Costruire e mantenere la relazione è la chiave
Nella civiltà moderna l’utilizzo della violenza per scopi educativi è largamente considerata insostenibile. Fin oltre la metà del secolo scorso però educare duramente utilizzando pene corporali era giustificato e accettato come norma.
Oggi tutto ciò appare non solo superato ma soprattutto impraticabile grazie al fatto che nel tempo la cultura è radicalmente mutata, basti pensare al cambiamento della figura paterna, da padre-padrone a padre-amico.
Questo ha però portato alla perdita di una linea educativa condivisa cui fare riferimento. Le Scienze dell’Educazione hanno evidenziato negli ultimi anni la centralità della relazione per un approccio educativo efficace, sottolineando come senza relazione sia impossibile, nella maggior parte dei casi, educare.
Il metodo Gordon, tra gli altri, riassume in modo sintetico ed elegante una possibile ed efficace modalità di costruzione della relazione e del suo mantenimento. Esso si basa su tre semplici strumenti: l’ascolto attivo, la mediazione e l’uso di messaggi in prima persona o messaggi “Io”.
L’ascolto attivo esprime una forma di ascolto non giudicante il cui scopo è quello di riflettere il vissuto del parlante senza che vengano aggiunti degli aspetti proiettivi dell’ascoltatore. La mediazione ha lo scopo di identificare e definire il conflitto, valutando le possibili soluzioni e scegliendo quella che risulti la più conveniente e accettabile per entrambe le parti.
I messaggi in prima persona: “Io in questo momento sono molto arrabbiato” si contrappongono ai messaggi “tu”: “Tu sei cattivo”, ad esempio, per il fatto che tendono a non attribuire delle qualità nell’interlocutore, ma ad esprimere un proprio stato d’animo con il duplice scopo di non etichettare e di concedere in modo diretto di entrare nel vissuto di chi parla, favorendo la costruzione della relazione.
Questi piccoli strumenti, che in questa sede possono solo essere espressi nelle loro linee generali, hanno in comune una precisa modalità di entrare in relazione, non giudicante ma valorizzante, che favorisce la co-costruzione della relazione stessa, ponendo i due attori sullo stesso piano ma nello stesso tempo dando alla persona competente, l’adulto, la possibilità di dirigere e sovraintendere la relazione in un modo rispettoso e valorizzante e perciò sostenibile, ora e nel futuro a venire.
Nicola Mannara
Psicologo dell’équipe TheClew