Il Monastero affacciato sulla Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino offre un’immersione nelle meraviglie del territorio
Il Monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio d’Iseo occupa certamente una posizione di primo piano nel panorama del patrimonio storico-culturale della Provincia di Brescia. Tanto più per il fatto che non si presenta come punto d’interesse isolato e a sé stante; sorge infatti accanto alla Riserva Naturale “Torbiere del Sebino”, un’area dal notevole valore storico e naturalistico. Insieme rappresentano un interessante polo culturale e turistico in continua crescita. Il nome stesso del monastero sembra essere stato influenzato da questo curioso vicino di casa: l’espressione “in Lamosa” infatti parrebbe richiamare i termini “lame” e “lamette”; con il primo si indica l’ampia distesa di grandi vasche d’acqua delimitate da sottili argini di terra, esito dell’estrazione di torba da un giacimento, mentre con lamette si designa l’area lagunare a ridosso del Lago d’Iseo. L’intera superficie infatti si sviluppa lungo la sponda meridionale del lago ed è la zona umida più significativa per estensione e importanza ecologica della Provincia di Brescia. Il Monastero di San Pietro in Lamosa inoltre è la base di partenza di percorsi per visite guidate delle Torbiere del Sebino, siti dunque che si valorizzano a vicenda traendo beneficio l’uno dalla vicinanza dell’altro, entrambi con una lunga storia alle spalle.
Il Monastero sorge infatti nel Medioevo, dopo l’anno Mille come semplice chiesa; passata sotto la guida dell’ordine dei Cluniacensi, divenne un monastero attivo e dinamico. Riuscì in seguito a passare attraverso l’avvicendarsi di accadimenti storici di ogni genere, cambiando di volta in volta destinazione d’uso, da parrocchia-Signoria a residenza di una famiglia aristocratica, conservandosi intatto fino ai giorni nostri. Sempre al passo con i tempi, anche nel XXI secolo il Monastero non perde la sua duttilità. Importante centro di raccordo tra le colline della Franciacorta, la Valcamonica, il Lago d’Iseo e la città di Brescia, San Pietro in Lamosa rappresenta certamente un’importante risorsa culturale per questi territori, grazie alla vasta risonanza di cui può godere. A tal fine la Fondazione Culturale San Pietro in Lamosa Onlus si occupa di organizzare eventi in sinergia con le realtà che agiscono sul territorio, mettendo in luce il valore del monastero quale bene storico-culturale e come spazio per eventi di qualità, sempre in dialogo con il territorio.
La storia della Riserva invece è perlopiù tramandata dalla tradizione popolare. La torba è un deposito di resti vegetali e altri materiali organici che si accumula su suoli ricchi di acqua. Estratta, viene impiegata come combustibile, prezioso per le zone limitrofe ai luoghi di estrazione, perché molto meno costosa del carbone che invece doveva essere importato. I giacimenti della Riserva sono di formazione antichissima. Se ne cominciò l’estrazione a fine ’700, quando la torba veniva impiegata come combustibile nelle filande di Iseo. Lo sfruttamento sistematico dei giacimenti a nord dell’area passò in gestione alla torinese “Società Italiana Torbe”. Gli scavi venivano svolti manualmente da braccianti locali e si svolgevano stagionalmente.
Tra gli anni ’30 e ’40 i giacimenti erano ormai ridotti a grandi vasche d’acqua confluita dal lago, ma le estrazioni continuarono anche tra gli anni ’60 e ’70. Oggi la zona è una riserva naturale della Regione Lombardia, un sito ambientale che gode di particolare protezione per la sua importanza ecologica. Dal 1984 le Torbiere del Sebino figurano anche nell’elenco delle Zone Umide di Importanza Internazionale protette dalla Convezione di Ramsar, che vede l’adesione di diversi paesi europei in cui fragili ecosistemi sono esposti alla costante minaccia di opere di bonifica per renderli adatti all’agricoltura o edificabili. È stata anche dichiarata Zona di Protezione Speciale (ZPS) dall’Unione Europea e Sito di Importanza Comunitaria (SIC). Protetti e valorizzati, il Monastero di San Pietro in Lamosa e la Riserva Naturale “Torbiere del Sebino” continuano a dialogare tra loro raccontando, a chi ha occhi e orecchie per comprendere, la loro lunga storia, i cambiamenti a cui hanno saputo sopravvivere, il valore che racchiudono.
Angela Garbelli