Michela Murgia e Chiara Tagliaferri dedicano un libro a dieci «ragazze che tua madre non approverebbe» ma che insegnano il coraggio di essere diverse e osare
Ci sono donne modello e altre meno. Donne che non hanno saputo stare al loro posto, rispettare convenzioni, regole. Che hanno infranto modi di essere e apparire, dettati (e accettati) dall’intera società, non solo da quella più maschilista. Sono sante e “diavole”, circensi, attrici, artiste, sportive: a dieci di queste ragazze controverse, esagerate e rivoluzionarie è dedicato il libro «Morgana» della scrittrice Michela Murgia e dell’autrice radiofonica Chiara Tagliaferri (edizioni Libri Mondadori). Il titolo è un omaggio alla sorellastra di Artù che, non accettando il potere del fratello e sfruttando i suoi poteri magici, tesse trame contro di lui e la moglie Ginevra.
Morgana è uno dei personaggi più enigmatici e impenetrabili delle leggende cavalleresche e, come la definisce lo stesso Artù, è «il caos, un caos in cui si annulla ogni finalità, in cui perfino il costruttore più meticoloso e accanito abbandona l’idea del risultato e si perde con delizia».
Non edificanti,ma educative
Allo stesso modo le storie raccontante in questo libro non sono politically correct, «non sono edificanti ma educative - si legge nella seconda di copertina -. Disegnano parabole individuali più che percorsi collettivi, ma finiscono paradossalmente per spostare i margini del possibile anche per le altre donne».
Qualche esempio? È citata Caterina da Siena, che «in un’epoca in cui alle femmine si chiede il silenzio e l’obbedienza, lei parla e si fa maestra, viaggia per il mondo e ne rimette insieme i pezzi, affronta la misoginia della Chiesa e il patriarcato della famiglia con la stessa determinazione». Si parla di Moira Orfei, la “Signora del circo italiano”, icona assoluta al quale si può pensare senza dover «evocare alcun compagno, mentore o nemico. La regina corvina, che sorride dai manifesti di tutte le città d’Europa, infatti, non è mai stata la metà di nessuno». Ci sono Marina Abramovic, artista di fama internazionale il cui motto è «Fallo e basta» e la cui missione è muoversi come un’avanguardia: «È estremamente importante - queste le sue parole nel volume - uscire dalla propria comfort zone, per conoscersi fino in fondo. Il fatto è che io ho voluto essere anche di ispirazione per altri. Volevo far capire che, se posso farlo io, lo puoi fare anche tu. E lo volevo dire soprattutto alle donne: smettila di sentirti in colpa, cosa che noi facciamo così bene. Smettila di fare la vittima».
Da artista ad artista, dalle performance agli edifici: c’è anche Zaha Hadid, la prima a ottenere il “Nobel per l’architettura” (il premio Pritzker), una che non si preoccupa di «essere accogliente» o simpatica, che odia le regole e le linee rette, che chiede: «Perché attenersi all’angolo a 90 gradi quando ce ne sono disponibili altrI 359»? Fra le pagine appaiono anche l’attrice pornografica, conduttrice televisiva e politica Moana Pozzi, la stilista Vivienne Westwood, le sorelle Brontë, la cantante e modella Grace Jones, la pattinatrice Tonya Harding, l’attrice e cantante Shirley Temple. Ognuna di loro è (o è stata) scomoda. Tutte rivendicano «la forza di affermare la propria diversità, la capacità di gestire le cadute e il coraggio di affrontare l’impopolarità», spiegano le due autrici. Non sono modelli da perseguire, ma spunti per cambiare prospettiva. Occasioni che «formano alla libertà, alla presa di distanza dalle regole imposte e al coraggio di essere se stesse, anche quando nessuno capisce». In fondo, come cantava Piero Pelù al tempo dei Litfiba, «Fata Morgana ha già cambiato ogni profilo».
Con lei «non c'è confine tra l'occhio dentro e l'occhio fuori».
E forse per questo ci affascina e sconvolge tanto.
Michela Offredi