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Ipazia

Ipazia

Una donna contro il suo tempo

Socrate, nei dialoghi platonici, afferma che le donne e gli uomini hanno nature diverse e per questo devono svolgere funzioni differenti, nelle quali comunque l’uomo risulta superiore.

Su questo tema discute anche Platone nel V libro de La Repubblica, affrontando la questione dell’organizzazione di uno Stato ideale in cui la donna ha una posizione paritaria ma funzionalmente subordinata all’uomo. Con Aristotele invece si è sentito parlare delle donne come dello “scarto” prodotto dalla natura, utile all’uomo per perpetrare la propria specie.

Sarà con la scuola crotonese dei pitagorici e con l’avvento dell’epicureismo, a cavallo tra il VI e il V secolo a.C., che verranno ammesse le donne nei “giardini”, nelle scuole e Accademie, riconoscendo al mondo femminile un intelletto pari a quello maschile. I

ntorno a questi pensieri, in una terra prolifica dal punto di vista culturale, come poteva essere Alessandria d’Egitto nel IV secolo d.C., in un ambiente ancora fortemente dominato dalla presenza maschile, si fa spazio una donna, una filosofa, una matematica, un’innovatrice: Ipazia d’Alessandria.

Un’insegnante dal carisma eccezionale, una donna dall’animo generoso e intuitivo, una pensatrice brillante e acuta, nonché una figura avvolta dal fascino di una sublime bellezza: Ipazia simboleggia la dottrina e la scienza, una vittima del fondamentalismo religioso del Cristianesimo. Una filosofa, donna e pagana, schiacciata dalla damnatio memoriae cristiana nel modo più brutale e gretto.

Figlia del filosofo Teone d’Alessandria, Ipazia indirizzò i suoi studi verso la matematica e l’astronomia, ai quali affiancò quelli sul pensiero platonico, aristotelico e neoplatonico.

Una formazione che presto portò la filosofa alla direzione della Scuola neoplatonica di Alessandria d’Egitto, dove poté introdurre alle scienze matematiche e alla filosofia molte personalità, anche del mondo cristiano. Ipazia d’Alessandria era dunque un’apprezzata filosofa, una scienziata riconosciuta per le doti educative, facoltà con le quali si è distinta in un’epoca in cui l’istruzione era esclusivo appannaggio maschile.

Una rara intelligenza e una capacità sensazionale di condividere il proprio sapere avvolgevano la figura di Ipazia - scrive Socrate Scolastico, nel testo Historia Ecclesiastica - una donna rispettata per la straordinaria saggezza e amata dal popolo per le sue lezioni pubbliche.

Gli storici dell’epoca narrano che a seguito della profonda invidia che nutriva Cirillo, il patriarca di Alessandria, un gruppo di fanatici cristiani tese un agguato alla filosofa, la quale fu trascinata nei pressi di una chiesa, dove fu denudata e trucidata, il suo corpo smembrato e gettato nel cinerone, il focolare nel quale venivano bruciati gli scarti cittadini, perché di ella non rimanesse nulla.

Non fu la morte della filosofa o la distruzione dei suoi scritti a fermare la diffusione dei suoi insegnamenti: la vastità della conoscenza scientifica di Ipazia d’Alessandria ha permesso alla sua fama di sopravvivere nel tempo.

Ilaria D’Ambrosi

Marzo 2017

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