Femminismi della porta accanto
Battagliere o riservate, mamme o childfree, dedite agli ultimi o ai propri sogni. In occasione dell'8 marzo, quattro ritratti di donne di oggi
«Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza», scriveva Rita Levi Montalcini, una delle scienziate più brillanti di tutti i tempi. Eppure, molte donne la possibilità di cambiare il mondo non l’hanno avuta, così come non hanno avuto quella di dimostrare la propria intelligenza. Se lei ha vinto il Nobel ed è stata anche la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienza, molte non hanno mai potuto rivendicare i propri traguardi, né nella scienza (la rivista «Nature» ha deciso quest’anno, dopo 150 anni, di rendere omaggio alle scienziate che scoprirono gli elementi della Tavola periodica), né nell’arte (pensiamo alla scultrice Camille Claudel, morta in manicomio), né tanto meno nella vita di tutti i giorni.
Fortuna che il tempo, le battaglie civili e le conquiste politiche, l’istruzione, maggior consapevolezza e libertà hanno contribuito a cambiare la società e con essa il ruolo femminile. Benché la strada per l’uguaglianza sia ancora lontana, oggi le donne hanno il diritto di manifestare talento, sogni, idee. Anche in modi completamente differenti. In occasione del’8 marzo abbiamo deciso di ampliare la nostra rubrica “Dolcemente complicate”. E di dedicarla a quattro figure che, con le loro sfumature e scelte, esprimono quattro modi diversi di essere donna. Leggi di più >>>
Qui di seguito tutti gli articoli pubblicati da infoSOStenibile sul tema.
Dei suoi 71 anni, ne ha passati la maggior parte a combattere per i diritti umani, civici e politici
A rileggere e raccontare la sua vita ci si sente minuscoli. Perché, nonostante l’aspetto minuto ed esile da fatina, si ha la consapevolezza di trovarsi di fronte a un gigante, a una guerriera della prima ora e della prima linea: dei suoi 71 anni di età (li compie il 9 marzo), Emma Bonino ne ha trascorsi la maggior parte in trincea. Leggi di più >>>
Per un femminismo “rosa” che varchi la porta di casa
Intervista con Roberta Marasco, scrittrice e blogger di Rosapercaso, sull'importanza del riportare il femminismo a misura di tutte le donne Comprese quelle più romantiche
«Oggi più che mai serve un femminismo che passi anche dalla porta di casa: un femminismo quotidiano, che accompagni le donne nel loro vissuto senza farle sentire in colpa perché non sono sempre forti, emancipate, ribelli». Roberta Marasco, traduttrice e scrittrice (il suo ultimo romanzo è “Lezioni di disegno”, Fabbri Editore) di origini milanesi ma trapiantata in Spagna, parla con l'entusiasmo di chi sa che le battaglie meno evidenti sono anche quelle più necessarie: da qualche anno cura un blog dal titolo Rosapercaso, con il quale cerca di dare spazio al vissuto femminile e, soprattutto, si fa portavoce di un nuovo tipo di femminismo. In vista della Giornata della donna 2019, infoSOStenibile l'ha incontrata a Milano e le ha chiesto di spiegare come mai, oggi, parlare di “femminismo rosa” è così importante. Leggi di piu >>>
Michela Andreozzi. Il diritto di non essere mamma
L’attrice e regista rivendica la libertà di non avere figli. E ne parla con ironia e consapevolezza, in un libro e in un film
«A mio marito Max e alla nostra minuscola, perfetta famiglia». In questa semplicissima dedica, posta all’inizio del suo libro, “Non me lo chiedete più” (Harper Collins Italia), sono racchiusi il pensiero e la vita di Michela Andreozzi. Perché quello che l’attrice, regista e conduttrice 49enne rivendica è la libertà di tornare a casa, sedersi sul divano, abbracciare il marito.
E, come ha rivelato in un'intervista, godersi «il silenzio, espressione di complicità estrema». Senza sentirsi in colpa perché sono “solo” loro due. E non ci sono passeggini o giocattoli sparsi in giro. Leggi di più >>>
Casa Amore: una vera famiglia all'insegna dell'accoglienza
Patrizia Pesenti e una genitorialità controcorrente: nella villa confiscata alla mafia a Berbenno (BG), con il marito Diego apre le porte di casa a minori in affido
«All'inizio la nostra scelta ha suscitato sconcerto. Quasi tutti ci dicevano che avevamo bisogno di stare un po' da soli dopo le nozze, non di prendere subito dei minori problematici in casa». A parlare è Patrizia Pesenti, 32enne di Zogno, e la scelta a cui fa riferimento è quella che ha cambiato radicalmente la vita sua e di suo marito Diego Mosca: aprire cioè Casa Amore, casa famiglia di accoglienza e affido di minori in situazioni problematiche, e di farlo immediatamente dopo il matrimonio. Perché l'obiettivo – unico in bergamasca – era chiaro: Casa Amore non sarebbe stata una classica comunità per minori con tanto di educatori, ma una vera e propria famiglia a tutti gli effetti. Leggi di più >>>