La prima First Lady afroamericana
“Dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna” – si dice – ma meglio aggiornare anche i detti, perchè più che dietro, Michelle Obama, si è sempre messa accanto al marito.
La prima First Lady afroamericana non ha certo vissuto nell’ombra; ancor prima della vittoria delle elezioni presidenziali del 2008, che aprirono alla famiglia Obama le porte della Casa Bianca, Michelle si è fatta notare per le sue spiccate doti carismatiche, per l’attenta sensibilità a tematiche sociali e non ultimo per lo stile elegante e classico.
Laureata in legge, inizia la sua carriera come avvocato, ma ben presto si avvicina al mondo della politica, seguendo probabilmente una vocazione ereditata dal padre, iscritto al Partito Democratico.
È durante un pranzo di lavoro che conosce Barack Obama; si sposano nel 1992 e hanno due figlie, Malia Ann e Natasha.
Con l’ascesa del consorte alla politica nazionale, le luci della ribalta si accendono anche su Michelle, tanto da rientrare nel settembre del 2007 tra i primi 50 nella “The Harvad 100”, una lista dei più influenti ex studenti di Harvard.
Durante tutta la campagna presidenziale, Michelle si è sempre attivata per sostenere il marito: ha stretto molte mani, frequentato i salotti, tenuto discorsi importanti e organizzato raccolte fondi; solo due giorni a settimana, però, così da potersi dedicare anche al proprio ruolo di madre, senza tralasciare l’impegno nel sociale.
Eletto Obama, i media si scatenano e Michelle diviene una delle oratrici più apprezzate dall’opinione pubblica mondiale, perché capace di parlare al cuore della gente con educazione e intelligenza.
Dopo aver gestito due mandati, il quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti sembra essere stato uno dei più amati della storia del Paese, e con lui anche Michelle: la loro famiglia è di fatto la materializzazione del “sogno americano”.
Sono passati otto anni da allora e il 20 gennaio 2017, insediatosi alla Casa Bianca il nuovo Presidente Donald Trump, gli Obama hanno dovuto traslocare.
In questa circostanza, sono proprio le parole di Michelle a lasciare il segno più profondo: «La nostra grande diversità, le nostre diversità di fedi, colori e convinzioni non sono una minaccia a ciò che siamo: sono ciò che ci rende ciò che siamo».
Un’idea, la sua, in netta contrapposizione con i primi provvedimenti presi da Trump nei primi giorni del suo mandato, ma che sicuramente un po’ di speranza nel popolo statunitense è riuscita a infonderla.
Laura Spataro