Giovedì 11 luglio un dibattito in vista del bando sulle economie di comunità della Fondazione Istituti Educativi
Una ricerca sull'Economia Sociale e Solidale per capire cosa sia e come si sviluppi oggi – sulla base delle sue peculiarità strutturali e valoriali – questo mondo ampio e variegato, e quali potenzialità possa avere su un territorio come quello bergamasco: è questo uno dei tasselli messi in campo da Fondazione Istituti Educativi di Bergamo nell'ambito del percorso verso il bando partecipato dedicato proprio all'ESS, all'economia agroalimentare, all'economia di comunità e alla formazione su questi temi.
Per la costruzione del bando, fondamentale è stata la fase di ascolto e di ricerca preliminari, che la Fondazione ha affidato a Consorzio Aaster e che ha permesso di stilare un primo ritratto delle esperienze riferite al mondo ESS a Bergamo, le loro caratteristiche comuni e le loro fragilità specifiche. La ricerca ha coinvolto in una prima fase 8 testimoni del settore, tra cui studiosi e operatori del territorio, con i quali si è cercato di raccogliere informazioni e spunti rispetto sia al campo d'azione che ai soggetti da coinvolgere nel bando; successivamente sono state realizzate altre 4 interviste a operatori dell'ESS sul territorio e due focus group specifici per approfondire l'argomento. I primi risultati hanno fornito un quadro interessante della questione.
Primo passo: definire l'ESS
In un mondo che da decenni sta affrontando le crisi, sempre più imperanti, dei sistemi di produzione e consumo capitalistici, quella che oggi viene chiamata Economia Sociale e Solidale rappresenta un universo di reti fluido e in costante mutamento, caratterizzato da uno sviluppo sì accelerato negli ultimi anni, ma ancora frammentato, nel quale trovano spazio concetti e pratiche spesso anche diverse tra loro, sebbene accomunate da logiche condivise di consumo critico, risposta alternativa all'economia di mercato, innovazione decentrata, sviluppo dal basso.
In questo, il territorio di Bergamo non fa eccezione. E la ricerca di Fondazione Istituti Educativi si pone in primo luogo la questione della difficoltà – o forse impossibilità – di inscrivere in una definizione dai confini ben delineati il mondo di pratiche sociali e culturali a cui ci si riferisce con “economia sociale e solidale”: a cominciare dalla distinzione, spesso utilizzata in Italia, tra l'Economia Solidale ed Economie Sociali in forma cooperativa. Oggi, tuttavia, non solo questi due settori sono fortemente contaminati l'uno dall'altro, ma si allargano anche gli spazi per le cosiddette economie e organizzazioni ibride, caratterizzate dal tentativo di conciliare l'approccio “profit” (ricerca del profitto) e quello “no-profit” (massimizzazione dei valori extra-mercato).
In questo contesto così articolato, la ricerca condotta da Aaster considera le economie sociali, solidali e ibride come “diversi modi di articolare il medesimo tema delle economie comunitarie, ovvero di pratiche sociali e produttive in cui la produzione di valore è espressione della prevalenza di utilità sociali in un’ottica di riequilibrio tra economia e società”.
ESS a Bergamo. Origine, caratteristiche, debolezze
La ricerca ha evidenziato come la genesi e lo sviluppo delle economie sociali e solidali nel territorio bergamasco si sia articolato in tre filoni distinti. Il primo è il ceppo delle organizzazioni cooperativistiche radicate nel solidarismo cattolico e i movimenti sociali degli anni '70 e '80; il secondo è rappresentato dalla risposta partecipativa per una globalizzazione alternativa, con la nascita dei primi Gruppi di Acquisto Solidale (2002), i primi network di consumo critico e l'importante rete del Commercio Equo e Solidale. Il terzo filone, invece, si colloca a cavallo dello scoppio della crisi globale (2007-2011), quando si costituisce Cittadinanza Sostenibile per mettere in rete tutti i gruppi e le organizzazioni esistenti, affiancata poi dal Biodistretto dell'Agricoltura Sociale bergamasca.
La ricerca ha anche permesso di mettere in luce le caratteristiche di fondo, potenzialità e debolezze strutturali delle realtà bergamasche che fanno capo a questo mondo. La prima delle quali è, innanzitutto, il carattere informale e volontaristico delle pratiche sociali dell'ESS, che crea discontinuità e rende deboli le reti di coordinamento, riducendone l'efficacia e la capacità di farsi moltiplicatore; inoltre, nell'ESS bergamasca si riscontra una presenza di ridotte competenze di gestione e sostenibilità economica, di comunicazione rispetto al mercato e ai consumatori, di logistica e servizi.
L'economia sociale e solidale si configura inoltre come una strategia di adattamento dei ceti medi alla crisi, aspetto confermato dalla composizione sociale e culturale di queste pratiche e che le mette dinnanzi a una contraddizione di fondo: il fatto che queste realtà, come ricordato in una delle interviste effettuate durante la ricerca, «anche se crescono, crescono dentro una fetta della popolazione che da un lato sembra esaurirsi (il ceto medio) ma dall’altro, anche senza volerlo, mette in atto dei meccanismi di distinzione e quindi di chiusura verso l’altro: dentro i GAS non c’è un immigrato, non ci sono i poveri, non ci sono tante componenti sociali [...]. Cioè anche se l’economia solidale vuole essere solidale con i più fragili, al suo interno non ha i più fragili».
E questo pone al mondo dell'Economia Sociale e Solidale una grande sfida: come cioè passare da nicchia a processo espansivo reale. Infine, la ricerca della Fondazione ha messo in risalto anche una caratteristica importante nonché crescente punto di forza dell'ESS bergamasca, cioè la sua presenza nei tavoli istituzionali e l'alleanza con gli attori istituzionali del territorio.
Gli attori bergamaschi
Obiettivo della ricerca è quello di tracciare una mappatura delle realtà presenti sul territorio bergamasco che potrebbero potenzialmente essere interessate al bando per le Economie Sociali e Solidali a Bergamo.
Tra di esse, l'indagine condotta da Consorzio Aaster ha identificato diverse reti organizzative, tra cui piccoli produttori attivi nell'agricoltura a chilometro zero e nell'agricoltura sociale e multifunzionale (318 in tutta la provincia secondo il portale Bergamo Green), le cooperative sociali (173 tra cooperative di tipo A e B, di cui 17 potenzialmente interessate al bando), gruppi legati al mondo del consumo critico (53 i Gas attivi in provincia di Bergamo, 28 i mercati a km0 gestiti da gruppi o associazioni e 48 gli orti urbani e sociali), le reti intermedie (11 i partenariati dedicati a progetti di economie di comunità, tra cui il Biodistretto dell'Agri-coltura sociale e la rete di Cittadinanza Sostenibile, ma anche reti di rappresentanza quali Confcooperative Bergamo e Coldiretti Bergamo), gli enti di formazione e le cooperative di consumo dedicate allo sviluppo nel campo del cibo di qualità e sostenibile.
Erica Balduzzi
Superate le 5 mila firme per la legge regionale sull'Economia Sociale e Solidale
La campagna di raccolta firme per la presentazione di una proposta di legge regionale di iniziativa popolare a tutela e valorizzazione dell'Economia Sociale e Solidale in Lombardia sta portando esiti positivi: sono state infatti raccolte e superate le 5 mila firme necessarie affinché il testo possa essere presentato e vagliato dalle commissioni competenti.
Il percorso verso una legge regionale di questo tipo è partito già nel 2017, quando la Provincia di Bergamo si è fatta carico della tematica ed ha iniziato a studiare le altre già esistenti normative regionali e provinciali sull'ESS: convegni dedicati, tavoli di confronto, dibattiti e momenti di approfondimenti hanno portato nel 2018 alla creazione di un gruppo di lavoro che ha redatto una prima bozza normativa da sottoporre all'Ufficio Legislativo di Regione Lombardia per un vaglio tecnico sul rispetto dei requisiti minimi.
A partire dalle osservazioni di Regione Lombardia e dai pareri dei vari attori della rete dell'ESS lombarda, all'inizio del 2019 è stato definito il testo finale della proposta di legge, a titolo “Norme per la valorizzazione, la promozione e il sostegno dell'economia sociale e solidale” e a marzo 2019 – in concomitanza della fiera del consumo critico “Fa' la cosa giusta” di Milano – è stata lanciata la campagna di raccolta firme a sostegno della proposta: obiettivo 5 mila firme in 180 giorni, raggiunto e superato già nel mese di giugno. La raccolta firme continua ma ora l’attenzione dei promotori si sposta sulle delicate procedure di autenticazione delle firme.
Per restare aggiornati sulle novità e sui passaggi successivi, potete consultare il sito: www.economiasocialesolidalelombardia.it