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La plastica ci seppellirà?

La plastica ci seppellirà?

Anche le aziende della moda studiano strategie per il riciclo

Lo scorso anno è stato distribuito un interessante documentario intitolato “Trashed”, il cui argomento è la spazzatura. Nel film, premiato in diversi festival, l’attore Jeremy Irons gira per il mondo e mostra la fine che fanno i rifiuti che ogni giorno produciamo. Uno dei temi trattati sono le conseguenze dell’utilizzo intensivo della plastica, iniziato negli anni Sessanta del ’900. “I want to be plastic!”, diceva allora il celebre artista Andy Warhol, quando ancora il nuovo materiale affascinava e non si intuivano le conseguenze che avrebbe avuto a livello ambientale. I materiali utilizzati in precedenza, principalmente vetro, legno, cartone, erano di certo meno versatili, ma si potevano riciclare senza danni per l’ambiente. Oggi tra i prodotti più inquinanti ci sono i packaging, che hanno vita breve e finiscono subito nell’immondizia; prime nella lista, le bottiglie in PET.

Ogni anno ne vengono prodotte 200 bilioni (di cui 6 miliardi in Italia) e troppe, insieme ad altri rifiuti in plastica non biodegradabili, vanno ad alimentare l’inquinamento degli oceani: raggruppate dalle correnti marine hanno addirittura formato un’isola artificiale di centinaia di migliaia di km nell’Oceano Pacifico, il cosiddetto “Pacific Trash Vortex”, ma le conseguenze per l’ecosistema marino sono disastrose. Il problema del riciclo della plastica interessa la nostra generazione e anche le successive e per questo molte aziende studiano strategie efficaci per il riciclo. Anche nel settore moda ci sono importanti brand che se ne stanno occupando. Un’iniziativa da segnalare è “The Vortex Project”, progetto creato nel 2013 per recuperare proprio la plastica che invade le acque oceaniche e trasformarla nel filato “Bionic Yarn”, da utilizzare per produrre capi di abbigliamento.

Il direttore creativo di questa impresa è il cantante Pharrel Williams, la cui hit “Happy” è stata uno dei tormentoni del 2014. La prima collezione che verrà prodotta con materiali tessuti con “Bionic Yarn” sarà la linea di jeans “Raw for the Oceans”, per l’azienda olandese G-Star. Anche in Italia abbiamo esempi positivi di marchi che usano materiali ricavati dalla conversione di bottiglie PET: Mandarina Duck e la sua linea di borse Revival, e Weekend Max Mara che, per la corrente collezione invernale, ha proposto una selezione di articoli realizzati con “NewLife”, tessuto ecologico made in Italy e hi-tech, messo a punto da Max Mara Fashion Group.

Livia Salvi

Giugno 2015

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