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I rifiuti si fanno arte

I rifiuti si fanno arte

Un artista di Romano di Lombardia (Bg) invece di buttarli sceglie di recuperarli con creatività

«Mi piace camminare in campagna, all’aria aperta, lungo i fiumi. Ogni volta mi imbatto nell’inciviltà della gente, che abbandona i rifiuti praticamente ovunque.

È dall’età di 13 anni che recupero le cose che le persone buttano via per farne qualcosa di utile, di artistico, impedendo allo stesso tempo che inquinino e sfigurino l’ambiente.

La passione mi venne un giorno, quando camminando incappai in un cumulo di rottami di ferro abbandonati: fu più forte di me, decisi che li avrei recuperati per farne una composizione».

Così esordisce un artista romanese di 50 anni (che preferisce non essere nominato), quando vado a trovarlo nella sua palazzina poco fuori dal centro.

Mentre parla, osservo le sue opere. Sembrerebbero quadri d’arte contemporanea, e in effetti lo sono visto che il loro compositore agisce sotto la spinta di una vena artistica quando li crea, ma stupisce constatare che sono fatti al 100% con materiali di recupero, ovvero rifiuti che ogni comune cittadino porterebbe in discarica destinandoli allo smaltimento, ma che in realtà possono assumere una seconda vita.

Un modo diverso di fare arte

Le sue opere sono state esposte in un paese in provincia di Firenze (nell’ambito di una iniziativa sull’arte del riciclo) e anche qui nelle nostre zone, ma non ama molto parlare della sua attività.

La prima composizione che mi mostra mi ricorda un po’ i celebri dipinti di Piet Mondrian, ma non si tratta di un olio su tela: è un pezzo di compensato su cui è stata applicata la catramina dei tetti dipinta.

L’insolito artista è anche fiero di sé quando mi mostra una composizione ottenuta con una particolare plastica che si usa nei cantieri per la realizzazione degli impianti di riscaldamento pavimentati.

Da un semplice pezzo insignificante di plastica nera è riuscito, dopo un lavoro certosino di oltre trenta ore, a ottenere un’opera dal colore argenteo, con un effetto visivo che ricorda molto la consistenza dell’acciaio, tra i suoi materiali preferiti insieme al ferro.

Quando faccio notare che le sue opere, in base al modo in cui vengono orientate, assumono nuove prospettive e dunque nuovi significati, confermando aggiunge che ciascun osservatore nelle sue composizioni ci riversa la propria soggettività.

Una seconda possibilità

A casa ha una collezione di circa ottanta opere, interamente realizzate con materiali riciclati e di scarto, a volte recuperati anche dai bordi delle strade.

Così l’artista ricicla i suoi stessi rifiuti, destinandoli a nuova vita: «Quasi tutti vedono in una forchetta un utile utensile da cucina, ma per me quella stessa forchetta può assumere altri dieci diversi significati».

Ogni oggetto d’uso comune per lui può divenire arte. «Una volta realizzai una composizione impiegando numerose bottiglie di plastica, fuse assieme, che poi terminavano verso il fondo del quadro con un rubinetto».

Le bottigliette di plastica che si tramutano in un rubinetto sono l’invito a fare dell’acqua un bene comune che va tutelato e non sprecato.

Alla fine la tentazione è troppo forte, quindi gli chiedo: «Ma qual è l’artista a cui si ispira?».

Lui mi risponde: «Alberto Burri». L’arte ce l’ha nel sangue, giura di non aver mai seguito un corso né di aver mai messo piede in un museo.

«Semplicemente cerco di dare agli oggetti una seconda possibilità, come si fa con le persone».

Lorenzo Dell’Onore

Dicembre 2017

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