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Emergenze e scioperi per il clima. Un anno di Fridays for Future

FFF Bergamo manifesto

Il coordinamento bergamasco di FFF inizia il nuovo anno tirando le somme: «Il 2020 deve essere l'anno della svolta»

Le alluvioni a Venezia, gli incendi nella foresta Amazzonica e in Australia, la crisi degli accordi di Parigi sul clima (principalmente con l’uscita degli USA, in quanto tali accordi rappresentano un “fardello economico”), il negazionismo di molti, l’inattività politica davanti alla crisi socio-ambientale: nel 2019 sono accaduti molti eventi, anche catastrofici.
Ma il 2019 è stato anche l’anno delle proteste di piazza per il clima: come mai prima d’ora si sta affermando una coscienza globale riguardo alla crisi climatica, a cominciare dai più giovani.

In piazza per il clima

Nel febbraio scorso, seguendo l’esempio di altre città, è nato il gruppo bergamasco di Fridays For Future in occasione del primo sciopero globale per il clima del 15 marzo 2019: soltanto a Bergamo, ben 2500 persone sono scese in piazza. Manifestazioni analoghe si sono svolte in moltissime altre città del resto dell’Europa e del mondo.

Il 24 maggio 2019 si è poi svolto il secondo sciopero globale per il clima: a Bergamo è stata significativa la presenza di gruppi indigeni provenienti da Canada, Messico, Australia, Brasile, preziosi testimoni della crisi socio-ambientale in atto. In occasione del secondo sciopero, infatti, la parola “ambiente” è stata associata alla parola “società”, in quanto il problema ambientale è associato necessariamente ad un problema della specie umana.

Ogni progetto di contrasto alla crisi climatica è legato a un cambiamento radicale: delle politiche adottate dagli stati e dalle organizzazioni internazionali da un lato, delle abitudini di vita di ogni persona dall'altro.

Questo doppio piano di azione è stato sottolineato durante il terzo sciopero globale del 27 settembre (il più partecipato in assoluto), ma ancora di più durante il quarto, il 29 novembre, giornata del black friday, giorno “nero” per il pianeta (in termini di costi ambientali e sociali) ribattezzata block friday perché si inizi a essere consapevoli che ogni singola azione - anche l’acquisto di una singola maglietta - ha un impatto forte sull’ambiente e sulla nostra vita, perché dietro ad ogni oggetto c’è un costo, materiale, ambientale, umano.

Ricordare che la crisi socio-ambientale riguarda le persone è il primo passo per ammettere come le diverse popolazioni del mondo siano colpite dalla crisi in maniera differente le une dalle altre: nella maggior parte dei casi, chi è responsabile della crisi socio-ambientale non ne è (per il momento) colpito; al contrario, le popolazioni più colpite dagli effetti della crisi climatica non sono quelle che l’hanno causata.

Parola d'ordine “emergenza”

La parola d’ordine dell’anno FFF è stata “emergenza”: da un lato per portare l’attenzione sulla crisi socio-ambientale in atto, dall’altro per chiedere alle istituzioni prese di posizione ed azioni immediate.

È con la parola “emergenza” in mano che il 2 dicembre si è aperta la Cop25 di Madrid, la conferenza degli Stati aderenti ai Trattati di Rio del 1992 (e firmatari degli accordi di Parigi del 2015); dopo due settimane di negoziati, però, l’emergenza è diventata acquiescenza, arrendevolezza, e ogni decisione è stata rimandata alla Cop26 di Glasgow.

La Cop di Madrid, emblematica conclusione del 2019, ha evidenziato l’enorme scollatura tra le proteste di piazza (fondate sulle allarmanti relazioni della comunità scientifica) e il tavolo dei decisori politici, dimostrando come la strada per affrontare la crisi socio-ambientale sia ancora lunga. Il 2020 deve essere l’anno della svolta, personale, comunitaria, globale: non c’è più tempo per i buoni propositi, è il momento di agire.

Buon anno!

Il gruppo FFF Bergamo

Gennaio 2020

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