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Birra: dagli Egizi a Forattini, dai Sumeri ai Simpson

La birra nella storia, egizi

Dagli Egizi a Forattini, dai Sumeri ai Simpson.
Ogni mese curiosità, news e ricette su una delle bevande più amate al mondo

“Birra” deriva dal latino bibere (bere) o da cerveza (cerevisia e cervisia in Plinio), termine che si può scomporre in “Cereris vis”, ossia “forza di Cerere”, la dea dell’agricoltura e delle messi. Si tratta della bevanda per eccellenza, fermentata, moderatamente alcolica e a base di cereali, che continua a essere considerata un elemento fondamentale nelle abitudini alimentari di quasi tutti i popoli.

La birra nella storia

È impossibile stabilire con esattezza quando e dove sia nata la birra. Per alcuni è stata creata in Mesopotamia, per altri in Egitto, per altri ancora a Malta. È comunque molto probabile che abbia avuto un’origine puramente casuale, in seguito a un processo di fermentazione spontaneo, fenomeno naturale che può avvenire ovunque, purché non vi siano temperature troppo rigide.

I Sumeri

Il primo documento storico in cui viene citata la birra risale al tempo dei Sumeri. Si tratta di tavolette d’argilla a caratteri cuneiformi, risalenti circa al 3500 a.C. e rinvenute a Uruk, in Mesopotamia. Nella fertile fascia tra il Tigri e l’Eufrate, 5000 anni fa si ricavava dall’orzo una bevanda fermentata, che veniva chiamata “se-bar-bi-sag”, letteralmente “bevanda che fa vedere chiaro”. Sembra che fossero circa una ventina le qualità di birra prodotte nella Mesopotamia antica, anche se quattro risultavano essere le varietà più diffuse. Descrizioni molto precise sulla tecnica di lavorazione, oltre a dettagli precisi sulla contabilità di produzione, le scorte e il commercio, si trovano anche nel Codice di Hammurabi, datato 1790 a.C.

Gli Egizi

Gli antichi Egizi attribuiscono la nascita della birra al dio Osiride, che ne aveva fatto dono prezioso agli uomini. Quattro erano i tipi di birra che venivano annualmente prodotti: “Henqet”, la più antica, “Zythum” (birra chiara), “Curmy” (birra scura) e “Sa”, birra ad alta concentrazione, riservata al faraone e destinata alle cerimonie religiose. La lavorazione della birra in Egitto era molto simile alla produzione sumerica. Gli aromi usati erano gli stessi, con l’aggiunta di miele, datteri e cannella. Per il suo prestigio, nonché per il suo alto valore spirituale, la birra era presente in tutto l’arco della vita di un antico egiziano: i bambini venivano svezzati, nei primi anni di vita, con la zythum, una miscela di acqua, miele e orzo; una volta cresciuti, i giovani dovevano partecipare a una particolare cerimonia, in cui veniva loro donata un’anfora, a indicare la dose massima giornaliera di birra permessa.

L’anfora avrebbe dovuto seguirli oltre la morte, come corredo funebre. In Egitto la birra aveva una grande importanza anche in campo medico, essendo utilizzata come rimedio per i disturbi intestinali, per le ferite e per il morso degli scorpioni, ma soprattutto era usata nella mummificazione come lavacro a scopo di purificazione. Moltissimi sono i reperti archeologici che ne raccontano l’uso e la storia, fra cui una famosa statuetta d’argilla, conservata a Firenze, che rappresenta una donna intenta a impastare pani per la birra. Greci e Romani furono invece grandi estimatori del vino, ma l’arte della birra tornò in voga nel Medioevo, con particolare riferimento all’attività di produzione dei monaci nelle abbazie, fino a trovare ampia diffusione, soprattutto in Germania e in Irlanda, nell’età moderna.

Gennaio 2014

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