Due esposizioni per raccontare come l’artista rivoluzionò il modo di fare scultura
Il confronto con Thorvaldsen
Nell’elegante cornice delle Gallerie D’Italia, le opere di Antonio Canova sono messe a confronto con quelle di un altro scultore di egual fama nella sua epoca, il danese Bertel Thorvaldsen. Tra fine '700 e inizio '800 il mondo artistico ritrovò l’amore per l’antica bellezza dell’arte statuaria mediterranea anche grazie a Antonio Canova, che rivoluzionò il modo di far scultura.
L’intuizione che lo portò a perfezionare il suo metodo di lavoro arrivò osservando le statue antiche e i metodi che i restauratori utilizzavano al tempo per integrarne le parti mancanti. Canova e Thorvaldsen aprirono i loro grandi studi nel centro di Roma: grazie a due dipinti esposti in mostra, che raffigurano i laboratori degli artisti, è possibile comprendere come avveniva il loro lavoro, ma non solo. I laboratori infatti fungevano anche da atelier per la promozione della propria immagine.
Colleghi e rivali, Canova e Thorvaldsen seppero coniugare la loro sensibilità artistica con una sagace abilità auto-celebrativa permettendo a visitatori e viaggiatori della Roma del tempo di entrare nei loro studi e ammirare le loro opere, spesso ottenevano infatti altre commissioni. I due maestri erano infallibili anche per quanto riguarda la gestione e l’organizzazione della bottega: entrambi si circondarono di ottimi collaboratori che lavoravano assiduamente sui loro progetti, tenendo per sé il “tocco finale”.
La mostra alla Gallerie d’Italia ci fa immergere nel vivace e arduo lavoro dei maestri e dei loro seguaci, evidenziandone affinità e differenze. I personaggi scolpiti da Canova sembrano fatti di carne viva, sono sensuali e restituiscono una percezione calda della materia. Le sue Tre Grazie paiono danzare mentre quelle di Thorvaldsen, fedele all’essenza fredda del marmo, sembrano incastonate nella loro eterna statica bellezza. Canova e Thorvaldsen furono celebrati in patria e all’estero e soprannominati i “moderni Fidia”, dal nome del famoso scultore e architetto dell’antica Atene.
Una scrupolosa ricerca dell’armonia
Gli ambienti neoclassici della Galleria d’Arte Moderna, ricchi di specchi, riflessi e decorazioni, fanno da sfondo alle “teste ideali” di Canova. Durante gli ultimi dodici anni di attività, Antonio Canova si dedicò alla lavorazione di una serie di teste in marmo che fu lui stesso a battezzare “ideali”.
L’allestimento della mostra è stato fatto recuperando le indicazioni canoviane sull’esposizione dei suoi marmi. Le teste ideali del Canova non rappresentano personaggi reali, ma idealizzazioni dell’immagine femminile.
Cercando l’equilibrio perfetto, Canova analizzò le infinite variazioni della bellezza femminile, minime differenze nelle acconciature, nelle espressioni, nella resa virtuosistica del marmo. I suoi volti giunsero a una progressiva semplificazione formale. La più famosa delle effigi è la Vestale. Realizzata tra il 1818 e il 1819, la Vestale fu replicata in tre marmi che per la prima volta si trovano riuniti in occasione della mostra alla Galleria d’Arte Moderna.
Cristina Cireddu
Mostre in Lombardia ... e non solo
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