Ogni anno a Paladina (BG) la fiera del tessile etico, biologico e sostenibile. Per raccontare una moda alternativa e pulita
Dall'usa-e-getta all'usa-e-riusa. Dalla fast fashion alle tecniche di una volta, lente e artigianali. Dalla chimica alla natura e dallo sfruttamento all'etica. Sono tante le chiavi lettura che “Per filo e per sogno” – la fiera del tessile sostenibile organizzata da Mercato&Cittadinanza e da alcuni Gas della Bergamasca e giunta quest'anno alla sua 16a edizione – ha messo sul tavolo quest'anno.
Tenutasi lo scorso 10 novembre a Paladina (BG), la kermesse ha infatti riunito produttori, artigiani, comunità e rivenditori attivi nel variegato mondo della moda etica, accomunati dalla volontà di proporre alternative sostenibili e positive all'industria della moda, alle sue contraddizioni e ai suoi sfruttamenti ambientali, economici, umanitari. Niente tinte chimiche che inquinano mari e fiumi e danneggiano la pelle, quindi, niente filiere che violano i diritti umani, niente materiali tecnici pieni di microplastiche e largo invece ai filati naturali, al riciclo creativo, alla riscoperta di materiali dimenticati, alla riappropriazione di tecniche artigianali in via di estinzione, alla valorizzazione delle maestranze di alta qualità e dei processi produttivi etici, all'utilizzo di tinture con le erbe e gli scarti alimentari.
dimenticare l'economia di relazione: accanto alla mostra-mercato dei prodotti, la fiera è stata anche occasione per mettere in circolo i saperi legati al mondo del tessile, grazie all'organizzazione di laboratori, workshop e dibattiti a tema.
Tra canapa, lana e tinture naturali
«È necessario cominciare a considerare l'alto prezzo nascosto del low cost e della fast fashion – spiega Cinzia Terruzzi, tra gli organizzatori della fiera –. Dal lago Aral prosciugato per le coltivazioni intensive di cotone, al polo produttivo Rana Plaza in Bangladesh, crollato nel 2013 sui lavoratori e sulle lavoratrici del tessile senza tutele [causando 1.129 vittime, nda], e mille altre storture di questo sistema malato». L'unica soluzione è fare rete, «incontrare persone e storie che abbiano a cuore l’ambiente, il benessere e il bene comune – continua Terruzzi –, ma anche acquistare meno e in maniera consapevole, lavare a freddo, allungare il più possibile la vita dei capi, scegliere second hand ed economia circolare... Sono tutte buone pratiche che potrebbero portare a un risparmio di milioni di tonnellate di gas serra».
Oltre venti gli espositori presenti in fiera: dagli abiti di cotone certificato e biologico di Nuove Manifatture Tessili e Par.Co Fashion ai prodotti in canapa di Ekrù e Canapa Diem, dalle scarpe artigianali e veg (Ragioniamo con i Piedi) alla seta dipinta a mano, dalla sartoria artigianale della cooperativa Il Segno ai prodotti eco per neonati del Pannolino Felice. Senza dimenticare la lana di alpaca boliviana tinta a mano di Moda MeDea, il cashmere tessuto a mano da Letizia Rossini, le borse eque e solidali di cooperativa Amandla, le calze in fibra naturale e la seta dipinta.
Numerosi anche gli appuntamenti, a cominciare dal dibattito sul tema della lana, da risorsa a rifiuto, condotto dall'associazione La Pecora Brianzola, e proseguendo poi con numerosi workshop, tra cui patchwork inglese, realizzazione di un cappello naturale, tessitura. Non sono mancati, infine, il pranzo con i prodotti biologici e a filiera corta, uno spazio gioco per i bambini e l'area libri, con un'ampia proposta di lettura a tema di ambiente, riduzione degli scarti, riuso e riciclo creativo.
Erica Balduzzi