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Il reflusso gastroesofageo

Il reflusso gastroesofageo

Suggerimenti per un disturbo sempre più diffuso

Quando si parla di sindrome da reflusso gastroesofageo (in linguaggio medico Gerd) si fa riferimento a un disturbo legato alla funzionalità digestiva a carico dello stomaco che coinvolge una fetta ampia e in crescita della popolazione.

Il problema nasce principalmente da una disfunzione della valvola che chiude lo stomaco in alto, in congiunzione con l’esofago (il cardias): durante la digestione, l’incompleta chiusura del sacco gastrico verso l’alto determina il refluire dei succhi gastrici fortemente acidi verso le pareti dell’esofago stesso.

Nello stomaco il processo digestivo inizia con l’attivazione delle pompe situate sulle pareti gastriche, che riversano nella cavità una adeguata quantità di ioni idrogeno che portano il ph a valori molto bassi – quindi a un’acidità molto elevata -, necessari a digerire il bolo alimentare: tali pompe si attivano con lo stiramento delle pareti muscolari dello stomaco, dando inizio al caratteristico movimento peristaltico (contrazione-rilasciamento) grazie al quale si realizza la digestione.

Lo stomaco a questo punto è pieno di materiale sempre più fluido e sottoposto a un regolare movimento sussultorio; se il sacco è sigillato, non fuoriesce nulla, ma se la valvola che chiude il collegamento tra sacco e tubo (esofago) dovesse essere danneggiata, parte del contenuto potrebbe fuoriuscire.

È così che i succhi gastrici, dal forte carattere acido, provocano dolori sulle pareti dell’esofago, in misura crescente proporzionalmente alla quantità, all’acidità, al tempo, alla ripetitività. Per diverse cause i malfunzionamenti del processo di chiusura dello stomaco possono essere comuni, occasionali o cronici.

Gli effetti che ne derivano possono causare:

• Pirosi gastrica spesso accompagnata da dolore a livello della bocca dello stomaco;

• Dolore retro sternale localizzato all’altezza del cuore, tanto da poter facilmente essere confuso con una sintomatologia di natura cardiaca;

• Tosse stizzosa e di origine irritativa a livello di gola per risalita fino a livello faringeo dei reflui gastrici.

Il problema più serio è il possibile esito a carico della parete dell’esofago di questi continui rigurgiti acidi: l’epitelio, ovvero le cellule che rivestono la parete interna dell’esofago, è molto sensibile ai succhi gastrici che refluiscono (da qui il dolore acuto) e può andare incontro a lungo termine a un processo di logorio irreversibile che potrebbe portare anche all’insorgere in un cancro dell’esofago non risolvibile e spesso asintomatico fino a diagnosi finale, ottenibile tramite gastroscopia.

È chiaro che questo è l’evento acuto peggiore e ovviamente non tutti i casi hanno questo sviluppo. In ogni caso è bene non sottovalutare e curarsi in modo adeguato.

Prevenire a cominciare da un corretto stile alimentare

Per prevenire questi disturbi è bene ricordare che:

• la digestione inizia in bocca. Mangiare poco e più spesso masticando molto prima di ingerire consente di accelerare il processo digestivo, producendo meno succhi gastrici che, in caso di reflusso, sono meno acidi e quindi meno corrosivi;

• privilegiare cibi solidi o semisolidi soprattutto la sera, quando è più probabile che dopo cena ci si sdrai.

I possibili rimedi farmacologici seguono la medesima logica: impedire il reflusso e tamponare parzialmente la forte acidità per rendere meno lesive, e quindi meno pericolose, le perdite verso l’esofago. Eccone alcuni:

• antiacidi sono i rimedi più comuni e più immediati che tamponano o neutralizzano la pirosi gastrica. Si fa riferimento a bicarbonato di sodio o di potassio, citrati (es. citrosodina) o basi (come il Maalox);

• alginati sono sostanze mucillaginose, simili ad alghe, che si stratificano nello stomaco sopra il bolo alimentare, generando una sorta di tappo che impedisca il reflusso dei succhi gastrici. Restano un approccio utile ed efficace, soprattutto considerando che spesso sono formulati in associazione con antiacidi quali i bicarbonati.

• inibitori di pompa protonica diffusi, utilizzati in modo saltuario o continuativo, sono ora i trattamenti d’elezione. Hanno nomi terminanti con la desinenza “–prazolo”; esistono diversi dosaggi di tutti questi principi attivi, destinati a pazienti con sindromi di diverso grado di intensità e ripetitività. Questi farmaci devono il loro diffuso impiego al loro meccanismo di azione: inibiscono le pompe situate sulle pareti dello stomaco che riversano acido nella cavità gastrica. Vanno assunti a digiuno (tipicamente al mattino) per poter avere la massima efficacia possibile. I cicli di terapia vanno sempre concordati con il medico.

Dott. Michele Visini

Dicembre 2017

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