Il commento dell’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava
Abbiamo chiesto all’assessore all’agricoltura di Regione Lombardia, Gianni Fava, un intervento sui temi e le proposte per il G7 agricoltura, considerata l’importanza sia della Lombardia nel contesto agroalimentare italiano sia del ruolo di tutte le regioni italiane, quali enti territoriali che hanno specifiche competenze nel gestire questo settore e nell’assegnare i relativi fondi, in collegamento con i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea attraverso la PAC, la Politica Agricola Comunitaria, spesso oggetto di analisi critiche.
«Il G7 dell’Agricoltura approda a Bergamo e questa è una buona notizia. Anzi, se posso sfilarmi per un attimo dal profilo istituzionale ufficiale, è un’ottima notizia: finalmente un gesto di attenzione che un ministro delle Politiche agricole bergamasco ha verso la prima regione agricola d’Italia e la seconda realtà agroalimentare d’Europa. La mia missione per quattro anni è stata quella di proteggere gli agricoltori, gli allevatori, l’agricoltura e l’agroalimentare della Lombardia, ascoltando e dialogando in prima persona con le quasi 50mila aziende agricole che contribuiscono tutti i giorni a rendere grande questo territorio.
Le priorità di questo G7 dell’Agricoltura sono molte. La lotta ai cambiamenti climatici è sicuramente una di queste: le gelate, la siccità, la grandine hanno caratterizzato questi mesi del 2017, con ripercussioni negative sul territorio, le produzioni, la sicurezza alimentare. Dovremo modificare il modo di produrre e ogni regione dovrà dare il proprio contributo. Anche in chiave di uso consapevole delle risorse idriche e delle fonti energetiche, che progressivamente dovranno virare verso la sostenibilità, senza sovrapporre le produzioni food a quelle no-food. In questi anni la volatilità dei mercati è stato un oggettivo fattore di rischio per le filiere, con conseguenze nefaste per i produttori, in alcuni frangenti colpiti così duramente da dover chiudere l’attività.
Quella dell’agricoltore è una vocazione e da Bergamo i “7 Grandi”, i sette Paesi più industrializzati del mondo, dovranno spingere l’acceleratore per affrontare la questione del ricambio generazionale, un problema sentito in Europa, ma anche in Giappone e negli Stati Uniti. Senza sovrapporsi ai ruoli di competenza del WTO, il G7 dell’Agricoltura dovrà appianare le divergenze in tema di barriere doganali, daziarie e sanitarie, perché il protezionismo non porta risultati apprezzabili per la redditività delle imprese in un medio-lungo periodo.
Anche sul benessere animale e sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza dovranno essere discussi protocolli comuni su scala mondiale. Temi certamente non nuovi, ma che devono trovare sinergie condivise e azioni immediate. Per i manifesti è troppo tardi».