Anche Coldiretti schierata senza riserve contro l’accordo di libero scambio che se approvato danneggerebbe l’agricoltura italiana
«Sarebbe un autogol perché consentirebbe di fatto di occultare l’origine dei prodotti, specie agricoli: una direzione opposta a quella che lo stesso governo italiano sta da tempo perseguendo», questo il commento del presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio, che insieme a tutta Coldiretti nazionale e insieme a molte associazioni italiane stanno contrastando l’approvazione del Ceta, l’accordo economico e commerciale che si pone come obiettivo la progressiva liberalizzazione degli scambi tra Unione Europea e Canada. Il Ceta ha avuto il via libera dall’Unione Europea il 15 febbraio scorso e ora deve esser approvato dagli stati membri. In questi giorni in Italia è in corso di approvazione la legge di ratifica di tale accordo.
«A fronte dei presunti benefici attesi, il trattato non solo segue la strada sbagliata di un’indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi, ma, per la prima volta nella storia dell’Unione, accorda a livello internazionale il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti più tipici: dall’Asiago al Gorgonzola fino alla Fontina e ai prosciutti di Parma, San Daniele e Toscano fino al Parmesan – continua la nota di Coldiretti -. Altro fatto gravissimo, il Ceta spalanca le porte all’invasione di grano duro trattato in preraccolta con il glifosato, vietato in Italia perché sospettato di essere cancerogeno, oltre a favorire l’arrivo di ingenti quantitativi di carne a dazio zero da un Paese dove è possibile utilizzare ormoni negli allevamenti, a differenza di quanto avviene in Italia».
Come chiarisce Brivio, prodotti canadesi (o internazionali, mascherati da canadesi) verrebbero messi in competizione con prodotti realizzati con standard produttivi diversi, come quelli italiani che richiedono una certa rigorosità: per esempio verrebbe eliminato il dazio sul grano duro che rappresenta una barriera a quelle produzioni dove è consentito l’utilizzo del glifosato in preraccolta.
«Sintomatico a questo proposito – specifica Alberto Brivio – che il Canada abbia già protestato rispetto alla possibile introduzione nell’etichetta dell’origine del grano per la pasta». La combinazione del principio della fabbricazione sufficiente con il criterio del codice doganale contribuisce di fatto a occultare l’origine del prodotto, in quanto diventa sufficiente indicare solo dove avviene l’ultimo passaggio di lavorazione.
«Una direzione opposta rispetto al successo appena raggiunto introducendo l’obbligo di inserire in etichetta sul latte confezionato in Italia, la reale provenienza di latte 100% italiano, una condizione spesso raggirata confezionando in Italia latte proveniente dall’estero».
L’appello di Coldiretti in coalizione con altri portatori di interesse si concretizza in un’azione tesa a informare e sensibilizzare il Governo e i Parlamentari italiani, chiedendo loro di non votare a favore della ratifica dell’Accordo e di impedirne l’entrata in vigore anche in via provvisoria, nella direzione di ragioni improntate alla democrazia economica e alla salvaguardia dei diritti dei consumatori e delle imprese. Da sottolineare infine che oltre agli interessi di natura economica, si tratta di una battaglia che ha anche motivazioni di natura valoriale, legate al bene comune.
All’entrata in vigore dell’accordo, infatti, la cooperazione regolamentare determinerà la graduale eliminazione delle regole che, nei diversi settori della sanità pubblica, della sicurezza degli alimenti, della protezione dei consumatori e dell’ambiente possono essere ritenuti di “ostacolo” alla libertà del commercio, venendo meno la priorità assegnata dalla nostra tradizione culturale all’interesse pubblico e generale rispetto all’interesse economico individuale.