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Capitali Europee della Cultura 2020. Ora tocca a Galway e Rijeka

Rijeka

Matera e Plovdiv passano il testimone alla città irlandese e a quella croata che si preparano a un anno di eventi e di valorizzazione locale

Guardano entrambe al mare, le due Capitali Europee per la Cultura 2020: una al blu quieto dell'Adriatico e l'altra al selvaggio Atlantico, ma lo spirito rimane in qualche modo lo stesso, perché entrambe sono città portuali, città di scambi e di commerci, di arte e di storia.

Vicine di carattere, se non di geografia, e accomunate dal desiderio di mostrarsi all'Europa nella loro veste migliore- fatta di innovazione, valorizzazione del territorio e iniziative culturali – sono l'irlandese Galway e la croata Fiume (o, per meglio dire, Rijeka) ad accogliere il testimone in qualità di nuove Capitali Europee per la Cultura 2020.

Un testimone che per il 2019 è stato retto dall'italiana Matera e dalla bulgara Plovdiv, e che l'anno successivo passerà a Timisoara (Romania) e alla greca Eleusi e poi ancora, nel 2022, alle città di Kaunas (Lituania) e di Esch-sur-Alzette (Lussemburgo), in una staffetta che anno dopo anno punta a rilanciare le tipicità e le peculiarità dei vari paesi dell'Unione Europea. Nella consapevolezza che un'Europa vivibile e sostenibile non può che costruirsi sulla conoscenza reciproca e sulla valorizzazione delle culture locali che l'hanno plasmata e che continuano tutt'ora a plasmarla.

“Let the magic in” con Galway 2020

Prima ancora di essere nominata Capitale Europea della Cultura 2020, Galway è considerata la capitale del “gaeltacht”, cioè della lingua gaelica irlandese, e dell'Irlanda occidentale, identificata in passato con il nome di Connacht.

La seconda città d'Irlanda per dimensioni dopo la capitale Dublino, stretta tra l'Oceano Atlantico e il lago Corrib e a due passi da alcune delle più note attrazioni naturalistiche del Paese (come la regione del Connemara, le isole Aran o le celebri Cliffs of Moher), è oggi il centro artistico e bohemienne dell'Isola di Smeraldo, dove le radici antiche non sono ancora state divorate da un'economia in continuo sviluppo. Non solo, è anche una vivace città universitaria: la National University of Ireland of Galway (NUI Galway) fu fondata nel 1845 e da allora ha plasmato e nutrito la vita cittadina, diventando un attrattore significativo per eventi culturali e un richiamo per artisti, scrittori, intellettuali.

Già sede durante l'anno di numerosi eventi culturali tra film, arte, musica e sport e già nominata Regione Europea della Gastronomia 2018 in virtù della vivacità della scena culinaria locale, «con i suoi paesaggi e le sue storie antiche, i suoi diversi popoli e le sue numerose lingue, Galway è un luogo straordinario che ha fatto da culla a diversi artisti», ha specificato la direttrice creativa di Galway 2020.

Durante l'anno come Capitale Europea della Cultura, all'insegna dello slogan “Let the magic in” Galway si concentrerà soprattutto sui temi della lingua, del paesaggio e delle migrazioni e sulla loro declinazione a partire dal territorio e dalla storia locale. Il programma delle manifestazioni e delle iniziative prenderà il via a febbraio 2020 e sarà strutturato sulla base dell'antico calendario celtico e delle festività ad esso collegate, cioè Imbolc (da febbraio ad aprile), Bealtaine (da maggio a luglio), Lughnasa (da agosto a ottobre) e Samhain (da novembre a gennaio 2021).

Numerosissimi gli appuntamenti e i temi trattati, dalla letteratura alla parità di genere, dalla musica folk alle tradizioni classiche, dai tour a tema sul territorio alle mostre dedicate alle questioni contemporanee come clima o migrazioni. Le celebrazioni di apertura di Galway 2020 si terranno dall'1 all'8 febbraio. Tutto il programma si può approfondire sul sito: www.galway2020.ie

Rijeka 2020. Il “porto della diversità”

La seconda Capitale Europea della Cultura 2020 è Rijeka, più conosciuta in Italia con il nome di Fiume, città croata dalla storia turbolenta e articolata: una città di confine, da sempre contesa in virtù della sua posizione strategica lungo le coste adriatiche, nel Golfo del Quarnaro, e della presenza di un importante cantiere navale che ne ha plasmato la storia recente.

Fu porto franco e poi entità autonoma della corona del Regno d'Ungheria dalla fine del Settecento all'inizio del Novecento, nell'ambito dell'impero austriaco prima e austro-ungarico poi: costituì lo Stato Libero di Fiume dal 1920 al 1924, prima di essere annessa al Regno d'Italia fino al '45. passò poi alla Jugoslavia, e alla dissoluzione di quest'ultima alla Croazia, nel 1991, prendendo definitivamente il nome di Rijeka (che in croato significa, appunto, “fiume”).

L'eredità principale di queste contese va ricercata nel melting pot di popolazioni che ne determinano la composizione etnica attualmente (per la maggior parte croati, serbi, bosniaci, italiani e sloveni) e, di conseguenza, nella straordinaria e articolata vivacità culturale di questa piccola città che porta i segni di un passato non sempre facile, e li trasforma in punti di forza.

Ed è proprio con la valorizzazione delle sue peculiarità che Rijeka si presenta all'Europa in qualità di Capitale Europea per la Cultura 2020, con il motto “Port of Diversity”. Tre i temi portanti del programma: l'acqua, il lavoro e le migrazioni, temi che non solo caratterizzano e definiscono l'identità della città ma pure quella dell'Europa di oggi, del suo ambiente e della sua società. L'acqua quindi, elemento fondamentale della geografia della città croata, e il lavoro cercato e negato, atteso e inventato.

E poi, infine, la migrazione: «Rijeja è una città di migrazioni – si legge sul sito dedicato manifestazione, www.rijeka2020.eu -, una città di arrivi e di partenze, di culture interconnesse e anche di tolleranza. Siamo in grado di accettare altre persone, diverse? Come ci rapportiamo con le differenti identità? Riusciamo ad apprezzare la ricchezza della diversità?».

I temi saranno declinati nel corso dell'anno in modi diversi: mostre, spettacoli, concerti, festival e visite. Ma anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni locali, il rinnovamento degli spazi urbani e il coinvolgimento dei cittadini. La manifestazione si chiuderà a fine gennaio 2021, quando Rijeka e Galway passeranno il testimone alle prossime capitali europee della cultura.

Erica Balduzzi

 

L'Unione Europea per la cultura. Storia dell'iniziativa dal 1985 a oggi

L'idea di istituire ogni anno una capitale europea per la cultura nacque nel 1985, su impulso del ministro greco per la cultura Melina Mercouri, per riportare le città al cuore della vita culturale in Europa.

Il progetto punta quindi a migliorare la qualità della vita nelle città designate, a rafforzare il senso di comunità e a farlo attraverso la valorizzazione delle peculiarità territoriali e culturali di ciascuna di esse, nella consapevolezza che i cittadini possono e devono poter giocare un ruolo più attivo nella vita delle proprie città e nel loro sviluppo culturale.

Obiettivi dell'iniziativa sono la costruzione di un senso di comunità all'interno delle città europee, la rigenerazione dei centri urbani, lo sviluppo delle connessioni europee sotto forma di investimenti e di turismo e il potenziamento delle attività produttive. Non soltanto un “anno di manifestazioni a spot”, dunque, ma un potenziale processo a cascata i cui benefici si riversano anche negli anni a venire sui centri urbani, sul turismo, sulla tutela delle economie locali.

La prima Città Europea per la Cultura fu Atene, nel 1985. In Italia, le città ad aver ottenuto il titolo sono state Firenze (1986), Bologna (2000), Genova (2004) e Matera (2019). 

Le prossime Capitali Europee per la Cultura

  • 2021: Timisoara (Romania) ed Eleusi (Grecia)
  • 2022: Kaunas (Lituania) ed Esch-sur-Alzette (Lussemburgo)
  • 2023: Veszprém (Ungheria)
  • 2024: Bad Ischl (Austria), Tartu (Estonia), Bodø (Norvegia) 
Gennaio 2020

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