Turismo: quando laghi, canali e paesaggi fanno la differenza
Incrementare il turismo partendo (anche) dalla risorsa idrica è possibile: di questo si è parlato nel corso del convegno organizzato da Uniacque lo scorso sabato 16 febbraio durante la quinta edizione di Agri Travel & Slow Travel Expo, la fiera dedicata al turismo rurale svoltasi dal 14 al 17 febbraio nello spazio fieristico di Bergamo. I diversi relatori hanno supportato questa tesi – l'acqua come occasione di turismo sostenibile - con argomenti svolti da differenti ambiti e punti di vista, dopo l’apertura dei lavori che ha visto protagonista il presidente di Uniacque Paolo Franco.
Un notevole parterre di esperti ha dato inizio ai lavori: Emanuela Schir e Bruno Zanon, del Comitato scientifico della Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio di Trento, hanno tenuto un discorso dal titolo “Riqualificare l’ambiente e il paesaggio per nuove prospettive di valorizzazione turistica”; a seguire, Paolo Grigolli della Scuola di Management del Turismo e della Cultura, altra realtà trentina, ha presentato una piccola guida pratica per accogliere le sfide dello sviluppo turistico nelle aree montane.
L'attenzione all’ambiente montano è dovuta al fatto che buona parte della provincia bergamasca, in cui Uniacque opera, è caratterizzata dalla presenza delle Orobie, che vantano un reticolo idrografico non indifferente, al quale occorre prestare sempre più attenzione. Una tematica, questa, che nel corso del convegno è stata approfondita dal dirigente di Uniacque, ingegner Fabio Vavassori, che ha sottolineato l'impegno di Uniacque nel depurare le acque reflue urbane per restituirle poi pulite all'ambiente, ai laghi e fiumi del nostro territorio: negli anni scorsi sono stati infatti messi in campo investimenti pari a oltre 109 milioni di euro (2013-2018) per il settore depurazione, mentre per il periodo 2019-2022 sono previsti investimenti per altri 55 milioni di euro.
L'acqua che plasma i nostri paesaggi
Su come invece “nasca” un paesaggio turistico si è concentrato l’intervento del geografo Claudio Ferrata, che ha riportato l’esempio della regione dei laghi ticinesi. I laghi, a suo modo di vedere, sono veri e propri “teatri del paesaggio” che prima si affermano nella cultura di un territorio e poi, se adeguatamente valorizzati, divengono il trampolino di lancio di un vero e proprio turismo, con il supporto di adeguate infrastrutture. Il lago di Lugano ne è un esempio lampante.
All’agronomo forestale Giovambattista Vitali è spettato il compito di illustrare la meravigliosa varietà di paesaggi che l’azione dell’acqua scolpisce all’interno della Pianura Padana. Dopotutto, l’acqua non ha forma ma energia, quindi crea il paesaggio: la sua forza dirompente si sprigiona dai ghiacciai, per poi arrivare alle cascate e al fondovalle, fin quando placidamente scorre in pianura formando fiumi e corsi d’acqua.
Nelle nostre province, in particolare nella Bergamasca e nel Cremonese, che paesaggi ci permette di ammirare? Prendiamo l’esempio del Serio: nell’alta pianura, finché scorre su un terreno ghiaioso, il fiume presenta un alveo vasto, con grandi spazi aperti, e nei casi di scarsa portata può scorrere persino appena al di sotto del terreno, nel cosiddetto sub-alveo.
Quando l’acqua incontra uno strato impermeabile di sabbie fini e argille, si crea un alveo meandriforme, nel senso che il fiume si scava il percorso nel terreno formando il classico canale entro cui l’acqua scorre, con la vegetazione che si sviluppa sulle sponde quindi in un’area più ristretta e circoscritta. Ed ecco che già a questo punto si delineano due differenti aspetti paesaggistici.
Altro contesto particolare, dove si forma e si sviluppa un tipo di flora del tutto peculiare, è quello delle lanche e dei meandri abbandonati. Da non dimenticare poi i fontanili, paesaggi naturaliformi creati però dall’uomo: furono un’intuizione dei monaci cistercensi a scoprire che in determinati punti della pianura è possibile far sgorgare acqua in abbondanza a temperatura costante per tutto l’anno. Infine vi sono i navigli, canali costruiti dall’uomo per il trasporto di persone e merci ma anche strumenti di energia motrice per mulini e segherie che sorgevano lungo le loro sponde.
Ma allora come è possibile sfruttare la risorsa idrica che tanto arricchisce i nostri territori? Ci ha pensato l’Università di Bergamo, presente al convegno nella persona della ricercatrice Alessandra Ghisalberti. I nostri territori hanno bisogno di un sistema studiato a tavolino che permetta lo sviluppo di un turismo di prossimità, locale: vanno fruiti con lentezza e con consapevolezza, nell’ottica di un turismo slow e sostenibile, che sappia al contempo connettersi con il resto dell’Europa.
In particolare Bergamo è agevolata dai voli low cost operativi nel vicino scalo di Orio al Serio e sui collegamenti europei si possono investire tempo e risorse per far confluire turisti e valorizzare così il nostro complesso e affascinate reticolo idrico fatto di corsi d’acqua, fontanili e laghi, oltre naturalmente alle attrazioni storico artistiche e culturali della provincia.
Da Oslo al lago di Endine
Il convegno si è infine chiuso con il confronto di tre modelli in cui l’acqua rientra a pieno titolo nella definizione o nel rilancio di un territorio. Il professor Giambattista Zaccariotto della Oslo School of Architecture and Design ha spiegato che anche la Scandinavia è una terra di acque che non raramente subisce gli effetti di esondazioni e allagamenti: sono stati così studiati e messi in pratica modi per incanalare l’acqua in eccesso, integrandola nel paesaggio urbanistico e residenziale della città di Oslo. Modelli da cui ovviamente apprendere molto.
Tornando invece ad una realtà più vicina a noi, l’ingegnere Aldo Bellini e la professoressa Barbara Leoni dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca hanno illustrato ai presenti il caso del Lago di Endine, una storia emblematica di recupero ambientale che ha visto attivarsi un vero e proprio comitato scientifico per salvare quello che negli anni Settanta appariva a tutti gli effetti un lago morente, con pesanti ricadute sul tessuto economico e sociale delle località circostanti.
L’acqua come valore aggiunto del territorio, però, non basta se ad essa non si affiancano altre eccellenze tipiche del capoluogo orobico. Giorgio Lazzari, Segretario della Strada del Vino Valcalepio e dei Sapori della Bergamasca, ha concluso la giornata con un focus sui prodotti tipici locali, come volano e attrattore turistico di sicuro successo.