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Aggressivo o non aggressivo?

Aggressivo o non aggressivo?

Gestire la rabbia per vivere in modo sostenibile

Aggressivo o non aggressivo? Come rispondereste se a bruciapelo vi fosse posta questa domanda? Ragionereste nei termini di ciò che è giusto e di ciò che risulta sbagliato? Il pensiero comune spesso lo ha fatto banalizzando la complessità di un argomento molto più articolato. La rabbia e la sua derivata aggressività sono emozioni universali che tutti noi proviamo. Non si tratta quindi di pensare se “agirla” o “sottacerla”, ma piuttosto di imparare a riconoscerla e gestirla in maniera efficace.

Una proposta potrebbe essere di non inserirla nelle categorie del giusto e dello sbagliato ma nei luoghi del sostenibile e dell’insostenibile. Partendo dal fatto che per sostenibilità intendiamo la caratteristica di un processo o di uno stato -anche psicologico e comportamentale- che può essere mantenuto nel tempo, risulta consequenziale pensare alla rabbia in termini sostenibili quando diviene azione legata alla sopravvivenza o alla conquista della nostra libertà e indipendenza. È sostenibile quando viene incanalata in energia creativa o diviene possibilità di performance migliori nel lavoro così come nello sport. È invece insostenibile l’aggressività che diviene crudeltà insensata, che non produce nulla per migliorare ma anzi deteriora lo stato d’essere delle cose. È insostenibile quell’aggressività che diviene unica via per la risoluzione dei nostri conflitti portando il soggetto alla distruzione delle relazioni. Insostenibile è l’aggressività che si ritorce verso il soggetto che l’agisce. A volte infatti è distante dai reali valori e credenze della persona che in modo incontrollato la manifesta contro l’altro, generando successivamente senso di colpa e frustrazione.

Come un serpente che si morde la coda l’aggressività spesso si rivolta verso di noi. Un’azione aggressiva ripetuta causa un grande dispendio di energie, portando il soggetto a una condizione di stanchezza, spossatezza e perché no ansia e stress (stati d’animo che per di più, in modo circolare, promuovono ulteriori manifestazioni aggressive). È insostenibile anche tutta l’aggressività repressa che rischia di traboccare come da un “vaso di Pandora emotivo” in atti ben più violenti delle cause generanti. È infine insostenibile l’aggressività che si orienta verso persone che nulla hanno a che fare con chi l’ha generata, probabilmente perché il soggetto trova più semplice agire contro chi è più debole o mai si rivolterà a lui. Concludendo, credo dovremmo rivedere i nostri approcci più comuni all’aggressività, comprendendo che solo una corretta gestione la potrà illuminare come azione sostenibile o, al contrario, come comportamento esclusivamente distruttivo e quindi insostenibile.

Alessandro Fortis

Maggio 2015

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