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Parchi e biodiversità a Brescia e Cremona

A Provaglio d'Iseo (BS) la Riserva naturale delle Torbiere. A Castelleone (CR) il Bosco didattico, ecomuseo a cielo aperto

La Riserva delle Torbiere (Bs)

Pur non essendo particolarmente vasta – copre una superficie di 360 ettari – la Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino rappresenta la zona umida più significativa per estensione e importanza ecologica della provincia di Brescia. Situata sulla sponda meridionale del lago d'Iseo, è un mix di canneti e specchi d'acqua, campi coltivati e costruzioni umane, a testimonianza dell'importanza che la zona ha sempre avuto nelle floride attività economiche della regione.

I giacimenti di torba furono infatti utilizzati fin dall'Ottocento per potenziare l'industria ferriera bresciana e parte di quello sfruttamento è ancora visibile nell'ambiente naturale variegato e nella suddivisione della riserva in tre aree ben distinte. Le Lamette sono la parte più interna, separata dal lago grazie ad un sottilissimo cordone morenico e vi si può accedere soltanto per motivi di studio. Le Lame, invece, si possono visitare a piedi e in piccoli gruppi grazie ad un sistema di ponti e passaggi in legno: profilate da argini, sono una vasta distesa di specchi d'acqua, frutto dell'escavazione di un giacimento di torba. L'area più esterna della riserva è invece il risultato degli scavi di argilla ed è la parte maggiormente fruibile da parte dei visitatori: in alcune vasche si può pescare ed è permesso il transito in bicicletta.

La riserva ospita 31 specie di uccelli di interesse comunitario su un totale di 164 specie osservate ed è stata dichiarata “Zona di Protezione speciale” dall'Unione Europea. Alcuni esempi? L'airone rosso, il falco di palude e la nitticora nidificano nella riserva, insieme a specie più comuni come il cormorano, la gallinella d'acqua e l'airone cenerino. La riserva naturale regionale, costituita nel 1984, è nata proprio per proteggere questo complesso mosaico ecologico, composto da specie vegetali e fiori acquatici, piante flottanti e galleggianti come le ninfee bianche e gialle, le lenticchie d'acqua e l'erba vescica delle risaie, ma anche giaggioli selvatici, giunchi di palude e accenni di formazione boschiva con salici, pioppi e ontani. Un delicato e composito ecosistema palustre, insomma.

Il Bosco didattico (Cr)

Con i suoi 25 ettari di estensione, situato a metà strada fra Cremona e Crema, il Bosco didattico di Castelleone è una riserva importantissima per la provincia e non solo: esso, infatti, accoglie molte specie animali e vegetali, costituendo un bacino di custodia e conservazione del patrimonio naturale della Pianura padana. Rilevato nel 1987 dalla Provincia, è curato da diversi operatori, che lo tengono pulito e controllato, e che vi accompagnano generazioni di ragazzini delle scuole in un primo importante approccio all’educazione ambientale.

L’accesso al Bosco prevede un passaggio attraverso l’ampia aia e i locali della cascina Stella. Essa viene a costituire, negli anni, l’“Ecomuseo”, ossia un luogo dove trovare la storia (prettamente storica e altresì biologica) del territorio padano e dei fiumi che l’hanno costituito: un percorso che va dalle vertebre di antichi giganti estinti agli insetti che si incontrano tuttora nella valle del Po. Un antipasto interessante, fatto di tabelloni e teche, ma anche di libri.

Ed ecco che si parte con l’escursione: «Quel foro è l’ingresso del nido del picchio: vedi? Sceglie un albero morto per non ucciderne un altro con la sua caverna… Quella quercia ha ottant’anni… In quello stagno, c’è un nido di gallinella, guarda… Attento a quella biscia!... Qui sotto, dormono i tritoni crestati: si fan mica vedere… E laggiù non tocchiamo niente; infatti, son venuti anche i caprioli e aspettiamo i cinghiali…» A fianco di Luigi, un operatore venticinquennale del Bosco, si scopre la biodiversità della riserva, si vede il percorso che centinaia di bambini hanno calcato per assaporare questo assaggio di natura selvaggia, si trova la natura come dovrebbe essere. Certo, sarebbe profondamente inopportuno eliminare campi, strade e centri abitati; semplicemente, è molto importante che questi luoghi siano innanzitutto conosciuti, nonché pubblicizzati e visitati, al fine di non stancarsi di diffondere approcci all’ambiente che siano sostenibili, fin dalle giovanissime generazioni.

Erica Balduzzi 

Andrea Emilio Orsi

Luglio 2018

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