Tra tutela dei territori, sostenibilità e riscoperta delle identità locali. Il turismo rurale non è più un fenomeno di nicchia: +74% in Italia
Turismo che salva o turismo che condanna? Il dubbio assilla con sempre maggiore frequenza operatori e territori, soprattutto da quando il turismo si è affermato a tutti gli effetti come un settore potenzialmente trainante per città, territori e paesi. Cresce infatti il numero di persone che si spostano ogni anno, le tratte “tradizionali” si aprono a esplorazioni sempre più ampie di borghi e realtà fino a poco tempo fa assolutamente marginali e aumenta la quantità di gente a caccia di bellezza, tipicità, sapori ancora legati alla terra e alle tradizioni.
Tutto questo però ha ricadute economiche, culturali e sociali non sempre positive: la crescita turistica porta infatti con sé anche una crescente fragilità per aree urbane e naturalistiche, un progressivo snaturamento di consuetudini e tradizioni radicate, un aumento spropositato di prezzi e un conseguente smembramento di comunità per far spazio al visitatore mordi e fuggi.
Questo quesito – turismo come risorsa o turismo come problema? - ha tuttavia portato alla nascita e allo sviluppo di fenomeni nuovi. Sono formule che tentano di percorrere nuove strade e di conciliare il turismo con la valorizzazione dei territori, il desiderio di viaggiare e spostarsi con le necessità di salvaguardare patrimoni materiali e immateriali di grande valore e che rischierebbero altrimenti di essere travolti e dimenticati. Il turismo rurale si inserisce in questo filone e va a rispondere alla crescente ricerca di autenticità, sostenibilità e vicinanza con un mondo – quello rurale, appunto – affascinante ma sconosciuto per ampie fette della popolazione. E aiuta non solo chi vuole scoprirlo ma anche e soprattutto chi cerca di salvaguardarne la ricchezza e la fragilità.
Territorio, sostenibilità, identità
Le parole d'ordine delle pratiche di turismo rurale sono sostanzialmente due: territorio e sostenibilità. Con “turismo rurale” si intendono infatti le varie forme di turismo direttamente connesse alle risorse territoriali e che trovano nella cultura rurale la loro componente principale. Non si tratta quindi soltanto di un turismo verso le aree rurali, ma di un vero e proprio modus viaggiandi slow e a basso impatto, che comprende la fruizione di un territorio a tutto tondo: agricoltura e prodotti tipici, tradizioni locali e artigianato, patrimoni culturali e artistici. Ma anche condivisione, circolarità, recupero e valorizzazione di antiche pratiche, e in tutto e per tutto un'attenzione all'ambiente, alle pratiche sostenibili e al dato ecologico.
Attenzione però a non confondere gli agriturismi con il turismo rurale nel suo insieme. Sebbene infatti le attività agrituristiche rientrino tra le esperienze di turismo rurale, esse ne rappresentano soltanto una parte. Con “agriturismo” si intendono infatti la ricezione e l'ospitalità offerte nell'azienda agricola a fianco e in complemento con le attività di coltivazione, silvicoltura e allevamento, che comunque devono rimanere principali. Il turismo rurale è invece costituito da quel complesso di attività di ricezione, ristorazione, organizzazione del tempo libero e di prestazione di servizi finalizzati alla fruizione turistica dei beni naturalistici, ambientali e culturali del territorio rurale extraurbano.
Largo agli agriturismi, quindi, ma non solo: sono pratiche di turismo rurale le fattorie didattiche, le esperienze sul campo in piccole aziende agricole biologiche familiari, gli ostelli di campagna, gli ecovillaggi con attività agricole, le esperienze di wwoofing. In altre parole, tutto ciò che mette al centro i territori e le comunità, ma senza snaturarle, offrendo di pari passo a turisti e viaggiatori esperienze genuine, possibilità di scoprire o riscoprire identità e tradizioni e vivere a pieno l'ambiente naturale.
Da nicchia a trend
Secondo quanto emerge dal primo rapporto nazionale dell'Osservatorio Turismo Rurale - curato da SL&A Turismo e Territorio e presentato lo scorso ottobre 2018 a UmbriaFiere in occasione della seconda edizione del salone del Turismo Rurale Eco Natura - il turismo rurale risponde a una serie di esigenze sempre più diffuse: è garanzia di esperienza vera e autentica (ricercata dal 70% dei viaggiatori), consente anche di calarsi pienamente nella cultura tradizionale delle piccole realtà locali (così la pensa il 52% degli intervistati) e di scoprire i prodotti dell'enogastronomia locale (35%).
Basta guardare ai dati degli anni scorsi per rendersi conto di quanto la percezione corrisponda effettivamente alla realtà: secondo i dati del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo relativi al 2017, è stato registrato un +74% di presenze nelle aree rurali, crescita sostenuta dall'aumento di forme di turismo sostenibile e alternativo come la frequentazione dei cammini (con un incremento stimato tra il 10 e il 20%) o i viaggi su treni storici lungo tratte ferroviarie non più servite dal servizio di trasporto pubblico locale (+20% negli ultimi tre anni). Crescono inoltre anche le presenze in agriturismo, soprattutto per quanto riguarda turisti stranieri, tedeschi e americani in primis.
Nell'estate 2017 sono stati oltre 7 milioni i pernottamenti in agriturismo (+8% rispetto all'anno precedente), con un'impennata decisiva per quelle strutture che hanno saputo legare alla campagna le escursioni, il cicloturismo, le esperienze e il cibo genuino.
Alcuni esempi di turismo rurale
Lo sviluppo di pratiche di turismo rurale da un capo all'altro della penisola ha contribuito a diffondere una maggiore consapevolezza delle opportunità di sviluppo offerto da un uso sostenibile e integrato delle risorse locali, ma anche a recuperare patrimoni che rischiavano di scomparire (si pensi alle produzioni agroalimentari tradizionali) o di degradarsi (come nel caso dell'architettura antica rurale). Non solo: ha aiutato anche a riqualificare molti territori, introdurre servizi e infrastrutture e rafforzare l'identità locale.
La malleabilità stessa della definizione di “turismo rurale” ha permesso così di declinarlo in tutta una serie di pratiche spesso diverse tra loro, sebbene accomunate dai medesimi principi. Alcuni esempi? Si pensi alle fattorie didattiche, strutture agricole predisposte ad accogliere gruppi di scolaresche e avvicinare così i più piccoli alla conoscenza e al rispetto degli animali e del mondo agricolo; ma si pensi anche al birdwatching, forma di turismo sostenibile e rurale che porta a immergersi nella natura e a rispettarne i ritmi per poter ammirare la fauna locale.
La forma forse più conosciuta di turismo rurale è il trekking, che sta vivendo una fase di grande espansione grazie alla valorizzazione degli antichi cammini di pellegrinaggio (come la Via Francigena, i cammini francescani o le vie del sale), che portano con sé anche una riscoperta di borghi e paesaggi sconosciuti al turismo di massa. E poi equiturismo, cicloturismo, turismo enogastronomico, ma anche visite parchi naturali e riserve e percorsi agricoli nelle piccole aziende ecobio.
Infine, una formula di turismo rurale particolarmente apprezzata all'estero e che pian piano si sta sviluppando anche in Italia è quella offerta da Wwoof (World-Wide Opportunities on Organic Farms), organizzazione attiva come punto di incontro tra fattorie biologiche di tutto il mondo che offrono ai turisti la possibilità di avere vitto e alloggio gratis in cambio di un aiuto all'interno dell'azienda.
Erica Balduzzi
Il 2019 è l'anno del turismo lento
Dopo l'anno nazionale dei cammini, l'anno nazionale dei borghi e l'anno nazionale del cibo italiano, il 2019 sarà in Italia l'anno del turismo lento, dedicato a chi vuole conoscere il nostro paese in modalità slow. Secondo l'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Uncem), protagoniste saranno soprattutto le montagne, le comunità montane e i paesi interni meno conosciuti dal turismo internazionale e tuttavia capaci di proporre esperienze di viaggio alternative, innovative e in chiave sostenibile. La necessità di un turismo slow va di pari passo con la possibilità di creare circuiti di grande bellezza e di valorizzare così le peculiarità del territorio italiano in tutte le sue forme.