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Acqua sana e senza plastica: dal Giappone due soluzioni zero waste

Acqua

Carbone Binchotan e ceramica EM permettono di bere acqua pulita senza sprecare plastica

Il pregiudizio tutto italiano nei confronti dell’acqua del rubinetto classifica il bel Paese al terzo posto sul podio dei maggiori consumatori al mondo di acqua in bottiglia, accanto a Messico e Thailandia, dove però l’accesso all’acqua potabile per la popolazione è decisamente più limitato. Per fermare questo trend in crescita - le ultime statistiche parlano di 10 milioni di bottiglie acquistate nel 2019, con una produzione di circa 300 tonnellate di plastica - esistono due soluzioni economiche e zero waste, frutto di ricerche e tradizioni giapponesi, che permetterebbero di risparmiare dai 50 ai 100 euro annui per consumatore.

Tradizione e ricerca dal Giappone

Basta cercare online “carbone Binchotan” (o carbone bianco) per scoprire la prima soluzione: si tratta di un semplice bastoncino scuro con riflessi argentati, che va lasciato agire poche ore in una caraffa d’acqua di rubinetto per migliorarne il sapore e renderla meno dura. Si tratta di un carbone attivo vegetale in grado di assorbire composti chimici, metallici e organici grazie alla sua struttura microscopica altamente porosa. Inoltre arricchisce l’acqua dei preziosi minerali assorbiti dalle piante da cui proviene, generalmente quercia, leccio e bambù.

Le sue virtù derivano dalla carbonizzazione ad alte temperature (fino a mille gradi) che il legno subisce in forni artigianali nelle regioni montane di Kishu, a cui segue un veloce raffreddamento, durante il quale il carbone viene coperto da una mistura di terra, sabbia e cenere che gli conferiscono i riflessi luminosi e chiari. Dopo l'utilizzo il bastoncino di carbone Binchotan può essere sbriciolato e utilizzato come fertilizzante per le piante.

Un prodotto simile al carbone Binchotan è la ceramica EM, venduta in biglie o piccole forme per depurare l’acqua. EM sta per “microrganismi efficaci”, scoperti casualmente dal professore Teruo Higa nel 1993 in alcune combinazioni di colture per ricerche in ambito agrario. Uniti all’argilla e cotti ad alte temperature, tali microorganismi non sono più attivi ma imprimono le loro tracce in modo indelebile nella ceramica sotto forma di frequenza in radiazioni nell’infrarosso lontano.

La ceramica EM modifica quindi la struttura molecolare dell’acqua restituendole il suo originario stato di purezza. Tali vibrazioni riescono a vivificare e depurare da sostanze inquinanti e batteri i liquidi e i materiali vicini.

Lorenzo Torcello

Febbraio 2021

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