A Romano di Lombardia, nella Rocca viscontea, un’analisi dello stato di salute del settore e dell’aggregazione territoriale, tra limiti e potenzialità
Nell’ambito della giornata ViviRomano SOStenibilmente dedicata alla sostenibilità e tenutasi a Romano di Lombardia domenica 1 ottobre 2017, si è svolto il convegno «Agricoltura, cibo e ambiente – dal G7 ai territori: dove vanno le politiche agricole?». Numerose le autorità presenti, sindaci, assessori e addetti ai lavori, oltre a un pubblico interessato all’argomento anche per via dell’imminente vertice internazionale in programma a Bergamo a metà ottobre.
Lo sguardo alle problematiche è partito dal livello internazionale per poi soffermarsi sul livello più locale, come da intenzione degli organizzatori dell’incontro: il mensile infoSOStenibile in collaborazione con il Distretto Agricolo della Bassa Bergamasca e il Biodistretto sociale di Bergamo, entrambi partecipati dal Comune di Romano e in particolare dall’assessore Marco Seghezzi che ha coordinato l’intera giornata di ViviRomano SOStenibilmente.
Due anime in uno stesso territorio
Dopo i saluti dell’onorevole Giuseppe Guerini, ha esordito l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Maria Terzi, che ha evidenziato l’importanza di giornate come quella romanese sulla discussione delle pratiche agricole, ricordando come la grande maggioranza di noi sia erede, dopotutto, di un mondo contadino che ha caratterizzato le generazioni dei nostri padri o dei nostri nonni.
La Lombardia, in effetti, non è solo il polo iperindustrializzato che tutti conoscono, ma è anche la prima regione agricola d’Italia. Dunque due realtà molto diverse che coesistono e che compongono l’anima del nostro territorio: agricoltura e industria, tradizione e tecnologia. Spesso però andiamo incontro a casi dove l’industrializzazione, unitamente all’urbanizzazione, ha finito per distruggere campi e togliere così spazio al settore primario. Basta dare uno sguardo all’hinterland bergamasco per rendersene conto.
E proprio questo deve spingere a lavorare sempre di più per tutelare il territorio e la sua biodiversità. Biodiversità e tutela ambientale sposata in primis dal Biodistretto sociale di Bergamo, una realtà nata lo scorso anno che ha unito le aziende e cooperative agricole che fanno produzione biologica e che hanno il valore aggiunto dell’inclusione sociale, ossia dare occupazione alle fasce più deboli della popolazione.
Il distretto agricolo
Le funzioni del DABB - questa la sigla del distretto della bassa - sono state diligentemente illustrate da Giovanni Malanchini, sindaco di Spirano che è il Comune iniziatore di questa realtà.
Lo scopo del distretto è, sostanzialmente, farsi interprete delle esigenze delle aziende agricole della pianura bergamasca e fare sistema per poter sfruttare al meglio le opportunità, tra cui per esempio quella di accedere più efficacemente ai finanziamenti e valorizzare i prodotti del territorio. Infatti - come ha ricordato l’imprenditore Bortolo Ghislotti (membro del DABB) il distretto sta lavorando a un marchio che serve a certificare che il prodotto in questione è stato realizzato solamente con materie prime provenienti dagli stessi comuni della bassa bergamasca.
Sempre Ghislotti, allo stesso tempo, ha messo in evidenza alcune criticità e contraddizioni del sistema allo stato presente: una realtà come il DABB è spesso lodata dalle istituzioni e presa a modello, eppure deve faticare per trovare risorse anche minime per funzionare, tenendo presente che nessuno vuole chiedere l’elemosina, ma dare valore a un comparto economico importante e cruciale per la salute e per l’economia locale.
Di marchio d’area ha parlato anche Dimitri Donati, presidente del Parco del Serio, la cui sede amministrativa si trova proprio nella Rocca Viscontea di Romano.
Il Parco del Serio è stato uno dei primi enti a ideare un marchio che sancisse il legame del cibo ai territori, eppure dopo tanti anni c’è da registrare una pluralità e una frammentazione anche di questi marchi.
Di economia locale e di valore del territorio ha parlato anche Paolo Franco, presidente di UniAcque Spa, ente partecipato proprio dai comuni bergamaschi che reinveste sul territorio tutti gli introiti della gestione di una risorsa fondamentale come l’acqua, indispensabile sia per l’alimentazione che per l’agricoltura. Intervenuti nel dibattito anche Piero Bonalumi di Confagricoltura e Sandro Maffi di Coldiretti, affrontando argomenti che meriterebbero ciascuno un convegno a sé, come la questione degli Ogm, l’eliminazione del Glifosato, il rinvio dell’accordo commerciale con il Canada (Ceta) e altre tematiche decisive per il futuro dell’agricoltura. Una mattinata ricca di spunti e approfondimenti, che non ha fatto altro che dimostrare il bisogno di tornare presto a parlare di questi temi, coinvolgendo non solo gli addetti ai lavori, ma un insieme sempre più vasto di operatori, amministratori comunali, scuole, associazioni dei consumatori, commercianti e ristoratori e infine i protagonisti del sistema locale: i cittadini del proprio territorio.
Diego Moratti