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“Salvare l’Italia dall’asfalto e dal cemento”, si può!

  “Salvare l’Italia dall’asfalto  e dal cemento”, si può!

Con Domenico Finiguerra a Spigolandia per il secondo appuntamento di “Facciamo girare la cultura”

Pratiche di consumo e stili di vita più sostenibili sono alla portata di ognuno di noi. Scegliere consapevolmente di farli propri significa assumersi personalmente e come collettività la responsabilità di un possibile cambiamento di rotta. Così, dare una seconda vita a oggetti e abiti usati, scegliere la bicicletta per i propri spostamenti, chiedere e spendersi perché il proprio paese o città adotti un piano di governo del territorio a consumo di suolo zero sono alcune delle idee suggerite da Spigolandia, il negozio dell’usato al numero 36 di via Mantova, a due passi dal centro storico di Brescia.

Suggerimenti che passano in primo luogo attraverso l’attività stessa del negozio, gestito dalla cooperativa sociale onlus Cauto, ma anche dagli incontri di “Facciamo girare la cultura”. L’iniziativa, che già da qualche anno è tra le attività proposte da Spigolandia come giornate di scambio di libri usati, dal settembre scorso ha assunto una nuova veste. Si è pensato infatti di arricchire questi momenti, con la presentazione di un libro che fosse in linea con il messaggio che Spigolandia intende veicolare: adottare buone pratiche che facciano bene all’ambiente fa star meglio anche noi e le persone che ci circondano.

Così il 27 settembre scorso è stata la volta dell’autore Paolo Pinzuti e del suo libro “Salva i ciclisti. La bicicletta è politica”, mentre il 24 gennaio, una delle salette colorate del negozio gremita di persone ha accolto Domenico Finiguerra, con il suo saggio “8 mq al secondo. Salvare l’Italia dall’asfalto e dal cemento”. I due autori sono accomunati dall’essere narratori e allo stesso tempo attivi fautori e promotori di quanto raccontano. Domenico Finiguerra è stato sindaco (candidato da una lista civica) dal 2002 al 2012 di Cassinetta di Lugagnano, un piccolo Comune di poco meno di 2.000 abitanti della Provincia di Milano. In quegli anni le linee programmatiche della sua lista hanno assunto forma concreta. Cassinetta è stato il primo paese italiano ad adottare un piano di governo del territorio che ne blocca il consumo, lanciando un forte segnale di speranza: esiste un modello alternativo, c’è una via praticabile e già sperimentata per salvaguardare il nostro territorio dalla deturpazione. Da lì prendono avvio alcune iniziative di “resistenza al cemento”, come il movimento nazionale “Stop al Consumo di Territorio” (www.stopalconsumoditerritorio.it) nato nel 2009 di cui uno dei primi firmatari è stato Luca Mercalli.

Il “Forum nazionale Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori” (www.salviamoilpaesaggio.it), fondato nel 2011, ha esteso il discorso all’intero territorio nazionale, mettendo in rete gruppi di cittadini (comunità ambientaliste, comitati, forum etc.) e amministrazioni che si spendono per salvaguardare ciò che resta di bello del nostro Paese. “La bellezza dell’Italia è il frutto di tre baci: della storia, della geografia e del genio tutto italiano”, si legge nel libro di Domenico, “otto metri quadrati al secondo è il ritmo con cui vengono asfaltate e cementificate la bellezza, la biodiversità, l’agricoltura e la cultura del nostro paese. (…) un vero e proprio suicidio nazionale, perché la bellezza potrebbe essere il vero motore del progresso italiano”. Ma perché proteggere la terra dall’azione impermeabilizzante del cemento è di così vitale importanza? Se l’agricoltura è la risposta che a tutti viene in mente per prima - un’agricoltura che torni a essere rispettosa della terra e della biodiversità locale - le ragioni sono anche altre. Curare la terra riduce i rischi legati al dissesto idrogeologico che i recenti fatti di cronaca presentano con sempre più all’ordine del giorno: sono infatti l’abusivismo edilizio e la cementificazione i principali responsabili di questi disastri. La terra inoltre mitiga le temperature, regola il clima, assorbe CO2. Inoltre, ci fa stare bene anche psicologicamente: l’omologazione dei paesaggi, la perdita del rapporto tra campagna e città porta infatti a un diffuso “malessere urbano”.

Difesa del
territorio e lavoro

Meno costruzioni non significa meno lavoro per tutti coloro che sono impiegati nel settore edile. A questa provocazione Domenico Finiguerra infatti risponde che di cose da fare ce ne sono, a partire dal recupero e dal restauro dei centri storici, dalla realizzazione di piani di intervento nazionali di messa in sicurezza del territorio, di abbattimento delle barriere architettoniche e di realizzazione di marciapiedi e piste ciclabili. Insomma, una riconversione ecologica dell’edilizia è possibile e necessaria, ma dovrà certamente passare anche attraverso una riconversione professionale. Urge valorizzare l’agricoltura, il turismo, la cultura e quindi formare persone che lo sappiano fare. E se anche “l’iniziativa economica privata è libera” (art. 41 Cost.) ciò non la legittima a essere anteposta al bene collettivo. Essa infatti “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, quindi l’ambiente va legittimamente tutelato, come afferma la Costituzione.

Angela Garbelli

Febbraio 2015

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