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Acqua di Valore

Tipico esempio di un acquedotto romano

Crisi idrica a Roma. L’importanza di una gestione responsabile. A Bergamo condizioni naturali favorevoli unite a lungimiranza e investimenti

L’acqua, non ci stancheremo mai di ricordarlo, è una risorsa vitale e limitata, fondamentale per la salute umana e per la sicurezza alimentare ed energetica, rappresenta benessere e futuro per le persone, per questo motivo necessita di particolare attenzione, costante monitoraggio, prevenzione e uso consapevole.

Gestita in modo efficiente rafforza i sistemi territoriali sociali, economici e soprattutto ambientali, essenziali per garantire uno sviluppo sostenibile a fronte di cambiamenti tanto rapidi come l’incessante crescita demografica delle città di tutto il mondo, per le quali, nei prossimi anni, si prevede un aumento del consumo globale di acqua per più del 55%.

La siccità nel centro Italia

A tal proposito stiamo assistendo in questi mesi a una delle più gravi emergenze idriche degli ultimi anni della città di Roma e dell’Italia centrale, in un quadro nazionale in cui sono molte le situazioni difficili, complice la siccità di questi ultimi mesi.

Le zone colpite toccano tutta la capitale: Ostia, Eur, Esquilino, Ostiense ma anche Casalpalocco, Saxa Rubra, Primavalle, Tor Vergata, Prenestino e Appio Latino.

A queste zone vanno aggiunti numerosi comuni della provincia, specie nell’area dei Castelli romani.

Una situazione delicata e di difficile analisi a causa degli inevitabili “ping-pong” mediatici che riportano dichiarazioni reciprocamente accusatorie a caccia di un capro espiatorio tra politica, amministrazioni comunali e Acea (società multiservizi comunale nella gestione dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente) confondendo ancora di più il quadro di responsabilità e ritardando interventi tempestivi necessari per arginare lo stato di emergenza sul territorio.

Numerose concause

Tuttavia è possibile risalire a numerose cause certe che hanno portato all’assenza di acqua nei rubinetti delle case romane ricordando che molte di queste cause erano prevedibili e in buona parte risolvibili se si fossero affrontate in tempo e consapevolmente. Anzitutto il caldo: una stagione estiva tra le più torride degli ultimi anni.

Da inizio anno nella città di Roma sono caduti solo 150mm di acqua: non ne cadeva così poca dal 2009. Un simile caldo ha diminuito le riserve idriche e aumentato il consumo pro capite di acqua. Il problema della fornitura: la sorgente del Peschiera, che da Rieti rifornisce la Capitale di acqua potabile, si trova in carenza d’acqua. Infrastrutture idriche come l’acquedotto Marcio, il Simbrivio e il Doganella lavorano a regimi ridotti, trasportando flussi d’acqua inferiori anche del 20-25% rispetto alle medie stagionali. I pozzi dell’ex Casmez sono inutilizzabili a causa di sostanze inquinanti.

La situazione è stata ulteriormente aggravata dalle condizioni critiche delle tubature romane, che registrano una perdita del 44% di acqua che vi scorre all’interno. Se da una parte Acea ha investito sul sistema informativo, dall’altra le condutture attualmente in funzione risalgono spesso al dopoguerra.

Acea ha creato una cabina di regia per affrontare l’emergenza idrica classificata al livello 1 in una scala che va da 0 a 2.

Il livello 1 corrisponde ad “abbassamenti di pressione o carenze idriche in zone limitate”. A fine 2017 la società dovrebbe presentare il nuovo piano industriale, all’interno del quale ha promesso di inserire investimenti per la manutenzione e la miglioria delle tubature, per prevenire futuri rischi di crisi idriche.

Al momento, sperando in precipitazioni naturali, i disagi persistono e l’emergenza è stata fronteggiata con il prelievo di acqua dal Lago di Bracciano, al quale sono stati sottratti 1800 litri al secondo nel mese di luglio, 800 litri al secondo ad agosto e 1600 saranno sottratti nel corso di settembre.

Ciò porterà a un abbassamento di almeno 60 cm delle acque lacustri. Problematiche serie, che Acea affronta attuando misure d’emergenza straordinarie quali la sospensione del servizio al fine di evitare sprechi, specie nelle ore notturne.

A Bergamo condizioni naturali e responsabilità

«A Bergamo la siccità non fa i danni che fa a Roma per due motivi – commenta Paolo Franco, presidente di Uniacque Spa -. Innanzitutto la peculiarità del nostro territorio è l’essere ricco di fonti, partiamo quindi da una situazione avvantaggiata, ma questa ragione non basta, perché ci deve essere anche una seconda concausa: l’attenzione del territorio al territorio.

Negli ultimi 150 anni la nostra provincia si è dimostrata all’altezza e in grado di captare e gestire in modo razionale e organizzato tutto un sistema, dimostrando spesso lungimiranza e avvedutezza negli investimenti. Un solo dato a titolo di esempio: il nostro sistema ha perdite per circa un 16 %, mentre a Roma si raggiungono livelli oltre il 40%.

A Bergamo Uniacque ha ereditato questo importante patrimonio nel quale c’è una visione che fa leva sulla valorizzazione di questa risorsa strategica e un sistema continuo di controllo e monitoraggio. Investimenti come quelli in ricerca e sviluppo, oppure nella speleologia, sono attività che non si vedono ma che permettono, nell’eventualità, di evitare di cadere nell’emergenza, senza prima passare attraverso vari livelli di attenzione».

Francesco Cocca

Settembre 2017

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