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Aggregazione sociale e educazione ambientale

Aggregazione sociale e educazione ambientale

Da una tesi il progetto di un centro polifunzionale “Minori e anziani distanti solo cronologicamente”

Ecco l’intuizione di una giovane neo-laureata Francesca Osio dell’Università degli Studi di Bergamo, che in occasione della propria tesi ha plasmato il concetto di Educazione ambientale adattandolo a un progetto concreto rivolto a bambini e anziani.

“Il mio progetto – spiega Francesca – è ispirato ad un personale interesse nei settori dell’educazione ambientale e dell’edilizia sostenibile. Mi ha sorriso l’idea di un intervento che diventi momento educativo… non solo con indicazioni astratte, ma concretamente con il progetto di un Centro Polifunzionale di Aggregazione Sociale. Una risposta alle molte domande che il territorio rivolge alle istituzioni affinché ci sia una maggiore attenzione a quelle fasce della popolazione che non hanno voce nel mondo produttivo, identificabili nei minori e negli anziani”.

Grazie al Professor Mario Salomone, docente dell’Università di Bergamo e suo mentore, questa giovane promessa ha inteso cosa realmente sia l’educazione ambientale, l’ha interiorizzata e l’ha modellata e reinterpretata a modo suo, applicandola a un sistema complesso che ricomprenda per l’appunto minori e anziani, ben consapevole che “è facile dividere, mentre più difficile è aggregare”. Con la coabitazione e la cooperazione, queste due realtà così distanti dal punto di vista cronologico possono essere di supporto e di aiuto l’una all’altra. E per far ciò, Francesca ha individuato tre ingredienti principali: edificio (che permetta di raggruppare più servizi in un’unica struttura), ubicazione (individuata dall’autrice in un paese della bassa lombarda) e realizzazione della struttura tra sensibilità, creatività e sostenibilità (ad esempio riqualificazione di vecchi edifici, green roof o tetti verdi). Il resto vien da sé, grazie alla disponibilità e all’esperienza di vita delle persone cui il Centro stesso è rivolto.

Tutto ciò per cercare di far sì che l’educazione ambientale non si limiti a mera educazione mentale, destinata per lo più ai piccoli studenti delle scuole dell’obbligo, ma si muova verso il rispetto delle persone, di tutte le età e le estrazioni sociali, e grazie all’integrazione di forze si mostri per quello che è: “educazione alla vita e al gioco”.

“Ciò comporta tutto un lavoro di educazione, in quanto si tratta di una mentalità che deve investire la vita in tutti i suoi aspetti: la finanza, l’economia, la società…In questo contesto diventano un imperativo categorico la sensibilizzazione ecologica, il ricorso a tutti gli strumenti che la scienza e la tecnologia hanno messo a disposizione per risparmiare energia, il riciclaggio di quanto si scarta, lo sfruttamento di tutto ciò che la natura ci offre gratuitamente”. Infatti, “occorre pensare a un futuro in cui sia possibile garantire a tutti un tenore di vita decoroso, in un ambiente accogliente. E’ evidente che ciò può avvenire solo qualora si sia sviluppato un forte senso di tutela della natura e si sia arrivati a concepire un progetto di sviluppo sostenibile”. Da qui nasce il Centro, concepito con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale dell’intervento, mediante l’utilizzo delle “tecnologie verdi”.

Consapevole delle difficoltà anche economiche che gravano sull’idea di base, Francesca è andata oltre e si è impegnata nella ricerca di possibili finanziamenti e nello studio di strutture analoghe sviluppate sul territorio nazionale (come L’Aquila, Camarda, Cagliari, Roma, Padova) per concedere una buona dose di concretezza e credibilità a questo interessante progetto che, di primo acchito, potrebbe erroneamente apparire utopistico.

“Credo che la crescita e lo sviluppo dipendano anche dagli investimenti, sia economici sia creativi, in infrastrutture destinate all’innovazione, all’educazione, alla cultura e alla loro valorizzazione”, dichiara Francesca che argomenta così la sua affermazione: “Più i progetti, e in seguito le realizzazioni, sono improntati alla condivisione sociale e alla sostenibilità ambientale, più credo ci possa essere una forte risposta della comunità e perché no, anche una ricaduta economica per il territorio che li ospita”.

 

Marzo 2013

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