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I film che ci mettono in guardia. La cinepresa come strumento per raccontare le contraddizioni ambientali del nostro tempo

Soyalism

“Soyalism”, il regime della soia. Il documentario di Stefano Liberti ed Enrico Parenti denuncia l’allevamento intensivo e le sue dirette conseguenze sul sistema produttivo agricolo

La soia sta conquistando il mercato alimentare mondiale. “Soyalism”, documentario-inchiesta di Stefano Liberti ed Enrico Parenti, ne descrive scrupolosamente la filiera produttiva, mettendo in luce la sua insostenibilità.

Presentato in anteprima mondiale all’International Documentary Film Festival 2018 di Amsterdam, e già vincitore al Tutti Nello Stesso Piatto Festival di Trento, il film ha di recente ricevuto la prestigiosa Menzione della Giuria al Terra di Tutti Film Festival di Bologna. Liberti e Parenti descrivono infatti in maniera rigorosa il sistema industriale degli allevamenti di suini e della produzione di soia dagli Stati Uniti alla Cina, dall’America Latina all’Africa.

A pagare le conseguenze della centralizzazione non è solo la piccola agricoltura locale, destinata a scomparire sotto il peso delle multinazionali, ma anche la salute del nostro pianeta: in Brasile, primo produttore mondiale di soia, i contadini sono costretti a cedere le proprie terre e interi ettari di foresta amazzonica sono già stati disboscati per garantire la crescita delle colture. Situazione analoga in Mozambico, dove il governo col progetto Pro-Savana intendeva sottrarre terre ai contadini per cederle a basso prezzo ai grandi investitori. La produzione di soia, usata soprattutto come mangime per animali, è aumentata proporzionalmente alla richiesta di carne.

La causa principale di tale picco è stata la Cina, che per aumentare la disponibilità di cibo per la propria popolazione ha importato il modello industriale americano di produzione di carne suina.

Oggi la Cina alleva ben il 47% di tutti i maiali del mondo, a cui è destinata la maggior parte della soia prodotta. In “Soyalism” prendono parola economisti, agricoltori e attivisti, realizzando un quadro lucido e completo di un sistema industriale che va necessariamente ripensato: il mercato agricolo è di fatto in mano a sole cinque grandi compagnie che possono decidere i prezzi, imporre un modello produttivo ed eliminare le alternative.

Il film intende denunciare l’allevamento intensivo raccontandone le conseguenze, e invita lo spettatore a ripensare la propria dieta come parte fondamentale di tale sistema. 

 

Una città senz'acqua in “Scene from a dry city”. Nello short documentary di François Verster e Simon Wood la narrazione della crisi idrica a Città del Capo

Quest'anno per la prima volta la giuria del Terra di Tutti Film Festival ha assegnato il Premio Senni a uno short documentary, “Scenes from a dry city”, per la regia di François Verster e Simon Wood.

Il corto racconta della persistente condizione di siccità in cui versa la regione occidentale del Sudafrica, in modo particolare Città del Capo, dove il livello dei bacini idrici è in costante e preoccupante diminuzione.

La crisi, cominciata nel 2015, ha portato i governi locali a imporre nel 2018 delle restrizioni severissime per scongiurare il cosiddetto “Day Zero”, il giorno in cui i servizi municipali avrebbero dovuto chiudere le forniture: la capitale sudafricana sarebbe potuta diventare la prima città al mondo a esaurire le scorte d'acqua.

Nel film di Verster e Wood emergono con grande efficacia non solo le evidenti conseguenze che la scarsità d'acqua ha sull'ambiente, ma anche e soprattutto le implicazioni che essa comporta nella comunità: l'ipotesi di privatizzazione dell'acqua genera disordini e proteste che mettono in luce le disuguaglianze razziali e le disparità sociali del popolo sudafricano. Le immagini dei canali di scolo fanno da contrappunto alle scene dei manifestanti, delle preghiere collettive per richiamare la pioggia, degli autolavaggi abusivi, e così via.

Secondo la giuria del Premio Senni, il documentario vincitore pianta nella mente dello spettatore dei semi importanti: il problema dell'acqua è quanto mai attuale e globale, ma in pochi si soffermano sull'impatto sociale della crisi ambientale. Nonostante sia sempre stata considerata una fonte d'energia rinnovabile, l'acqua oggi scarseggia in molte zone del mondo; essendo un bene necessario alla vita, l'accessibilità alle risorse idriche sarà sempre più motivo di tensioni e guerre. Le restrizioni municipali imposte a Città del Capo e un aumento delle piogge hanno prima posticipato, poi scongiurato, il Day Zero. Il popolo sudafricano ha dovuto cambiare drasticamente le proprie abitudine e per ora è stato premiato.

La speranza che nasce guardando “Scenes from a dry city” è che diventi un esempio per tutti.

Laura Spataro

Gennaio 2020

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