla versione in serie.

Il serbatoio di biometano ha una capacità di 300 litri, in grado di garantire un’autonomia pari a mezza giornata lavorativa. L’NH2 è stato presentato per la prima volta al SIMA a Parigi nel 2009 dove ha ottenuto la medaglia d’oro per l’innovazione tecnologica.

Con una potenza pari a 106 CV, utilizza celle a combustibile a idrogeno per generare elettricità utile al suo funzionamento, emettendo nell’atmosfera il solo vapore acqueo. Nonostante queste caratteristiche favorevoli all’ambiente, l’elevato costo di acquisto e la bassa autonomia frenano il suo lancio nel mondo del mercato agricolo.

Un’altra soluzione sperimentale in termini di trattori futuristici è data dal modello Deutz Fahr M650 Natural Fuel che, con una potenza di ben 185 CV, utilizza come combustibile il biodiesel al 100% grazie a una semplice conversione del motore Diesel.

Innovativo è pure il Valtra T133 Dual Fuel, in quanto rappresenta il primo trattore a combinare l’uso del biogas con il biocarburante, con l’utilizzo all’83% del biogas e al 17% del biodisel. I suoi 130 CV, la capienza del serbatoio in grado di contenere fino a 200 litri suddivisi in 170 litri di biogas e 30 litri di gasolio e la sua autonomia di cinque ore, rendono questo mezzo appetibile per il mercato agroalimentare.

Chissà che in un prossimo futuro questi modelli di trattori futuristici, al momento ancora in fase di sperimentazione, offrano maggiori benefici alle generazioni di oggi e a quelle che verranno.   

Maggio 2017

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