Anche se l’emergenza climatica viene a volte banalizzata o addirittura negata, capire dove sta la realtà si può
Internet, social media, radio, televisione, convegni, giornali, riviste, libri: sono davvero tanti gli strumenti a disposizione per aumentare la nostra conoscenza e rimanere aggiornati. Allora perché a volte è così complicato selezionare fonti valide, valutare la fondatezza delle informazioni ed elaborare opinioni solide evitando “reazioni di pancia”?
In effetti, l’era dell’informazione e della conoscenza presenta qualche problema. Innanzitutto troppa informazione equivale a nessuna informazione: siamo inondati da stimoli e notizie, ma non possiamo immagazzinare tutto! Per cui dobbiamo tenere presente che la mente sottoposta a sovraccarico di dati, rischia di andare in tilt. Inoltre, spesso ci manca il tempo necessario per cercare, acquisire e selezionare le informazioni e succede anche che certe fonti molto interessanti siano anche troppo specialistiche e richiedano una competenza specifica. A ciò si aggiungono “trappole” come la “distorsione cognitiva”, fenomeno studiato dalla psicologia sociale noto come “bias cognitivo”, che indica la deviazione dalla razionalità per cui i nostri processi mentali tendono a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all'evidenza, con conseguenti errori di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio.
Tre convegni un’unica emergenza
Di questo e di molto altro si è parlato durante tre occasioni particolarmente stimolanti offerte sul nostro territorio. Ci riferiamo a “Art for Planet”, convegno tenutosi il 13 maggio nell’ambito del Festival della SOStenibilità, “Sprecare meno, consumare meglio”, incontro del 15 giugno organizzato dal DessBg e “Cambiare rotta - Scienza, divulgazione e scelte individuali per affrontare l'emergenza climatica”, appuntamento del 16 settembre curato dai Fridays For Future Bergamo all’interno dell’iniziativa “Imagine 2023”.
Sebbene transizione, arte, cambiamenti climatici, spreco di cibo possano sembrare argomenti distanti, sono legati tra loro più di quanto si possa immaginare.
Durante l’incontro più recente Telmo Pievani, scienziato impegnato in diversi progetti comunicazione della scienza, Willy Guasti, divulgatore che gestisce il progetto di comunicazione scientifica Zoosparkle, e Silvia Moroni, green influencer esperta di sostenibilità e cibo nota sui social per ParlaSostenibile, hanno dialogato anche sul funzionamento della comunicazione e su come portare informazioni autentiche alle persone, alzando così l’asticella della qualità del dibattito pubblico. In un mondo in cui si dice tutto e il contrario di tutto, bisogna imparare a discernere e se, come diceva Cartesio, il dubbio è l'origine della sapienza, è innegabile che esercitare il dubbio fine a se stesso non porta a niente: è semplice e sterile sospetto.
Quindi, se da una parte quest’estate qualcuno ha detto che “d’inverno fa freddo, d’estate fa caldo…” con l’intento di mettere, appunto, in dubbio il problema climatico, dall’altra parte Pievani ha ricordato che ogni settimana sulle riviste scientifiche vengono lanciati allarmi. Le due posizioni non sono per nulla sullo stesso piano. Infatti, la scienza è unanime nel dire che la situazione è “out of control”, cioè fuori controllo, non più governabile: è ormai certo che non c'è più alcuna possibilità di rimanere sotto il grado e mezzo di aumento della temperatura entro il 2030 e, anche se riusciremo ad agire velocemente portando a termine tutti gli obiettivi che l’umanità si è data, non si può più fermare il processo. Se ce la faremo, gli effetti positivi arriveranno solo nella seconda metà del secolo. Il problema è già qui e ora: Willy Guasti, esperto del mondo animale, ha evidenziato come la fauna da anni ne risenta pesantemente, anche con conseguenze molto evidenti come ad esempio lo sbiancamento dei coralli della barriera corallina.
Dello stesso tenore l’intervento del ricercatore Mario Tozzi che, con l’artista internazionale Andreco, ha partecipato al Festival di maggio a Bergamo. Anche il noto divulgatore ha ribadito che gli scienziati sono ormai tutti concordi riguardo alla questione climatica e ha addirittura dichiarato che si rifiuta ormai di partecipare a dibattiti in cui sono invitati anche scettici e negazionisti climatici, perché non è corretto dare a mere opinioni infondate lo stesso spazio concesso a studi supportati da pubblicazioni verificate e confermate dalla vasta comunità scientifica da anni.
La comunicazione deve essere trasparente e completa in modo che, se ci scandalizziamo perché alcune persone hanno messo colorante nero (lavabile) nella fontana della “Barcaccia” in piazza di Spagna, non possiamo non rilevare che é da anni che la stessa fontana, e non solo quel monumento, si sta “colorando” a causa dello smog e degli agenti inquinanti, ben più difficili da rimuovere. Questa ipocrisia di fondo non è stata resa evidente solamente da Mario Tozzi, anche i relatori degli altri incontri ne hanno fatto menzione. Fabio Ciconte, scrittore ed esperto di agricoltura e filiere alimentari, ospite dell’incontro sullo spreco alimentare, ha infatti parlato di grande ipocrisia riferendosi al rischio alimentare paventato con lo scoppio della guerra in Ucraina, dovuto ai cereali rimasti bloccati in più di 1000 navi. Nonostante si fosse addirittura parlato di una possibile carestia, dopo lo sblocco delle navi meno del 3% dei cereali è arrivato nell’Africa subsahariana ed è stato utilizzato per le popolazioni. Il resto, il 97%, purtroppo non ha sfamato nessuna persona ma ha soddisfatto il bisogno alimentare degli allevamenti intensivi dei paesi produttori di carne, che alimentano di conseguenza solo le popolazioni più benestanti. E sempre di ipocrisia si tratta quando i prodotti agricoli “imperfetti” non adatti agli scaffali dei supermercati, vengono rifiutati e mandati al macero causando un danno agli agricoltori, che però sono sempre più in difficoltà a garantire il bell’aspetto di frutta e verdura a causa di eventi come grandine, siccità o inondazioni com’è successo in Emilia Romagna. Oltre al danno causato dal surriscaldamento climatico, anche la beffa di leggi di mercato che escludono i loro prodotti, seppur di qualità.
Platee diverse, istanze comuni
Un altro tema emerso dai tutti e tre i convegni è stato il problema di come fare arrivare un’informazione sicura e genuina a un pubblico numeroso e variegato, non solo alle persone già sensibili a questi temi. Sicuramente usare linguaggi e modi comunicativi diversi è utile per raggiungere una platea più ampia. Accoglienza e comunicazione inclusiva verso chi si pone in modo ostile è la strategia di Silvia Moroni che, lavorando tramite i social, riesce a dialogare anche con un pubblico a volte critico e lontano dai temi legati alla sostenibilità. L’artista Andrea Conte, invece, considera l’arte un linguaggio capace di coinvolgere, far emergere punti di vista “altri” e inaspettati, che possono colpire e stimolare le coscienze. Nelle sue opere artistiche, che sono influenzate dalla scienza e dalla filosofia, anche la natura e i suoi processi hanno un ruolo da protagonista e inoltre sono frutto di percorsi partecipativi di gruppi di ricerca formati da soggetti diversi come istituzioni, società civile, scienziati, attivisti, che si pongono in dialogo.
Numerose anche le azioni virtuose emerse, le iniziative culturali e sociali che tante persone consapevoli e impegnate portano avanti. Diverse sono le basi di partenza e diverso era il pubblico presente agli incontri, ma gli intenti e la visione sono simili. L’augurio è che l’urgenza di questo momento storico favorisca l’unione delle forze per fare massa critica e, finalmente, innescare l’energia positiva, necessaria al cambiamento di cui abbiamo bisogno.
Simonetta Rinaldi