feedFacebookTwitterlinkedinGoogle+

infoSOStenibile

Giovani donne in terapia

Giovani donne in terapia

Quando una psicoterapia è in via di conclusione ci si trova a rivolgersi parallelamente verso il passato e verso il futuro. È un momento quasi solenne in cui terapeuta e paziente si guardano con occhi nuovi e insieme percorrono un’ultima avventura di quel viaggio mano nella mano.

È difficile, come tutti i momenti in cui ci si saluta, e quant’anche bellissimo: ora si può rivolgere lo sguardo verso quel punto di partenza che appare ormai lontano e un attimo dopo scorgere all’orizzonte i futuri possibili e inesplorati che ci aspettano.

Negli ultimi mesi mi sono trovata in questa situazione con diverse giovani pazienti che si erano presentate a me con motivazioni tra loro molto diverse; mi hanno parlato di storie uniche, inimitabili e impensabili da vite altre.

Durante il percorso terapeutico si esprimono difficoltà, noia, stupori e gioie. Si vivono momenti bui da cui si pensava di non poter risalire, si possono percepire emozioni mai provate e, a volte, si scopre che quel qualcosa che solo un mese prima ci faceva sentire tanto diverse ed isolate dall’umanità intera, ora ci rende simili agli altri e ci dà forza nelle relazioni. Il processo evolutivo dalla giovinezza verso l’età adulta mette di fronte a vari ostacoli tra cui il doversi ri-conoscere in un mondo che richiede spesso si padroneggino gli strumenti degli adulti fin da bambini, e in cui il tempo che ogni soggetto necessita per fare le proprie scoperte, a volte, sembra non essere legittimato.

La questione del tempo nei dialoghi con le mie pazienti è spesso termine di confronto: sono in linea con i comportamenti delle altre ragazze? Come fare a non sembrare fuori tempo? Riuscirò ad essere migliore? E ancora, se non riesco ad essere perfetta nel minor tempo possibile, quali alternative ho? Ho alternative?

È l’età per riuscire a stare in piedi in relazioni nuove e contesti inediti con un’identità che sta nascendo. La scoperta di diventare donna è come il germoglio di una piccola pianta. Una piccola pianta che vuol sapere come essere dritta e forte per cogliere più raggi possibili dal sole che la illumina e come potersi piegare senza rompersi quando il cielo è meno sereno. Da terapeuta donna ringrazio le mie giovani pazienti che rendono, con il loro mettersi in gioco e sbocciare, il mio essere donna più ricco ed emozionante. A loro la mia gratitudine.

Diana Prada

Psicoterapeuta dell’équipe TheClew

Marzo 2016

Articoli Correlati

Incontri, scambi, momenti formativi e ludici hanno arricchito la nuova edizione della...
Dal 21 giugno al 12 luglio torna il festival organizzato da Legambiente Bergamo che...
Il recente libro di Elena Granata evidenzia come le donne abbiano sempre maturato un...
Al Polaresco l’1 e il 2 giugno un fine settimana dedicato ad ambiente, natura e cura del...