feedFacebookTwitterlinkedinGoogle+

infoSOStenibile

Tra Bologna e il Lambro: Esempi di rigenerazione dal basso

Tra Bologna e il Lambro: Esempi di rigenerazione dal basso

Le esperienze di rigenerazione nate dai cittadini valorizzano le relazioni e mobilitano risorse

Le esperienze di rigenerazione degli spazi abbandonati nate dal basso rispondono meglio di altre ai bisogni locali, mobilitando risorse che spesso i progetti istituzionali non riescono a riconoscere e attivando relazioni di mutuo aiuto con altre realtà che operano a scale diverse. Sono infatti esperienze che “rigenerano relazioni” attraverso il recupero degli spazi, ben diverse da quelle che rigenerano gli spazi, tramite capitali provenienti dal circuito dell’intervento immobiliare, “sperando” nell’attivazione di nuovi presidi sociali.

Instabile Portazza

Tra i vari esempi emblematici va citato il riconoscimento, da parte del premio Chiara Zevi 2018, dell’esperienza “INstabile Portazza” di Bologna come caso premiato con risorse finanziarie, che contribuiranno a sostenere il proseguo dell’intervento di coesione sociale. Nel 2014 si è infatti avviato il tentativo dei residenti nel villaggio Portazza (prima periferia bolognese) di riappropriarsi del centro civico abbandonato.

Nel giro di pochi anni il recupero edilizio registra il successo dell’operazione, dimostrando il valore esponenziale della messa in rete di competenze diverse: dapprima la vincita del Bando della Coop Adriatica 2015/2016 ha permesso l’avvio dei lavori di sistemazione; in seguito, nel 2018, la sistemazione dell'immobile di Portazza è stata inserita dal Comune di Bologna nel Programma Operativo Nazionale (PON) “Città Metropolitane 2014 – 2020”, adottato dalla Commissione Europea e finanziato dai Fondi Strutturali.

Questo a dimostrazione del fatto che uno spazio pubblico abbandonato da trent'anni è tornato nelle agende della politica solo quando i cittadini si sono mobilitati, iniziando a costruire insieme un pensiero e un'immagine condivisa di questo spazio come futuro “bene comune”.

Intorno a questa idea si sono mobilitate e messe in rete le risorse di chi è capace di programmare eventi, di chi è in possesso di abilità di ogni tipo, di chi è in grado di mettere a disposizione strumenti e attrezzature. La rigenerazione dell’ex centro civico è una sfida aperta che vede nel traguardo del Community Creative Hub la vera realizzazione del progetto: già oggi il centro creativo offre numerosi contenuti, quali corsi di falegnameria per bambini e di yoga per adulti, mostre fotografiche e presentazioni di libri, cene e dimostrazioni di cucina.

La sfida è da un lato stabilizzata dalla sottoscrizione di un patto di collaborazione tra le realtà qui presenti, l’Azienda casa Emilia-Romagna della provincia di Bologna e il comune di Bologna, che destina loro l’area per un periodo di otto anni. Dall’altro, però, è indebolita dalla necessità di abbandono degli spazi nella fase di ristrutturazione “one shot”.

Non solo edifici abbandonati. L'esempio di ReLambro

Accanto alle aree abbandonate edificate, abbondano anche quelle naturali, a causa del fatto che il motore economico dell’edificazione ha spesso lasciato in second’ordine aspetti di controllo, manutenzione e vitalizzazione delle aree a parco. Il progetto ReLambro, ad esempio, ha come obiettivo il rafforzamento della rete ecologica innervata dal terzo fiume milanese e intorno a questo obiettivo vede la partecipazione di molti attori, tra cui istituzioni, enti di controllo, associazioni ambientaliste, con il sostegno economico da parte di Fondazione Cariplo.

Tutto nasce nel 2017 dal progetto curato dal prof Longo del Politecnico di Milano, DAStU, e prevede la restituzione del fiume alla città, con un cambio di mentalità radicale, considerando le aree intorno al fiume Lambro non più come il retrobottega della città, ma come una zona di primo piano per le aree circostanti “rivierasche”.

Attuando una strategia “incrementale” attraverso piccoli interventi puntuali, la restituzione alla naturalità di ampie aree golenali, il rafforzamento del sistema di siepi e filari dei canali e la riorganizzazione delle funzioni pubbliche e fruitive in zone oggi a rischio esondazione, sono al centro del progetto.

Una sfida rigenerativa ancora aperta, soprattutto sulla qualità delle acque del fiume ancora compromesse dagli scarichi (abusivi) prima dell’ingresso in Milano ma anche sulla qualità di uso degli spazi attraversati dal fiume; primo tra tutti il parco Lambro (il più grande parco milanese) oggi svuotato di attività, pieno di edifici abbandonati e (quindi) oggetto di usi impropri.

Davide Fortini

Settembre 2019

Articoli Correlati

Incontri, scambi, momenti formativi e ludici hanno arricchito la nuova edizione della...
Dal 21 giugno al 12 luglio torna il festival organizzato da Legambiente Bergamo che...
Il recente libro di Elena Granata evidenzia come le donne abbiano sempre maturato un...
Al Polaresco l’1 e il 2 giugno un fine settimana dedicato ad ambiente, natura e cura del...