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Economie a confronto: l’utopia come unica scelta possibile

Economie a confronto: l’utopia come unica scelta possibile

Crescere o non crescere? Serge Latouche e Bernardo Bortolotti si interrogano sul futuro dell’economia al Bergamo Festival

“Crescere o non crescere? Le sfide del mercato globale e il senso umano dell’economia” è stato uno dei tanti incontri presentati quest’anno al Bergamo Festival “Facciamo la pace” che si è tenuto nel mese di maggio. Il Festival della Cultura di Bergamo dal 2010 propone elementi di riflessione sui grandi processi di costruzione della vita civile, come la giustizia, l’economia, la costruzione geopolitica del mondo, il rapporto fra le religioni, la gestione dei conflitti, l’apporto delle scienze e della tecnologia.

La serata di martedì 12 maggio ha visto a confronto l’economista filosofo Serge Latouche, promotore della decrescita conviviale e Bernardo Bortolotti, docente di Economia e attento osservatore dei rapporti tra Stato e mercato, con particolare attenzione a proprietà statali delle imprese, regolazione e corporate governance. Da una prima riflessione sulla situazione del nostro sistema economico, la comune certezza è che l’attuale sistema risulti essere totalmente privo di ogni logica e prospettiva, un sistema convulso e distratto che non tiene conto di troppi fattori.

Il mondo attorno è cambiato eppure l’economia alla quale continuiamo ad aggrapparci in modo quasi ossessivo è rimasta la stessa dagli anni del dopoguerra caratterizzati dal boom economico, quando la crescita impennava e le risorse sembravano infinite. Come sostiene Latouche: «Una crescita infinita non può esistere in un paese finito». Le risorse finiranno: prima o poi anche l’ultima goccia di petrolio verrà estratta e continuare a cementificare e trivellare risulta ormai assurdo e anche ottuso.

La soluzione che propone Latouche parte dalla decolonizzazione dell’immaginario, disabituandosi alla logica del consumo e della crescita forzata. «Un popolo che ha bisogno di consumare è un popolo triste, un popolo perennemente insoddisfatto» dice Latouche, che porta come proposta di salvezza una riconversione della spesa pubblica che dovrebbe investire in settori più utili al benessere, come le energie rinnovabili, la sanità e la cultura. Un po’ meno drastico ma ugualmente utopico, se paragonato ai diktat del sistema capitalistico, è il punto di vista di Bortolotti che crede in una crescita che tuteli anziché dividere.

La crescita che stiamo vivendo in questo momento è una crescita che aumenta la disuguaglianza facendo arricchire a dismisura i ricchi alle spalle di quella parte di mondo che diviene sempre più povera e sottomessa. Secondo Bortolotti: «C’è bisogno di ricostruire un sistema che sia al passo con i tempi e con le esigenze del suo tempo, partendo dall’umanizzazione dell’economia stessa. Lo Stato deve riprendere ad avere un ruolo nella tutela del popolo».

Abituati come siamo a quell’unico modello che abbiamo, sembra quasi impossibile attuare proposte di riconversione tanto radicali; ma quando pensiamo ai danni che questo modello sta facendo a noi e all’ambiente e a come tutte le nostre scelte siano vincolate al solo mantenimento di questo sistema, l’utopia sembra davvero diventare l’unica scelta possibile, oltre che la più ovvia e sensata.

Elisa Troiani

Giugno 2015

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