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Inside Out

Vietato soffocare le emozioni “negative”

Inside Out, film di animazione del 2015 della Pixar, distribuito da Walt Disney Pictures, nasce da una brillante idea di Pete Docter, già regista e sceneggiatore di numerosi capolavori per bambini, il quale ha scelto di rappresentare le emozioni, il loro funzionamento e il modo in cui influenzano e guidano il comportamento di ognuno di noi avvalendosi della collaborazione dello psicologo Dacher Keltner, fondatore del Greater Good Science Center dell’Università di Berkeley in California e dello psicologo Paul Ekman, studioso riconosciuto a livello mondiale per le sua teoria delle emozioni e delle espressioni facciali.

La trama

La protagonista del film è Riley, adolescente ragazzina del Minnesota, che si trova a dover affrontare un cambiamento radicale della propria vita in vista dell’improvviso trasferimento di tutta la famiglia in un’altra città. Nella mente di Riley, nel film rappresentata da un vero e proprio quartier generale, abitano le sue emozioni, cinque personaggi originali, coloratissimi e alquanto diversi tra loro che governano la console emotiva di Riley.

Gioia, ha l’obiettivo di garantire la sua felicità, Disgusto lavora affinché non venga socialmente e fisicamente avvelenata, Paura ha il compito di salvaguardare Riley dai pericoli. Tristezza è rappresentata invece come un’emozione pesante, lenta, di cui non si comprende bene l’utilità per la maggior parte del racconto.

È proprio partendo da uno sguardo attento al personaggio di Tristezza, però, che siamo in grado di capire il significato più profondo che il regista vuole comunicare. Il lavoro di Docter infatti è volto a svelare che tutte le emozioni, anche quelle che apparentemente sembrano avere una funzione negativa, hanno pari dignità e specifiche e fondamentali funzioni per il benessere di ognuno di noi.

Durante lo svolgimento della trama di Inside Out diventa presto semplice capire che il comportamento di Gioia, archiviare per ogni giorno della vita di Riley solo i ricordi felici, nella vita reale risulta impossibile da realizzarsi.

Nessuno è sempre euforico e gioioso, le persone hanno bisogno di piangere per sentirsi sollevate e dare voce alla Tristezza è un modo per riequilibrare le cose. Perché Riley possa sentirsi bene è necessario che le sia data dal quartier generale la possibilità di sperimentare ognuna delle sue emozioni.

Il ruolo di Tristezza

Il regista in due momenti specifici del film ci mostra come l’intervento di Tristezza si riveli l’unico in grado di ristabilire l’equilibrio emotivo dei personaggi permettendo loro l’elaborazione di un evento spiacevole.

Nel momento in cui Tristezza consola e accoglie senza resistenze il vissuto doloroso dell’amico immaginario Bing Bong gli permette di sentirsi poi meno solo e più tranquillo. Quando mostra a Riley una serie di ricordi nostalgici e riesce a stimolare in lei una reazione che esplode in un pianto liberatorio sollecitando l’abbraccio affettuoso dei suoi genitori, la aiuta ad esprimere i suoi sentimenti e i suoi pensieri di preoccupazione.

Così, dopo qualche fatica, Riley riesce, con l’appoggio e il sostegno della famiglia, a adattarsi alla nuova vita a San Francisco costruendo una nuova rete di amicizie e continuando a coltivare la sua passione per l’hockey. La funzione della tristezza viene dunque nobilitata, se riconosciuta e accolta; da segnale critico e negativo questa emozione può rivelare la sua fondamentale azione riparatoria e innovatrice, trasformandosi in un prezioso stimolo al potenziale cambiamento.

Inside Out è un importante monito a non lasciarsi sopraffare dal tentativo di negare le emozioni “negative” necessarie e in grado di favorire lo sviluppo di nuovi vissuti e prospettive possibili.

Valentina Mangili, Psicologa e psicoterapeuta dell’équipe TheClew

Febbraio 2018

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