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Plastica in mare: è emergenza planetaria. Wwf Italia lancia una petizione per liberare i mari

Plastica in mare: è emergenza planetaria. Wwf Italia lancia  una petizione per liberare i mari

Ogni anno 100 milioni di tonnellate di plastica vengono dispersi in natura e di questi 8 finiscono negli oceani. Entro il 2030, con un’azione collettiva, i rifiuti plastici potrebbero essere ridotti del 57%

Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscono negli oceani, con conseguenze disastrose sulla fauna marina: 700 le specie minacciate dalla plastica - che la ingeriscono o vi rimangono intrappolate, ferite e uccise – e di esse 134 sono nel Mar Mediterraneo, sesta grande zona di accumulo di questa tipologia di scarti. Un fenomeno che richiede un’azione coordinata e un approccio comune: «Tutti i paesi sono responsabili di questa emergenza ambientale e ciascuno deve essere parte della soluzione – si legge sul sito del Wwf Italia -. Abbiamo urgente bisogno che le Nazioni Unite stringano un accordo per porre fine alla dispersione della plastica in mare entro il 2030». 

Le quattro richieste di Wwf Italia

Attualmente non esiste infatti un trattato internazionale che coordini i vari Stati in una serie di misure comuni ed efficaci contro l’inquinamento marino da plastica. Per il Wwf serve dunque un trattato globale, giuridicamente vincolante, con obblighi chiari per prevenire, controllare e ridurre questo fenomeno, facendo sì che ogni Paese crei piani d’azione nazionali per raggiungere gli scopi stabiliti in comune. Nel frattempo l’Italia può accelerare alcuni obiettivi a livello europeo.

Su change.org è stato lanciato, da Wwf Italia e dall’insegnante Debora Fabietti, l’appello - petizione “Rendiamo #plasticfree i mari d’Italia”, all’attenzione del ministro dell’Ambiente Sergio Costa e del presidente Giuseppe Conte. 

Quattro le richieste portate avanti: in primo luogo si chiede al Governo italiano di esercitare pressione sulla Commissione Europea affinché la Direttiva Europea (votata a fine ottobre 2018) che vieta dieci prodotti di plastica monouso (posate, piatti, cannucce, contenitori per alimenti e bevande) diventi effettiva, scongiurando da una parte un danno ambientale su scala europea di 22 miliardi di euro, dall’altra facendo risparmiare ai consumatori 6,5 miliardi di euro entro il 2030; come seconda richiesta l’introduzione di una cauzione sugli imballaggi di plastica monouso, con l’obiettivo del 100% di imballaggi in plastica riciclabili o riutilizzabili entro il 2030; il terzo punto riguarda il divieto dell’utilizzo di microplastiche nei beni di consumo entro il 2025, a partire dai cosmetici dal primo gennaio 2020, come stabilito dalla Legge di Bilancio 2018; infine si chiede di finanziare la ricerca delle reti da pesca “fantasma” disperse in mare, da recuperare e smaltire correttamente nelle adeguate strutture portuali. 

Più di 720 mila finora le firme raccolte: «Possiamo dire che su questo argomento i cittadini hanno superato le istituzioni: ora tocca ai governi dimostrare che hanno orecchie per sentire e il coraggio per agire», ha commentato Donatella Bianchi, presidente Wwf Italia. Diverse personalità pubbliche hanno risposto all’appello, tra cui il cantante Jovanotti, che quest’estate farà un tour di 15 tappe sulle spiagge di tutta Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema.

Il ministro Costa ha risposto alla petizione, schierandosi dalla parte del Wwf e sottolineando come il suo ministero si sia impegnato nella definizione di una proposta normativa denominata “Salvamare”, con l’obiettivo di contribuire al risanamento degli ecosistemi marini con la collaborazione dei pescatori. È importante che il nostro Paese sia capofila in questa battaglia ambientale: a dicembre ospiteremo infatti la riunione (COP21) delle parti contraenti alla Convenzione di Barcellona, che si pone come obiettivo proprio la tutela del Mediterraneo. 

Giada Frana

 

Sull'Everest una montagna di rifiuti

Troppa spazzatura sul tetto del mondo. La Cina chiude l'accesso ai turisti

I suoi quasi 9 mila metri le sono valsi il titolo di tetto del mondo, ma non sono stati sufficienti per preservare la più alta delle montagne dal male del secolo: la spazzatura. Per anni, sia le autorità cinesi che quelle nepalesi hanno cercato in vari modi di contenere l’inquinamento: è stato introdotto l’obbligo per tutti gli scalatori e i turisti di riportare a valle i propri rifiuti e agli sherpa viene dato un premio in denaro per ogni chilogrammo di spazzatura raccolto sulla montagna, mentre un deposito di 4 mila dollari viene trattenuto per ogni spedizione che prende la via della vetta e reso al ritorno solo a chi dimostra di non aver lasciato nulla per strada. 

Ma a fronte del flusso crescente di visitatori, incentivato dai viaggi low cost e dalla possibilità di raggiungere il campo base in auto, la Cina ha deciso di bloccare l'accesso agli ormai tantissimi turisti che tentando la scalata lasciano sulla loro strada un po' di tutto: tende, bombole di ossigeno, pentolame, feci e qualche volta persino cadaveri. L’accesso al campo base dal lato tibetano della montagna - a quota 5.200 metri - sarà dunque limitato solo a chi avrà ottenuto un permesso di scalata, con un limite massimo di 300 permessi annui.

Nel frattempo una squadra composta da 200 persone avrà il compito di ripulire la vetta dai rifiuti e provare a recuperare i corpi degli alpinisti che non ce l’hanno fatta. L'impresa si prospetta tutt’altro che facile: le 8 tonnellate di rifiuti raccolte la scorsa primavera con tre operazioni sono solo una minima parte di quelle ancora da recuperare, in condizioni ambientali proibitive. Ancora più difficile sarà recuperare i corpi senza vita degli alpinisti, spesso deceduti nell’ultimissima parte della scalata, oltre gli 8mila metri.

Così, mentre negli oceani si scoprono sempre nuove isole di plastica, sulle vette campeggiano montagne di rifiuti e comincia anche ad esserci un allarme per i rifiuti lasciati nello spazio. Che il destino della nostra epoca, ormai definita antropocene, sia quello di essere ricordata per i suoi rifiuti?

Arianna Corti

 
 
 
 
 
 
Aprile 2019

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