Incentivi sempre più mirati e consapevolezza sempre maggiore dei cittadini e degli enti pubblici: sostituire il parco veicoli è un obiettivo essenziale
L’automobile privata è comoda, pratica, sempre disponibile ad ogni ora, calda quando fa freddo e fresca quando fa caldo, metto la musica che voglio, faccio le telefonate in vivavoce, non mi spettino i capelli e non mi bagno quando piove, non aspetto alla fermata, carico quello che voglio, la spesa, i figli, gli amici e le amiche; e poi arrivo fin sotto casa, magari nel garage. Ho pure l’illusione che tutta questa comodità mi costi relativamente poco per il servizio e la “libertà” che offre, perché il suo costo di svariate migliaia - o decine di migliaia - di euro è considerato alla stregua di un investimento fisso e quasi inevitabile per i più: necessario per il lavoro, per la famiglia, per qualsiasi evenienza, praticamente è percepita da molti come una necessità, che inconsciamente non mettiamo nemmeno sulla bilancia costi/benefici. Uno l’auto la deve avere e basta. Questo anche perché in molti casi l’auto privata è spesso l’unico mezzo che consente alcuni spostamenti altrimenti impossibili, a meno che non si abiti in una grande metropoli.
Nessuna illusione
Pertanto nessuno si illuda che nel prossimo futuro, anche in versione ecologica e digitale, green e smart, non ci siano milioni di auto private in circolazione e milioni di persone che continueranno ad acquistare (o noleggiare) con piacere e soddisfazione un’auto di proprietà, sempre a propria disposizione, per uso personale e con modelli, interni e funzionalità sempre più personalizzate.
Se dunque vogliamo parlare seriamente di una transizione ecologica realistica, nonostante le innovative modalità e sistemi alternativi di trasporto che si stanno affermando, dobbiamo mettere in conto che la strada verso una mobilità sostenibile andrà in parallelo solo con un forte incentivo alla sostituzione dell’enorme flotta di veicoli privati in circolazione, oggi quasi totalmente dotati di motore termico, inquinante e costoso, ma diffuso e consolidato in ogni suo ambito: produzione e fabbricazione di sempre nuovi modelli, rete capillare di rifornimento, strade, città e parcheggi ovunque.
Eppure ormai è consolidato che sono state rimosse le motivazioni per cui il motore elettrico non è stato finora preferito dagli italiani: colonnine di ricarica se ne trovano ovunque, i costi di manutenzione sono ridotti al minimo mentre i costi di rifornimento sono praticamente trascurabili rispetto alla benzina o diesel. Se poi per produrre l’energia elettrica si utilizzano fonti rinnovabili, allora anche i costi per l’ambiente e la riduzione delle emissioni in atmosfera, oltre che dell’inquinamento nelle città, diventa formidabile. Il saldo netto a favore dell’ambiente vale anche considerando i costi di produzioni delle batterie e di smaltimento delle stesse. Nessuna illusione quindi di veder scomparire le auto, ma nemmeno presunti alibi sulla direzione verso cui andare.
Drastico calo dell’inquinamento nelle città
Da uno studio del CNR (dicembre 2020) addirittura sarebbe dimostrato il crollo dell’inquinamento nelle città in poco tempo, se il parco mezzi venisse massicciamente sostituito nei prossimi anni. Ciò considerando non solo il trasporto privato, ma anche la logistica dell’ultimo miglio e il trasporto pubblico locale su gomma, ambiti nei quali molti enti locali stanno intervenendo.
Unico e non piccolo elemento deterrente è al momento ancora un prezzo più alto dei veicoli elettrici: ma anche questo elemento si sta gradualmente attenuando. Importanti anche in questo caso sono i sostegni pubblici, diretti e indiretti: a livello di agevolazioni, ztl, parcheggi gratuiti e soprattutto relativamente agli incentivi economici sugli acquisti. Questi incentivi devono però essere fortemente vincolati alle auto elettriche, mentre occorre iniziare a differenziare notevolmente rispetto alle ibride, prestando attenzione a modelli che sono molto differenti tra loro quanto a prestazioni ecologiche, perché non è tutto oro ciò che è ibrido.
Diego Moratti