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Con la permacultura per diventare più resilienti

Agire per una maggiore indipendenza delle nostre vite “dal sistema” si può. Persino restando in città

Alzi la mano chi non ha dipendenze. Senza scomodare droghe, alcool, fumo e gioco, quanto dipendiamo dal sistema? Dalla connessione a Internet e dalle nostre inseparabili protesi tecnologiche, dalla fornitura di energia elettrica e dai servizi di distribuzione dell’acqua, del metano, dei carburanti e di raccolta dei rifiuti, dal sistema sanitario e da quello bancario, dalla grande distribuzione organizzata e soprattutto dal denaro, che rincorriamo spasmodicamente, come in crisi d’astinenza, perché ci serve per pagare le bollette (la nostra dipendenza dalle reti tecnologiche), per andare al supermercato (la nostra dipendenza dal sistema agroindustriale di produzione e distribuzione del cibo) e persino per occupare il tempo libero (poiché il divertimento gratuito ci sembra impossibile). C’è chi vorrebbe evadere inseguendo l’autosufficienza in un angolo isolato, in mezzo alla natura, correndo però il rischio di ricadere nell’auto(mobile)-dipendenza!

Eppure, anche senza mollare tutto e fuggire - persino restando in città - è possibile iniziare a riprenderci alcune delle deleghe che abbiamo affidato al sistema. Di ciò si è parlato il 14 settembre alla biblioteca di Albino in un incontro con Gloria Gelmi, autrice del libro “Il clima cambia… Anch’io! Permacultura personale, sociale, urbana per diventare più resilienti”.

L’invito rivolto da questo sintetico manuale è a indossare gli occhiali della permacultura, adottare la sua visione sistemica e la sua base etica per riprogettare le nostre vite. Ripensando completamente il nostro rapporto col cibo, l’acqua, l’energia, i soldi e la comunità. Reintroducendo la natura in città, creando reti locali di mutuo aiuto in contro-tendenza all’accentramento dei servizi, imparando a distinguere i desideri dai bisogni, spesso appagabili anche senza ricorrere al denaro.

Dalla dipendenza all’in(ter)dipendenza

Meno dipendenza significa anche più resilienza (diversa dall’autosufficienza) di fronte a un futuro sempre più incerto e minaccioso, in cui il cambiamento climatico è solo una delle manifestazioni della più ampia crisi ecologica, economica e sociale. Una poli-crisi dai tanti aspetti strettamente correlati, tappa finale di una storia originata dall’avere collettivamente introiettato il concetto di una duplice disconnessione: dell’umanità dalla natura e dell’individuo dagli altri esseri umani.

Abbiamo cioè dimenticato che il nostro benessere e la nostra stessa vita dipendono dal mondo naturale e che non può esserci resilienza senza interconnessione con le altre persone. Solo uscendo da questa condizione di separati in casa, cioè di individui illusoriamente indipendenti all’interno della casa comune che è l’intero pianeta Terra, e comprendendo che siamo cellule interdipendenti di un unico grande organismo, potremo frenare la nostra folle corsa verso il baratro.

Una cultura permanente

La permacultura mira a costruire una società sostenibile, resiliente, rigenerativa prendendo ispirazione dalla natura: ci invita a osservarla non come alieni, ma con la consapevolezza di esserne parte e di non potere ignorare i suoi principi, bensì di doverli integrare nella nostra cultura per renderla più duratura (cultura permanente). Ci insegna a diventare ogni giorno agenti del cambiamento, a prenderci la nostra responsabilità e fare la nostra parte, perché la combinazione di innumerevoli scelte produce cambiamento sociale e culturale e ogni cambiamento rende più probabili altri cambiamenti. Per rispondere attivamente ai ragazzi che nelle piazze ci gridano di svegliarci, perché il tempo stringe.

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L'autrice

Gloria Gelmi, gandinese, da oltre quarant’anni si occupa di ambiente, sostenibilità, stili di vita eco-compatibili. Laureata in scienze naturali, lavora a lungo presso la Provincia di Bergamo come funzionaria tecnica, responsabile del Servizio Ambiente, mobility manager d’area provinciale.

Nel nuovo millennio inizia a interessarsi di permacultura ed ecovillaggi, co-promuove una Transition Town e si diploma con l’Accademia Italiana di Permacultura.

Nel 2023 lascia l’impiego di funzionaria provinciale per dedicarsi alla divulgazione e formazione, alla facilitazione e sperimentazione di comunità intenzionali (accreditandosi come facilitatrice CLIPS - Community Learning Incubator Program for Sustainability), e per applicare la permacultura alla propria vita, senza trascurare la grande passione per l’arrampicata.

 

 

Ottobre 2024

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