Sul lago di Como un “maxi castagneto” da 220 ettari
L’autunno è arrivato e insieme all’aria frizzantina che ci scompiglia i capelli, tra le foglie rosse e gialle che cadono dagli alberi, ha inizio la raccolta del frutto autunnale per antonomasia, la castagna.
Quello che un tempo era il “pane dei poveri” è tornato a essere una realtà importante e presente anche sul Lario. Lo segnala Coldiretti: i boschi dedicati a castagneti sul lago di Como superano i 220 ettari.
Più precisamente, il comasco con i suoi 143 ettari si attesta al secondo posto tra le province dell’intera Lombardia, preceduta solo da Brescia. A Lecco sono invece 81 gli ettari dedicati a questa specialità autunnale.
Le notizie positive non finiscono qui: se negli ultimi anni la produzione dei castagni era diminuita esponenzialmente a causa dell’attacco del cipinide, un parassita di origine asiatica, grazie alla lotta biologica messa in atto dagli agricoltori di Como, questo problema sembra essere in fase di superamento.
Il cipinide è stato eliminato in modo ecologico e sostenibile attraverso l’introduzione del torimide, un insetto antagonista, anch’esso orientale, che distrugge le uova del parassita e poi si autoestingue quando non trova più elementi di cui nutrirsi; una tecnica di contrasto agli organismi alieni e infestanti che mantiene inalterata e di alto livello la qualità di questi frutti.
Così quest’anno la produzione a livello regionale dovrebbe sfiorare il milione di kg per oltre 30 milioni di castagne che verranno raccolte fino alla fine di novembre, a seconda della varietà e della posizione. Dati incoraggianti arrivano anche dall’aumento dell’estensione dei boschi, che in Lombardia negli ultimi dieci anni sono passati dai 385 ettari del 2006 ai quasi 900 attuali.
La castagna è per la montagna quello che la zucca è per la pianura: un frutto della terra che può essere usato in mille modi, dagli gnocchi ai dolci, dalla polenta alla confettura, oppure tagliate e cotte sul fuoco come le caldarroste.
Questo frutto stagionale è una riserva naturale di energia in vista dei freddi mesi invernali, possiede sali minerali, ferro, vitamina B, fosforo e acido folico. I castagneti del lago di Como sono un vero e proprio patrimonio naturalistico da tutelare e salvaguardare.
Elena Parigi
Prima di Como. Nuove scoperte archeologiche dal territorio
Per la prima volta in mostra, reperti archeologici di grande importanza storica, esito della ricerca condotta a Como negli ultimi dieci anni, vengono esposti nella suggestiva Chiesa di San Pietro in Atrio fino al 10 novembre. L’articolata rassegna “Prima di Como.
Nuove scoperte archeologiche dal territorio” è stata organizzata congiuntamente dalla Soprintendenza Archeologica e dai Musei Civici di Como. Urne cinerarie e vasi per offerte dalle forme inconsuete, ornamenti in bronzo, ferro, ambra, pasta vitrea, elementi di abbigliamento, amuleti, simboli di status delle antiche popolazioni e preziosissime armi riferibili alla cultura protostorica detta “di Golasecca” caratterizzano il percorso espositivo, accompagnato da fotografie e disegni ricostruttivi, video e immagini 3D che forniscono, grazie alle nuove tecnologie, informazioni approfondite finalizzate a coinvolgere un vasto pubblico.
La mostra è inoltre un invito a visitare i beni archeologici presenti in città e nei dintorni: il Museo Civico cittadino, dove sono conservati l’originale del Carro celtico e i reperti dei passati rinvenimenti nella necropoli della Ca’ Morta; il Parco della Spina Verde; il Circolo dell’Ospedale di Sant’Anna e infine, per l’epoca romana, l’area delle Terme di Viale Lecco e Porta Pretoria.