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Distretti di Economia Civile. A Lecco esperti a confronto

Distretti di Economia Civile. A Lecco esperti a confronto

Lecco avvia la costituzione del Distretto e chiama a raccolta istituzioni, imprese, associazioni. Zamagni: processo inclusivo biodiversificato

Un’economia “civile” da contrapporre ad un’economia “incivile”, ossia insostenibile, che consuma e spreca risorse, che produce rifiuti come non mai, che genera disuguaglianze e povertà, che impatta sul pianeta e sul clima, mettendo a repentaglio la qualità e la vita stessa sul pianeta. «Un’economia che definiamo “civile” perché si rivolge alla “civitas”, cioè alla società, alle persone, non solo alle imprese o agli obiettivi di massimizzazione del profitto», ha spiegato il prof. Stefano Zamagni, docente di Economia politica all’Università di Bologna, nel suo intervento durante il convegno sui Distretti di Economia Civile di venerdì 13 settembre, nell'ambito del Festival della Sostenibilità di Lecco. 

Lo stesso termine “distretto”, secondo Zamagni, ha la sua origine nelle esperienze dei distretti industriali, una formula che rappresenta un reticolo di imprese che operano su un territorio e praticano una competizione collaborativa: un distretto di economia civile invece, rivolgendosi alla civitas, intende includere, oltre imprese, sia le istituzioni sia la comunità civile organizzata e la cittadinanza tutta nelle sue variegate forme associative: «L'economia civile è un processo inclusivo biodiversificato – continua Zamagni -. Non è un nome diverso per l'economia del non profit o del Terzo settore, perché coinvolge e si rivolge all'intera economia, che guarda e giudica civile o incivile». 

A corroborare le tesi del rinomato economista è intervenuto Enrico Fontana, responsabile ufficio economia civile di Legambiente nazionale, il quale - dati alla mano- ha raccontato quanto queste esperienze siano in crescita e necessitino di essere sostenute e codificate appunto in distretti, da istituire con delibera di un ente pubblico. Avviato questo processo, attraverso successivi atti vengono definiti i progetti, le iniziative e le attività che rientrano nell’ambito dell’Economia civile e che hanno come obiettivo la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle comunità interessate dal distretto. 

«Sposando il paradigma della sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) che mette al centro il benessere delle persone, la qualità della vita, i diritti umani, la tutela della natura e non la massimizzazione del profitto, è possibile consumare meno risorse e generare occupazione e una migliore economia, è possibile produrre pulito e mangiare sano, muoversi in modo ecosostenibile, produrre e consumare energia pulita, investire eticamente, rigenerare i beni pubblici, promuovere società benefit e cooperative di comunità – ha esortato Fontana, passando poi a precisare i numeri di queste esperienze -. L'economia circolare vale per l'Europa un aumento del 7% del Pil, la richiesta dei prodotti biologici cresce a ritmi decisamente più elevati rispetto al resto del mercato, auto elettriche e car sharing sono in forte ascesa, mentre il fatturato del cicloturismo tocca i 44 miliardi in Europa, con 2 milioni di viaggi e 20 milioni di pernottamenti. Anche l’energia da fonti rinnovabili sta erodendo continuamente terreno alle fonti fossili, mentre il mercato mondiale degli investimenti sostenibili ha registrato una crescita del 34% tra il 2016 e il 2018, arrivando a 30 mila 683 miliardi di dollari: l’Europa, con 14 mila miliardi di dollari conferma la sua leadership in questo ambito».

Il ruolo delle aziende 

Alberto Zambolin dell’associazione Il Quinto Ampliamento ha puntato invece l’attenzione sul mondo imprenditoriale che purtroppo non gode di buona fama, “vittima” di una narrazione spesso negativa: «Sicuramente è ora necessario per le imprese rivolgersi in modo sostanziale e non di facciata in direzione della triplice sostenibilità, che non può ridursi alla semplice procedura per la Responsabilità Sociale d’Impresa.

Spesso le aziende in generale sono ritenute responsabili di tutto ciò che impatta negativamente sul pianeta e sull’economia, ed è vero che la maggior parte di esse devono ripensare radicalmente ai propri valori, a introdurre innovazione e cambiare le modalità di lavoro, consapevoli che i dati sono confortanti: l’impresa che riesce a rinnovarsi nel segno della sostenibilità ha poi migliori performance sia in termini di fatturato, che di export che di occupazione». 

Significativa anche l’esperienza di Como Next, presentata dal direttore generale Stefano Soliano: un’associazione composta da Camera di commercio Como Lecco, banche, associazioni di categoria, Politecnico di Milano e Comune di Lomazzo e altri soggetti che ha come obiettivo lo sviluppo del territorio attraverso il sostegno a start up, green economy, sostenibilità ed economia circolare. Nel tempo la rete è cresciuta divenendo a livello lombardo e nazionale un esempio di modello funzionante di creazione di valore tra tutti gli stakeholder, dalle imprese del territorio all’università, dalle nuove imprese ai corpi intermedi, sulla base di valori quali partecipazione, inclusione, trasparenza, generosità, fiducia.

In tutto questo contesto di elaborazione di pensiero e dispiegamento di buone pratiche, si innesta la l’avvio del processo di costituzione del distretto di economia civile della città di Lecco. «Il cambiamento climatico in atto è un'emergenza reale, che tocchiamo con mano quasi quotidianamente. - ha affermato Alessio Dossi, Assessore all'Ambiente e Trasporti del Comune di Lecco -. Dobbiamo rispondere in maniera forte, unita e decisa come comunità. Il Distretto di Economia Civile è lo strumento operativo grazie al quale sedersi attorno a un tavolo e produrre in sinergia atti concreti per rispondere a questa problematica. Il Comune è pronto a fare da pivot di questo processo e ad assumersi delle responsabilità concrete, ma l'auspicio è quello di avere al nostro fianco tutte le realtà del territorio che normalmente non si considerano dei soggetti a responsabilità ambientale, perché tutti noi, nessuno escluso, abbiamo una responsabilità di questo tipo, consapevoli che non esiste nessuno sviluppo che può permettersi di mettere in gioco la natura di cui facciamo parte». 

Diego Moratti

Ottobre 2019

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