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Keith Haring. About Art

Keith Haring. About Art

Fino al 18 giugno a Palazzo Reale (Mi), una grande rassegna dedicata all’artista

Fino al 18 giugno Milano rende omaggio al genio di Keith Haring (1958-1990) con una grande mostra allestita a Palazzo Reale.

La rassegna “Keith Haring. About Art”, curata da Gianni Mercurio, presenta 110 opere, molte di grandi dimensioni e alcune mai esposte in Italia.

La mostra pone l’accento su un aspetto inedito del lavoro di Haring: i rapporti tra questo poliedrico personaggio e l’arte del passato.

Creatore di uno stile inconfondibile per la sua efficacia comunicativa, Haring ha lasciato opere più complesse di quanto appare a un primo sguardo: l’immediatezza espressiva del suo lavoro ha creato un mito dell’artista ma ha distratto da un’interpretazione profonda delle opere.

Negli ultimi anni, lo spessore dei suoi lavori è stato in parte messo in luce ma, fino ad oggi, i riflettori avevano dato rilievo principalmente ai contenuti: il messaggio dell’artista attivista, politicamente impegnato su temi inerenti droga, razzismo, disastri ecologici, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze e arroganza del potere.

La mostra milanese propone un nuovo assunto critico: Haring ammirava il linguaggio dei maestri del passato e, nella sua produzione, lo ha assimilato e rielaborato per restituire ai successori la sua personale visione dell’arte.

Come scrisse nei suoi Diari, «ogni vero artista lascia formulazioni irrisolte, ricerche interrotte. Io non sono un inizio, non sono una fine. Sono un anello di una catena. La robustezza della catena dipende dai miei stessi contributi, così come dai contributi di quelli che vengono prima e dopo di me».

Arte, energia vitale

Keith Haring inizia la sua ascesa artistica nel 1980: trasferitosi a New York da Pittsburgh per studiare alla School of Visual Arts, cerca un luogo espositivo per i suoi lavori e inizia a decorare gli spazi pubblicitari liberi all’interno della metropolitana di New York.

I fogli neri che venivano usati per coprire le vecchie pubblicità diventano il supporto per sperimentare i “subway drawing”.

Haring disegna di getto, con un gessetto bianco, senza possibilità di correzione, e crea alcune delle immagini che, nella sua produzione, diverranno un motivo ricorrente: il bambino carponi dal quale si irradia luce, il cane con il muso squadrato che abbaia, le figure umane senza volto disegnate come pittogrammi.

La scelta di esporre in un luogo di passaggio frequentato da milioni di persone è coraggiosa; la visibilità delle opere è assicurata ma lo sguardo dei passanti è distratto: nella subway il tempo è compresso e la gente va di fretta, guarda ma non osserva.

L’esito dell’esperimento conferma l’efficacia dello stile dell’artista. Le opere colpiscono immediatamente l’attenzione dei passanti: il linguaggio elementare dei disegni, che ricorda quello dei cartoni animati e dei fumetti, ha potenza espressiva e piace alla gente in modo istintivo.

Molte persone sono incuriosite dall’artista e si fermano a parlare con lui; Haring è disponibile e conversa volentieri, del resto per tutta la sua carriera cercherà il contatto con gli spettatori: «L’arte vive grazie alla fantasia delle persone che la osservano. Senza questo contatto, non esiste arte».

In seguito a questa esperienza, che definirà “il laboratorio”, viene invitato a partecipare a mostre collettive. Haring realizza opere che restano impresse per la semplicità dello stile, la ripetitività delle forme, il senso del ritmo e l’uso della linea continua. In occasione della sua prima personale, nel 1982, l’artista dipinge su teloni in vinile di produzione industriale nati come dispositivi di copertura e usati da lui per la prima volta come supporti pittorici; su queste superfici dalle tinte sature e accese, dà vita alle scene più assurde riempiendo completamente lo spazio con le sue iconiche figure.

La sua fama raggiunge presto anche l’Europa e l’Asia; diventato un mito vivente, si oppone al mercato dei collezionisti, che negli anni Ottanta stava trasformando le opere in oggetti di speculazione.

Coerentemente con la sua concezione dell’arte, Haring continua a rivolgersi alla gente, prima che ai circuiti ufficiali: realizza murales accessibili a tutti per le strade di diverse città del mondo, riproduce le sue opere su poster, t-shirt, spille, adesivi, magneti e regala questi gadget al pubblico puntualmente presente quando è all’opera.

Nel 1986 apre a SoHo il primo Pop Shop, un negozio in cui vende merchandising; non commercia la sua arte per guadagnare (la maggior parte delle entrate era devoluta in beneficenza) ma, ancora una volta, per il bisogno di condividere le opere con la gente. Apprezzato e acclamato, lavora instancabilmente fino alla sua prematura scomparsa: muore di Aids nel 1990, a soli 31 anni.

La sua ultima opera pubblica è un murales di grandi dimensioni intitolato Tutto-mondo e si trova a Pisa; è un universo colorato e danzante, popolato da personaggi che vibrano nello spazio ricordandoci che, per Keith Haring, l’arte è un inno alla vita.

Livia Salvi

Foto: Keith Haring, Tree of Life, 1985, Acrilico su tela 152,5 x 152,5 cm Collezione privata © Keith Haring Foundation

 

Mostre in Lombardia e non solo

> Mario Cresci. La fotografia del no, 1964–2016 – Bergamo – GAMeC. Fino al 17 aprile 2017

> Orientalismo. In viaggio dall’Egitto a Costantinopoli – Milano – GAM Manzoni. Fino al 25 giugno

> Oliviero Toscani. Più di 50 anni di magnifici fallimenti – Milano – Whitelight Art Gallery. Fino al 28 aprile 2017

> Dalì Experience – Bologna – Palazzo Belloni. Fino al 7 maggio 2017

> Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura italiana – Brescia – Palazzo Martinengo. Fino all’11 giugno 2017

> Life-Magnum. Il fotogiornalismo che ha fatto la storia – Cremona – Museo del Violino. Fino all’11 giugno 2017

> Antonio Ligabue - Pavia – Scuderie del Castello Visconteo. Fino al 18 giugno 2017

> Keith Haring. About Art – Milano – Palazzo Reale. Fino al 18 giugno 2017

> Archeologia del Cenacolo. Ricostruzione e diffusione dell’icona leonardesca – Milano – Castello Sforzesco. Fino al 25 giugno 2017

> Charlotte Salomon. Vita? O Teatro? – Milano – Palazzo Reale. Fino al 25 giugno 2017

> Depero il mago – Mamiano di Traversetolo (Pr). Fondazione Magnani Rocca. Fino al 2 luglio 2017

> Manet e la Parigi moderna - Milano – Palazzo Reale. Fino al 2 luglio 2017

> Kandinskij. Il cavaliere errante – Milano – MUDeC. Fino al 2 luglio 2017

> Dinosauri. Giganti dall’Argentina – Milano – MUDeC. Fino al 9 luglio 2017

> Marcello Morandini. Artista, architetto, designer – Gallarate (Va) – Museo Ma*Ga. Fino al 16 luglio 2017

> Modigliani – Genova – Palazzo Ducale. Fino al 16 luglio 2017

> LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore – Milano – Museo della Permanente. Fino al 23 luglio 2017

> L’emozione dei colori nell’arte – Torino – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea & Rivoli (To) – Castello di Rivoli. Fino al 23 luglio 2017

> Brescia Photo Festival: Steve Mc.Curry. Leggere/Magnum’s First/Magnum. La première fois - Brescia - Museo di Santa Giulia. Fino al 3 settembre 2017

 

Aprile 2017

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