Al Palazzo dell’Arsenale di Iseo, fino al 13 marzo, i 28 scatti itineranti. A maggio ospiti della Camera dei Deputati a Roma
«Il corpo umano ha la stessa composizione chimica di quella della terra» scrive Erri De Luca a introduzione di “Terra Ferita”, una mostra fotografica che lo scrittore ha inteso supportare con le sue parole e che racconta dell’inscindibile rapporto tra uomo e natura e di cicatrici connesse.
Cicatrici della terra, inflitte dalla mano dell’uomo, ma anche cicatrici sui corpi (ed emotive) di 8 donne colpite da tumore al seno, causate in parte proprio da quelle stesse offese artificiali arrecate alla natura. Un circolo vizioso insomma, che così come è stato innescato, potrebbe essere fermato: servirebbero impegno e consapevolezza collettivi.
Questo dunque il messaggio che si legge sui volti e sui corpi delle donne bresciane ritratte nelle 28 fotografie, che danno forma al ciclo espositivo “Terra Ferita”: è necessario partire dalla conoscenza delle ferite ambientali dei luoghi che abitiamo per superare l’indifferenza ed essere attori responsabili di un cambiamento possibile.
«Il progetto nasce dall’esigenza di informare e rendere coscienti i cittadini delle criticità del territorio di Brescia e provincia -spiegano le curatrici della mostra Stefania Zambonardi e Federica Lira-. Non si tratta di una denuncia, ma di un tentativo di sensibilizzazione dei cittadini nei confronti di una situazione ambientale critica e complessa».
Con questo desiderio e forti di questa consapevolezza, pur esponendosi nelle proprie fragilità, Federica, Rossana, Itala, Ivana, Barbara, Cristina, Tiziana e Iole hanno posato in alcuni luoghi simbolo dell’inquinamento della città di Brescia, collaborando a questo progetto espositivo che fa luce sulle loro cicatrici, segni tangibili e allo stesso tempo metafora di quelle criticità ambientali che feriscono insieme ambiente e chi lo abita.
“Terra Ferita” è stato prima di tutto lo strumento escogitato da due amiche per esorcizzare la paura e il dramma: un paio di anni fa Federica si ammala e insieme a Stefania, fotografa per passione, trova il modo per dare un altro significato alla propria dolorosa esperienza e con lei altre 7 donne, ognuna con la propria storia.
Agli scatti, fatti di sguardi che non lasciano margine di replica, si alternano pannelli realizzati da Legambiente Brescia, che descrivono i luoghi immortalati e le problematiche ambientali ad essi connesse: la Caffaro, le cave di San Polo-Buffalora, il Termoutilizzatore e l’Alfa Acciai solo per citarne alcuni, luoghi che parlano di qualità dell’aria, di rifiuti, di contaminazione delle acque, di cave e discariche, di radioattività.
La mostra è stata ospitata per il suo primo allestimento il maggio scorso a Brescia, alla galleria fotografica Image Academy e da allora sta muovendo i suoi passi in giro per la provincia.
Sabato 27 febbraio ha fatto tappa alla sede della Fondazione l’Arsenale presso l’omonimo Palazzo (con ingresso da Via Sombrico) a Iseo dove sarà visitabile, come sempre gratuitamente, fino al 13 marzo 2016 (da martedì a venerdì dalle 10 alle 12, mentre sabato e domenica anche nel pomeriggio dalle 16 alle 18).
Approderà poi anche a Roma, nel mese di maggio, presso la Sala del Cenacolo, ospite della Camera dei Deputati. Le curatrici della mostra sono a disposizione di chiunque voglia portare gli scatti di “Terra Ferita” nel proprio paese o città, basta scrivere a terraferita@gmail.com.
Angela Garbelli
Introduzione di Erri De Luca a ”Terra Ferita”
«Il corpo umano ha la stessa composizione chimica di quella della terra.
Siamo fatti di acqua che è un trattato di pace tra ossigeno e idrogeno, due gas che, se accostati, esplodono, ma non nella formula dell’acqua. L’ossigeno è il gas del sangue, del respiro. L’idrogeno è il gas dell’universo, con il quale bruciano le stelle. Attraverso di loro apparteniamo all’impasto delle galassie.
Di fronte a queste notizie dell’immensità, come giustificare l’arroganza di padroni del suolo, viceré dell’oro e della polvere, di acque e di petroli, scorticatori di foreste e avvelenatori di piogge?
A fine corsa sorgerà un mondo opposto, un resto di umanità s’inventerà l’economia della bonifica, del dono, del risarcimento».