A Monza due grandi fotografi in mostra fino a inizio 2017
La scelta dell’argomento da approfondire in questa pagina è sempre ardua perché gli appuntamenti con l’arte degni di interesse in Lombardia e dintorni sono numerosi. Questo mese focalizziamo l’attenzione sulla fotografia e su due autori le cui retrospettive sono in corso a Monza: “Henri-Cartier Bresson. Fotografo” a Palazzo Reale fino al 28 febbraio e “Vivian Maier. Nelle sue mani” all’Arengario fino all’8 gennaio 2017.
Henri Cartier-Bresson, professione reporter
Henri Cartier-Bresson (1908-2004) rappresenta una pietra miliare della storia della fotografia, non soltanto perché, testimone di un’epoca, ha regalato ai nostri occhi immagini indimenticabili ma anche per il fondamentale contributo che ha dato al riconoscimento del lavoro di fotografo come professione. Nella prima metà del Novecento la fotografia vive una rivoluzione culturale: diffusi a partire dagli anni Venti, i giornali d’immagine avevano dato il via al fenomeno dei mass-media e avrebbero dominato il mondo della comunicazione fino all’avvento della televisione, a metà degli anni Sessanta. Le fotografie comunicavano quanto gli articoli scritti dai giornalisti: i reportage raccontavano storie e davano una rappresentazione delle vicende del mondo che influiva sulla coscienza dei lettori. Nonostante questo fosse evidente, i fotografi erano considerati collaboratori di secondo piano e non godevano del diritto d’autore. Cartier-Bresson insieme ad un gruppo di colleghi - Robert Capa, George Rodger, David Seymour, Maria Eisner, William Vandivert - creò la prima agenzia che aveva lo scopo di tutelare i diritti di utilizzo delle immagini e legittimare il valore culturale del lavoro di reporter; era il 22 maggio 1947 e il sodalizio fu suggellato con il nome Magnum Photos. Cartier-Bresson fu anche il teorico dell’iniziativa: diede supporto concettuale al lavoro di fotogiornalista ed elaborò la poetica del “momento decisivo”: «Il reportage - scrisse nel suo fotolibro “Images à la sauvette” - è un’operazione progressiva della mente, dell’occhio e del cuore per esprimere un problema, fissare un avvenimento o delle impressioni”.
La doppia vita di Vivian Maier
Se Henri Cartier-Bresson è stato il fotografo professionista per antonomasia, Vivian Maier (1926-2009) si potrebbe definire la professionista del dilettantismo. Ufficialmente governante presso famiglie della upper class (prima a New York e poi a Chicago), nei giorni di festa si dileguava: finalmente libera, vagava per la città con al collo la sua Rolleiflex, osservava curiosa la vita della strada e dava un volto alle storie che incontrava. L’opera della Maier, oggi amatissima dal pubblico, è stata scoperta per caso. Una volta in pensione la donna non poté più permettersi lo sviluppo e la stampa delle fotografie ma continuò comunque a scattarne e archiviò meticolosamente in un garage le poche immagini stampate insieme a una miriade di negativi e rullini non sviluppati. Nel 2007 un giovane di nome John Maloof acquistò all’asta quel garage e il lavoro della fotografa venne alla luce. Vivian Maier nel frattempo morì, senza sapere che nel giro di qualche anno avrebbe riscosso un successo planetario: strana sorte per una donna timida e schiva che scattava foto per sé e non per esibire l’oggetto del suo sguardo. La distanza tra Henri Cartier-Bresson e Vivian Maier è evidente: lui aveva come fine la consapevolezza e si rivolgeva al mondo mentre lei era guidata dalla spontaneità e accumulava immagini per il suo universo interiore. Tuttavia c’è qualcosa che li accomuna: se il grande maestro ha manifestato entusiasmo per i pionieri della street photography, Vivian Maier ne ha seguito le tracce, anche se inconsapevolmente. Lo spirito errabondo della donna ricorda la flanêrie dei primi fotografi che si confrontarono con l’immediatezza del mezzo, primo fra tutti Eugène Atget. Inoltre è probabile che se alla Maier avessero chiesto quale foto preferiva tra quelle realizzate, la sua risposta sarebbe stata quella che Cartier-Bresson diede a questa stessa domanda: «Non saprei, non mi interessa. Mi interessa di più la mia prossima fotografia».
Per informazioni:
www.mostracartierbresson.it - arengariomonzafoto.wordpress.com
Livia Salvi
Foto: Vivian Maier, Self-Portrait, Undated, 40x50 cm (16x20 inch.) © Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York
Mostre in Lombardia e non solo
> Guttuso. La forza delle cose - Pavia - Scuderie del Castello Visconteo. Fino al 18 dicembre.
> Longaretti 100. Opere pubbliche - Bergamo - varie sedi (mappa e informazioni su www.gamec.it). Fino al 31 dicembre.
> Albrecht Dürer. Incisioni e influssi - Mantova - Palazzo Ducale. Fino all’8 gennaio 2017.
>Vivian Maier. Nelle sue mani - Monza - Arengario. Fino all’8 gennaio 2017.
> La guerra è finita. Nasce la Repubblica. Milano 1945-1946 - Cinisello Balsamo (Mi) - Museo di Fotografia Contemporanea. Fino al 15 gennaio 2017.
> Michelangelo Pistoletto. Immagini in più, Oggetti in meno, un paradiso ancora - Bergamo - GAMeC. Fino al 15 gennaio 2017.
> Fabio Mauri. Arte per legittima difesa - Bergamo - GAMeC. Fino al 15 gennaio 2017.
> Escher - Milano - Palazzo Reale. Fino al 22 gennaio 2017.
> Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Luoghi e volti del Giappone che ha conquistato l’Occidente - Milano Palazzo Reale. Fino al 29 gennaio 2017.
> Longaretti. Lungo un secolo - Bergamo - Fondazione Adriano Bernareggi. Fino al 29 gennaio 2017.
> Arnaldo Pomodoro - Milano - Palazzo Reale e altre sedi. Fino al 5 febbraio 2017
> Homo Sapiens. Le nuove storie dell’evoluzione umana - Milano - MUDEC. Fino al 26 febbraio 2017.
> Lorenzo Lotto attraverso Bergamo - Bergamo - Accademia Carrara e altre sedi.. Fino al 26 febbraio 2017
> Henri Cartier-Bresson. Fotografo - Monza - Villa Reale. Fino al 26 febbraio 2017.
> Pietro Paolo Rubens e la nascita del barocco - Milano - Palazzo Reale. Fino al 26 febbraio 2017
> Dada 1916. La nascita dell’antiarte - Brescia - Museo di Santa Giulia. Fino al 26 febbraio 2017.
> Jean-Michel Basquiat - Milano - MUDEC. Fino al 26 febbraio 2017.
> I Maya. Il linguaggio della bellezza - Verona - Palazzo della Gran Guardia. Fino al 5 marzo 2017.
> La Belle Époque - Torino - Palazzo Chiablese. Fino al 5 marzo 2017
> Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce - Milano - Gallerie d’Italia. Fino al 5 marzo 2017
> Picasso. Figure (1895-1972) - Verona - Arena Museo Opera (Amo) Palazzo Forti. Fino al 12 marzo 2017.
> La collezione Gelman: arte messicana del XX secolo - Bologna - Palazzo Albergati. Fino al 26 marzo 2017
> Gdm - Grand Dad’s Visitor Centre. Laure Prouvost - Milano - Pirelli HangarBicocca. Fino al 9 aprile 2017.