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L di lavoro. L di vita

L di lavoro. L di vita

Ripensare al nostro lavoro significa rivedere tutta la nostra esistenza perché spesso costituisce la maggior parte del tempo della nostra vita

Tutte le cose hanno un inizio e una fine. La vita è una di queste. Il suo vestito è il tempo e questo tempo, nella maggior parte dei casi, si riempie del lavoro che svolgiamo.

Ogni mattina, al levar del sole, tra un respiro e un sorso di caffè, ci accorgiamo di come molte ore delle nostre giornate saranno quelle lavorative: ore che useremo per fare ciò che amiamo o, al contrario, dedicate a ciò che non ci appartiene. Il tempo è una grande responsabilità, la maggiore in un’intera esistenza.

Può essere un nemico che può rattristarci o, con la giusta presa, concedersi come il migliore fra gli alleati. Il nostro lavoro è il nostro tempo: che sia questa la dimensione che dobbiamo ripensare per una vita felice?

La professione di formatore e coach consiste anche nell’aiutare le persone nel loro lavoro. Prenderne più coscienza, cambiarlo, andarne alla ricerca e, perché no, all’occorrenza inventarselo. Non mi piace spiegare agli altri che scelte devono fare, tantomeno dare loro consigli; penso sia più utile condurli alle soglie della loro coscienza, del loro cuore e delle loro intelligenze.

Farli sporgere oltre, e da lì osservare come sarebbe la loro vita se seguissero ciò che amano davvero.

La vera rivoluzione oggi sta nel sovvertire quella spinta che proiettandoci eccessivamente verso il denaro ci allontana dalla capacità di sognare. Si osserva una netta spaccatura fra il residuo della rincorsa alla carriera e il tentativo di ridimensionare le ore spese nelle proprie attività a favore della famiglia, delle passioni e del tempo libero.

Ricorre la volontà di fare ciò che desideriamo, anche a discapito di qualche soldo o di quella sicurezza che forse sta ottenebrando il valore di un tempo che, pur assegnatoci, non ha una scadenza precisa.

Il contrasto è forte, tra la crisi economica e le evidenti difficoltà che, pur da comprendere e rispettare, non devono consolidarsi nella filosofia dell’accontentarsi, del mettere a tacere i propri sogni perché essi paiono essere un orpello per pochi eletti.

Ripensare al lavoro significa anche inevitabilmente ricondurci alle soglie della sostenibilità. La società consumistica nella quale viviamo porta ad acquistare e buttare, prendere e disperdere, gli sprechi sono tanti e questo lo sappiamo.

Le cose che compriamo però non si acquistano con i soldi, ma con il tempo che usiamo per guadagnarli. Il tempo è la vera moneta con cui le cose si comprano.

Purtroppo però quei soldi poi non possono comprare il tempo, proprio quel tempo che rischiamo di perdere, se mal utilizzato, quando quei soldi li stiamo guadagnando. Si parla di sostenibilità nei confronti dell’ambiente, delle imprese, della nostra psicologia, ma si può affiancare questa parola al tempo e di conseguenza al lavoro che svolgiamo.

Ricordiamoci sempre che il tempo non è una risorsa inesauribile, per questo è un bene che va preservato e valorizzato il più possibile, perché il tempo, quando è passato, non torna più.

Alessandro Fortis, Formatore e fondatore dell’équipe TheClew

 

Lavoro

Il termine lavoro deriva dal latino labor che significa fatica. Andando a ritroso, arriviamo alla radice sanscrita labh- che significa afferrare, orientare la volontà. Con tale parola si designa l’applicazione di un’energia (umana, animale o meccanica) volta al conseguimento di un fine predeterminato.

Tale attività produttiva, che implica per l’uomo il dispendio di energie fisiche e intellettuali, è orientata a scopi precisi e in generale a procurarsi beni essenziali per vivere oppure altri tipi di beni. Ogni società necessità del lavoro dei suoi componenti per svilupparsi e progredire.

Nella psicologia il lavoro è una dimensione fondamentale dell’essere umano: essere in sintonia con quello che facciamo risulta una forte predisposizione verso la nostra salute mentale e il nostro sviluppo personale.  

Febbraio 2017

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