Ci hanno da sempre raccontato che Biancaneve è stata tratta in inganno dalla strega cattiva che, fintasi buona vecchietta, ha proposto alla giovane una mela avvelenata, presa dal suo bel cesto di mele rosse. Come si sa, la candida e ingenua Biancaneve verrà poi salvata dal bacio del principe azzurro. Nel mondo ci sono buoni, i cattivi, ma alla fine il bene trionfa sempre.
Per fortuna ci sono le fiabe, e ci auguriamo di ascoltarle e raccontarle sempre. Ma una visione del mondo e della vita meno disincantata ci obbliga a comprendere e interpretare la realtà e i suoi personaggi in modo meno ingenuo e semplificato. E soprattutto senza dare per scontato il lieto fine.
Il vertice dei 7 Grandi paesi riunito a Bergamo per discutere di cibo e agricoltura ha offerto negli scorsi mesi - e ci auguriamo anche nei prossimi - l’occasione di confrontare tante opinioni diverse su come porsi di fronte a una realtà agricola e alimentare che non è più la bella fiaba del contadino che lavora la sua terra e produce solo buoni frutti, ma è diventata un sistema enorme e complesso con logiche globali - non sempre negative - ma sicuramente tanto sfuggenti e poco chiare da consentire ampio gioco a chi di cibo e agricoltura si interessa solo per scopi di potere economico e finanziario, noncurante dei prodotti, dell’ambiente e della salute delle persone.
Poche e potenti multinazionali (brutte e cattive) controllano il sistema agroalimentare mondiale e una cittadinanza (candida e ingenua) fatta da una moltitudine di consumatori acquista quotidianamente una quantità enorme di mele, cibo e bevande, non distinguendo le mele avvelenate dalle altre, presenti entrambe nel grande cesto della piccola e grande distribuzione. In ciò fidandosi della scaltra pubblicità (la buona vecchietta) che ispira sorridente qualità e autenticità.
I sette Grandi paesi purtroppo possono diventare come i sette nani, non solo se confrontati con lo strapotere di pochi gruppi finanziari che condizionano la filiera globale dalle sementi al cibo, ma soprattutto a causa del comportamento di Biancaneve, della società, vale a dire di noi consumatori e cittadini. La politica può intervenire con efficacia solo dove e quando la società, civile e imprenditoriale, è attenta e attiva, sostiene e influenza essa stessa il corso delle buone pratiche, le alimenta e crea le condizioni perché diventino politiche pubbliche riconosciute e condivise dalle istituzioni e dalla cittadinanza.
Per attivare questo percorso occorre però che di cibo e agricoltura se ne parli in modo non solo diffuso e frequente, per intercettare l’interesse e l’attenzione dell’opinione pubblica, bensì elaborando una strategia complessiva e di lungo periodo, discussa in sedi opportune e qualificate, per trovare un virtuoso collegamento con pratiche e progetti concreti e quotidiani, spesso già presenti sui territori.
Occorre coinvolgere, in sedi e modalità definite, soprattutto a livello locale, tutti gli attori che si occupano di questi aspetti, non commettendo l’errore di frammentare le competenze in tanti settori che poi non si parlano tra loro: salute, produzione, occupazione, informazione, legalità, ambiente, commercio locale e internazionale, amministrazioni pubbliche e consumo finale. Istituire in ogni territorio delle “comunità locali del cibo e dell’agricoltura” che abbiano come obiettivo quello di riannodare il legame smarrito tra produzione e comunità di persone.
Riportare l’attuale complessità del sistema entro uno spazio di senso, di chiarezza e trasparenza degli interessi coinvolti, è un’operazione non semplice ma ormai non rinviabile. La società e le istituzioni devono farsi carico di ridefinire un sano e sostenibile equilibrio tra i tanti fenomeni che stanno minando il nostro vero benessere e il nostro intero pianeta. L’atto quotidiano di alimentarsi va riconsiderato nel suo valore di “azione”, di stile di vita e scelta consapevole di cambiamento sociale.
In questo speciale di infoSOStenibile trovate alcuni approfondimenti e analisi, trovate programmi di convegni e di percorsi organizzati da enti e attori diversi, rivolti a pubblici e sensibilità differenti. L’obiettivo è cogliere ogni occasione per conoscere diverse visioni e imparare ad ascoltarsi: è davvero possibile oggi pensare di ripartire dal cibo, ovvero dal consumo principe che accomuna tutta la nostra società, per giungere a una ridefinizione dell’intero modello economico e sociale, verso il quale ritrovarci collettivamente.
L’economia, le istituzioni e la politica non sono che il riflesso e l’espressione della sua cittadinanza, che non può solo cercare colpevoli se prima non si sveglia dal torpore fiabesco di vivere in un mondo incantato, ma in una realtà in cui il primo passo necessario è informarsi, per poi scegliere consapevolmente, ognuno con le proprie convinzioni, i propri percorsi e sensibilità. Se invece pensiamo che tutte le mele siano sempre avvelenate e che Biancaneve non potrà mai imparare di chi fidarsi e quale mela scegliere, allora attenderemo anche stavolta che passi il principe azzurro. Convinti che la colpa sarà sempre e solo della strega cattiva.
Diego Moratti