Nell’agosto 2018 entreranno in vigore le ultime disposizioni previste dal decreto legislativo sui Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE)
Manca poco e la legge sul fine vita dei rifiuti diventerà realtà. Dal 15 agosto 2018, infatti, nuove categorie di apparecchiature tecnologiche esauste (come monitor o termostati) dovranno essere smaltiti secondo una filiera di riciclo ben regolamentata.
A deciderlo è la direttiva 2012/19 dell’Unione Europea sulla prevenzione e riduzione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), recepita in Italia con il decreto legislativo 49/2014 che già oggi impone alcuni obblighi di smaltimento e recupero per questa categoria di prodotti, ma che deve ancora entrare in vigore in tutte le sue parti.
Finché, dalla prossima estate, quasi tutti i dispositivi elettrici ed elettronici saranno soggetti alla medesima politica. «Il campo di applicazione del Decreto verrà esteso a tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche, eccetto alcune esclusioni esplicite: individuate dunque le macro-categorie di AEE, sarà necessario per il produttore capire se la propria apparecchiatura rientra o meno tra quelle escluse» spiega Alberto Canni Ferrari, Country Manager di European Recycling Platform (ERP) Italia che si occupa della gestione dei rifiuti tecnologici.
I produttori corrono ai ripari
Per moltissime aziende produttrici e di distribuzione significa trovarsi a rispettare nuove regole, a partire dal finanziamento del sistema nazionale della raccolta differenziata, del recupero e dello smaltimento controllato della spazzatura tecnologica.
Proprio per avvertire del cambiamento in atto, ERP Italia ha organizzato un ciclo d’incontri itinerante ai quali hanno partecipato ben 150 aziende e che lo scorso 24 maggio ha fatto tappa a Bergamo in un appuntamento realizzato con Confindustria orobica. Estendendo la normativa RAEE a più apparecchiature, infatti, un maggior numero di produttori (nella sola provincia di Bergamo le aziende coinvolte triplicheranno) dovrà rispettare obblighi burocratici e sostenere costi per raccolta e recupero di tecno rifiuti.
«A titolo di esempio – precisa Canni Ferrari - l’azienda dovrà apporre al proprio prodotto il simbolo del bidoncino barrato che indica l’obbligo di non smaltire i RAEE come rifiuti municipali misti; oppure dovrà apportare delle modifiche al libretto delle istruzioni del prodotto. Dovrebbe poi chiarire come intende occuparsi dello smaltimento del proprio prodotto, iscrivendosi a un sistema collettivo come ERP Italia o dichiarando di essere in grado di smaltire individualmente il RAEE».
Le novità in arrivo, però, chiamano in causa anche i rivenditori, per i quali è già previsto un sistema di ritiro di prodotti obsoleti o non più funzionanti (si veda il box): «Ma un maggior numero di tipologie di prodotto potranno usufruire di queste modalità di ritiro e quindi anche il numero gestito dai riveditori aumenterà».
Ilaria Beretta
Piccoli rifiuti tecnologici: «Uno contro zero»
Si chiama «Uno contro zero» ed è il decreto entrato in vigore giusto un anno fa per rendere più efficiente la filiera del riciclo dei prodotti elettrici ed elettronici di piccola taglia.
Smartphone, tablet, rasoi elettrici, lampadine ed elettrodomestici inferiori ai 25 cm possono partecipare alla raccolta speciale secondo quanto previsto dall’apposito Decreto.
Lo smaltimento, a carico del singolo cittadino, deve avere luogo in tutti i negozi di elettronica che abbiano una superficie di almeno 400mq mentre è facoltativo, anche se caldeggiato, per i punti vendita di minore grandezza.
A differenza dello smaltimento del resto dei RAEE, regolamentato dal decreto «Uno contro uno», i piccoli dispositivi possono essere consegnati gratuitamente senza senza alcun obbligo d’acquisto: l’obbiettivo è contrastare l’inquinamento ambientale, ridurre i traffici illegali e le discariche abusive.
Concretamente l’«Uno contro zero» parla del raggiungimento di una quota di differenziata pari al 45% del peso medio delle apparecchiature immesse nel mercato nei tre anni precedenti.
A oggi, però, solo il 14% di questo tipo di rifiuti viene smaltito in modo corretto e può dunque continuare il processo di trattamento e recupero. Uno spreco, visto che ogni singolo dispositivo tecnologico può essere recuperato per il 95% soprattutto per la produzione di materie prime seconde.