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Strandhome East: Ikea progetta un quartiere “da montare”

Strandhome east

Londra si prepara alla realizzazione di un quartiere a impatto zero, eco-friendly ed economicamente sostenibile

E se Ikea oltre a progettare mobili da montare, progettasse un intero quartiere? È quello che sta accadendo a Londra nell’area di Strand East dove, agli inizi del 2013, è partita la realizzazione di un nuovo quartiere interamente progettato e realizzato dalla multinazionale svedese. In un’area di oltre 11 ettari verranno costruite circa 1200 abitazioni sia a uso residenziale che a uso commerciale, con un investimento di 11 miliardi di euro, all’insegna della sostenibilità e, a detta di Ikea, a misura d’uomo.

Grazie alla presenza di un grande parcheggio sotterraneo le auto saranno bandite dalla circolazione nelle strade interne del quartiere; il traffico veicolare sarà consentito solo agli autobus per i quali ci saranno corsie dedicate. Le aree gioco e i giardini, i percorsi pedonali e le piste ciclabili, le piazze e le zone pubbliche, progettate per essere presenti in gran quantità, saranno il cuore pulsante del quartiere. All’interno troveranno posto piccoli negozi, una scuola, un asilo e un ospedale mentre le grandi catene commerciali saranno escluse.

In primo piano la natura ecosostenibile del progetto: verranno infatti attuati provvedimenti per rendere il quartiere a misura d’uomo e d’ambiente. La spazzatura sarà rimossa automaticamente grazie a un sistema di tunnel sotterranei, l’elettricità sarà generata attraverso un impianto idroelettrico, il cantiere e l’intero ciclo di vita del quartiere, a partire dalla sua realizzazione, seguirà criteri eco-friendly. L’idea non è semplicemente quella di creare un quartiere modello, ma anche quella di rendere possibile l’integrazione dell’intera comunità attraverso la partecipazione attiva a eventi e iniziative.

Le caratteristiche Ikea restano immutabili anche nei costi. Uno degli ambiziosi obiettivi è proprio quello di offrire una risposta concreta all’emergenza abitativa, purtroppo molto diffusa a Londra, che spesso impedisce a giovani coppie e famiglie con un reddito standard di riuscire a trovare una sistemazione residenziale a causa dei costi proibitivi delle abitazioni. Malgrado la sostenibilità economica del progetto, non mancano le perplessità: per il momento non sarà infatti possibile acquistare le abitazioni, ma solo affittarle, mentre la proprietà del quartiere rimarrà a Ikea che, come ha dichiarato Andrew Cobned, direttore del progetto, «vigilerà sulla tranquillità del quartiere, promuoverà la coesione tra i vicini, ma non consentirà attività che possano disturbare la vita della zona residenziale». Il progetto, che si configura come un investimento a lungo termine, ricalca un modello che è la norma in Svezia e in altre parti dell’Europa continentale, ma è sconosciuto ai Paesi anglofoni: un’unità di vicinato interamente in affitto, gestita e supervisionata da una società privata.

Sostenibilità per Ikea significa prendersi cura dell’ambiente, ad esempio producendo energia da fonti rinnovabili. Quando Ikea crea prodotti funzionali e convenienti per milioni di persone fa un uso attento di materie prime, acqua ed energia, riducendo al minimo gli scarti.

Non solo, i fornitori e i materiali sono selezionati responsabilmente, investendo nelle energie rinnovabili e in tecnologie più efficienti per contribuire a ridurre i cambiamenti climatici e limitare l’impatto ambientale. In poche parole, Ikea cerca di creare un modo nuovo di lavorare, sempre più rispettoso delle persone e dell’ambiente. Per questo punta anche a ridurre le emissioni di CO2 generate dalle proprie attività, impegnandosi attivamente in ogni aspetto della catena di produzione, dall’estrazione delle materie prime al ciclo di vita del prodotto.

Il colosso svedese dell’arredamento, dopo aver tappezzato i tetti dei propri punti vendita con pannelli fotovoltaici e aver annunciato la commercializzazione di sole lampade a led entro il 2016, ha presentato anche un programma di sostenibilità: il “People & Planet Positive” presenta una serie di buoni propositi su energia, produzione e gestione dei rifiuti, consumo di acqua, promozione e vendita di prodotti più eco-sostenibili, il tutto entro il 2020. Steve Howard, responsabile Sostenibilità di Ikea, ha spiegato che esiste già una piccola centrale fotovoltaica sul tetto di ogni stabilimento, ma in futuro gli obiettivi sono molto più ambiziosi.

L’intento é quello di coprire il 70% del fabbisogno energetico dei punti vendita con le rinnovabili nel 2015 e arrivare al 100% nel 2020, anche comprando sul mercato energia elettrica rinnovabile certificata. Un’altra mission aziendale in termini di sostenibilità riguarda lo smaltimento dei rifiuti: l’obiettivo è riuscire a riciclare il 90% di quelli prodotti all’interno dei negozi. Le prospettive sono buone, in quanto Ikea produce gran parte di ciò che vende e quindi ha il pieno controllo sul packaging e sui rifiuti generati. Riguardo al tessile, invece, l’azienda svedese si impegna a vendere solo cotone certificato dalla Better Cotton Initiative, un materiale prodotto con la metà dell’acqua e dei pesticidi necessari a realizzare il cotone tradizionale.

Alessandro Sonzogni

Ottobre 2013

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